La distribuzione urbana delle merci a un punto di svolta
Cresce l'attenzione. Ma crescono anche le criticità
Roma, 26 novembre 2013 - C’è fermento nel mondo della “distribuzione urbana merci”. Che è parte fondamentale dell’universo della logistica urbana. A leggere la stampa specializzata delle ultime settimane, è un continuo rincorrersi di idee, proposte, sperimentazioni, simulazioni. Una Società italiana, per esempio, ha concepito un sistema di raccolta merci direttamente da ferrovia, superando la logica dei magazzini ferroviari e del carro chiuso. In pratica, il pianale ferroviario sarebbe predisposto per viaggiare, anziché con il “classico” container, con una serie di microcasse quasi cubiche, agevolmente trasferibili su furgoni da 35 quintali, magari elettrici. Evidenti i vantaggi: essendo sufficiente uno spazio di 10 metri per le manovre di trasbordo, quest’ultimo potrebbe effettuarsi, addirittura, nelle stazioni centrali, in orario notturno. Insomma, quella che tecnicamente si chiama “rottura di carico” avverrebbe tranquillamente fuori città: nei grandi spazi degli interporti ferroviari. Dopodiché, la merce entrerebbe in città sempre in modalità ferroviaria. Evitando del tutto il ricorso agli autoveicoli pesanti; e facilitando le consegne al cliente finale nelle primissime ore del mattino, aspetto importante soprattutto nell’ottica dell’e-commerce.
Non mancano proiezioni sull’ipotetico miglioramento del traffico cittadino che si otterrebbe adibendo a trasporto merci, anziché a trasporto passeggeri, un vagone di ciascuna metropolitana. I risultati sembrano incoraggianti. Il progetto Cyclelogistics, promosso dall’Unione Europea, si spinge ancora più in là: atteso che il 51% dei trasporti merce in ambito urbano non supera i 7 km di distanza, e non va oltre i 200 chili di merce, è realistico immaginare che un potenziale del 25% di tutti i viaggi effettuati, oggi, con (quasi vuoti) veicoli a motore passi alla cosiddetta “cargo bike”, eventualmente a pedalata assistita. Generando enormi benefici, in termini ambientali e di salute collettiva.
Tutta questa attenzione creativa, evidentemente, non può dirsi casuale: indica che, alla base, c’è un problema serio. Un’esigenza pressante. La congestione dei centri urbani, nella quale hanno un peso notevole i veicoli commerciali, ha ormai raggiunto livelli insostenibili: per la salubrità dell’aria che respiriamo, prima ancora che per la qualità della mobilità. Con un’aggravante: che la quota di traffico imputabile a detti veicoli è, nonostante la crisi, in netta crescita. Perché l’evoluzione stessa del sistema economico richiede un progressivo aumento della frequenza delle consegne, con riduzione dei quantitativi. Ci mette del suo pure la demografia, che indica, anche per l’Italia, un inesorabile aumento della popolazione urbana da qui al 2050. La situazione fattuale, allora, appare in tutta la sua gravità: efficientare la distribuzione urbana merci è un imperativo che la politica dovrebbe, davvero, porre tra le priorità.
Un approccio concettuale soddisfacente nell’analisi del complesso fenomeno della distribuzione urbana merci porta a individuare, alla base, tre “pilastri”. Sono tre fattori che occorre tenere presenti, per implementare azioni volte a ottenere l’efficientamento auspicato. Li elenchiamo di seguito: i modelli di business delle imprese, spesso da ripensare; le caratteristiche tecniche dei veicoli, a partire dalla loro efficienza energetica e dal loro potenziale inquinante; la disciplina di settore (norme, incentivi, sanzioni). Se i primi due pilastri sono condizionati dalla disponibilità di risorse/investimenti, e dunque dalla congiuntura, il terzo è totalmente “regolativo”. Dunque: “a costo zero”, come già segnalava la Consulta Generale per l’Autotrasporto e la Logistica nelle sue ultime indicazioni prima della soppressione. Modernizzare, razionalizzare e, possibilmente, uniformare le modalità di fruizione di quei delicatissimi spazi pubblici che sono le strade, e le strade dei centri cittadini in modo speciale, è un’operazione senz’altro strategica. Al riguardo, la riscrittura dell’attuale Codice della Strada, prevista, a quanto si apprende, per il 2014, è un’occasione da non perdere.