La battaglia dei treni dell'Alta velocità tra Ntv e Ferrovie
Tiburtina e Ostiense. La denuncia della nuova società con una pagina di pubblicità. La replica: ci tuteleremo
Roma, 10 luglio 2012 – Scontro aperto tra Luca Cordero di Montezemolo e Mauro Moretti sui terminal dell'Alta velocità nella Capitale. Ad aprire il confronto, la pagina acquistata ieri da Nuovo trasporto viaggiatori (Ntv), la società che fa capo al presidente della Ferrari e a Diego Della Valle, sui principali quotidiani. Una lettera aperta al presidente del Consiglio Mario Monti che è un atto di accusa sulle stazioni Tiburtina e Ostiense. Abbandonata e non valorizzata da un adeguato numero di treni la prima, nonostante le inaugurazioni e le promesse di trasformarla da semplice snodo ferroviario di Roma Est a grande polo di attrazione per i viaggiatori (negozi, ristorazione spazi espositivi); la seconda teatro invece di una penalizzazione a mezzo «gabbia» di separazione ai danni dei treni Italo della Ntv, ai quali si arriva solo attraverso un percorso poco comodo e insicuro. La società concorrente delle Ferrovie dello Stato per l'Alta velocità lamenta, nei due terminal che ha eletto a sua base operativa, scelte con le quali «l'Italia mortifica crescita, concorrenza e viaggiatori». «Due cartoline emblematiche» le definisce la lettera, «che avrebbero chiesto il pronto, immediato intervento di un governo attento alle ragioni della crescita».
Fin qui l'accusa. Alla quale è seguita la replica delle Fs di Mauro Moretti, che minaccia azioni legali per difendere la propria immagine. «Strumentalizzazioni», le definisce Michele Mario Elia, amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (la società che all'interno del gruppo Fs gestisce le infrastrutture). «Innanzitutto su Tiburtina, tutt'altro che abbandonata, ma anzi valorizzata da una politica societaria che, come in altri casi, ha trasformato aree ormai in disuso, attraverso la cessione dei diritti di edificazione con la formula del project financing». Un'operazione, rimarca Elia, che non è stata a carico dei contribuenti: «È falso che la parte commerciale sia costata 300 milioni di euro. Ne sono stati spesi 140 attraverso la vendita a soggetti come Bnl-Bnp». Poi la parte sugli spazi commerciali ancora disabitati, che seguono un percorso indipendente dalle inaugurazioni «vere». Per assegnare questi spazi, in tempi definiti «tecnici» da Fs, è stato individuato il gestore Grandi stazioni che in questi giorni sta entrando nel pieno delle sue funzioni. «Strumentale» anche la polemica sulla gabbia a Ostiense, perché la separazione era prevista per legge al momento della cessione ai privati.
Ad oggi la stazione Tiburtina è un cantiere ancora aperto e poco frequentato. Lontano dai 140 mila passeggeri quotidiani previsti a regime (Fs oggi ne dichiara 90mila) e lontano anche dall'essere un riferimento per gli abitanti della zona. Alcuni binari sono ancora chiusi dopo l'incendio della scorsa estate. Per l'intera area passeggeri c'è un solo bar, nella piazzetta interna, che non sembra attrezzato ad accogliere clientele numerose. I telefoni pubblici non funzionano, il corridoio di collegamento alla metropolitana è buio e spoglio. Sul livello superiore, gli unici presidi sono i punti informativi di Ntv e Frecciarossa, dove gli addetti al pubblico hanno molto tempo per annoiarsi. Le ruspe ancora lavorano alla rampa di servizio per ambulanze, Polfer e scarico merci. L'intera struttura dà l'impressione di quei palazzi nuovi in attesa di essere abitati, ma che nel frattempo si riempiono di polvere. L'architetto e progettista della Nuova Tiburtina, Paolo Desideri, si dice «il primo a vedere con dolore» che «non funziona come dovrebbe». Le opere compensative per il quartiere (aree verdi, parcheggi, adeguati percorsi pedonali), previste nell'accordo di programma, non sono neanche in cantiere. «La stazione così com'è è un moloch inutilizzato, che rischia di trasformarsi in area degradata», denuncia il presidente del III municipio, Dario Marcucci. «Rispetteremo i nostri impegni quando il mercato ci darà l'occasione per vendere e non svendere queste aree, che è anche nostro interesse valorizzare», ribatte Federico Fabretti, direttore della comunicazione per Fs. Stesso discorso per il trasferimento dei treni ad Alta velocità da Termini: «Un'esigenza che la nostra clientela non ha manifestato». La stazione ha poco appeal e l'80 per cento di chi vi transita sono ancora i vecchi pendolari, che di tempo per i negozi non ne avrebbero comunque. Dal 14 luglio Ntv porterà da 30 a 34 i convogli di Italo, nella speranza che qualcosa cambi.