Le «due ruote» sperano nella mobilità sostenibile
Assemblea Ancma. Nel 2012 le vendite di bici a -8,2% e moto a -21,8%
Milano, 19 giugno 2013 – Certo, la situazione del mercato conferma che è in atto una crisi, indubbiamente profonda, che sta cambiando la fisionomia di un settore che non vive certo le stesse dinamiche di 15-20 anni fa. Ma i produttori di biciclette, motocicli e accessori di Confindustria Ancma, riunitisi ieri a Milano in assemblea, sanno che la crisi non deve essere subita, ma deve diventare invece lo spunto per saper cambiare e affrontare con nuova vivacità il mercato.
Se si guardano i freddi numeri la situazione delle due ruote a motore o a pedali è tutt'altro che rosea. Complessivamente, infatti, il mercato delle due ruote a motore si è fermato nel 2012 a 255.269 veicoli immatricolati, con un calo del 21,8% rispetto all'anno precedente. Calo che addirittura ha toccato il 31,7% peri "cinquantini". E i dati riguardanti i primi cinque mesi di quest'anno non indicano affatto una inversione di tendenza:le vendite si sono fermate infatti, da gennaio a tutto maggio, a quota 85.127, con un calo rispetto allo stesso periodo del 2012 del 27,3%. Numeri negativi che si confermano anche nel settori degli accessori: per esempio per i caschi il sell-in del 2012 è stato di 1.533.317 pezzi, con un calo del 14,7% rispetto al 2011; il fatturato delle aziende produttrici si è fermato a poco più di 122 milioni di euro, anche questo in calo (-9,4%) rispetto al 2011, e i primi cinque mesi di quest'anno segnano un calo in volumi del 15,5%. E il trend negativo è confermato anche nel mercato delle due ruote a pedale: la produzione di bici nel 2012 è stata infatti di 2.190.075 pezzi, -9,8% sull'anno precedente.
La tendenza negativa non deve però far dimenticare un dato di fatto. In questi annidi crisi si sta infatti verificando nella mobilità urbana uno spostamento dall'uso dell'autovettura a quello di biciclette e motocicli, che offrono dei costi di gestione più contenuti. Inoltre, l'utilizzo dei veicoli a due ruote rappresenta una soluzione al congestionamento del traffico nelle grandi metropoli: come testimonia anche una ricerca belga citata nell'assemblea di ieri, se solo il 10% degli utilizzatori degli autoveicoli passasse ai veicoli a due ruote, si avrebbe una riduzione del traffico pari al 40%.
Certo, molti problemi restano insoluti, diversi dei quali richiedono l'intervento diretto delle amministrazioni pubbliche o comunque delle autorità politiche. Come ha infatti sottolineato nel corso dell'assemblea da Corrado Capelli, presidente di Ancma, «Le nostre grida di allarme sono accompagnate da azioni, progetti ed iniziative. Stiamo continuando la nostra complicatissima battaglia sulle tariffe assicurative, eccessivamente care ed inique». Infatti, sottolineano all'Ancma, nel triennio 2007-10 l'Antitrust ha fatto notare che si sono riscontrati aumenti del 12-14% per un diciottenne che assicura un ciclomotore, e addirittura superiori al 30% per un quarantenne che assicura un motociclo. In pratica, dal 1994 (anno di liberalizzazione delle tariffe) ad oggi, Ancma testimonia che per assicurare un cinquantino o uno scooter 125 in molte città del centro sud, si deve spendere una cifra che tocca anche il 60% del prezzo del veicolo nuovo.
Capelli ha sottolineato che a questo proposito «a maggio c'è stato un incontro con l'Antitrust su questo tema, in particolare sul nostro supporto alle proposte finalizzate al contenimento dei costi assicurativi: tariffa unica peri risarcimenti, officine convenzionate per le riparazioni dei danni, emergency call box per evitare il fenomeno delle truffe. Con l'Autorità condividiamo le medesime posizioni».
Un altro discorso che va affrontato è quello della sicurezza e delle infrastrutture. Come ben sanno tutti coloro che usano un mezzo a due ruote nel traffico urbano, e come testimonia una indagine Fondazione Luigi Guccione/Ipr Marketing, infatti, gli utilizzatori di motoveicoli e biciclette, nelle grandi città italiane, non si percepiscono sufficientemente "protetti". Su questo tema, c'è ancora tanto lavoro da fare. Molto spesso le soluzioni non hanno costi affatto proibitivi: studi internazionali citati in assemblea hanno per esempio dimostrati che investimenti nella ciclabilità di un euro restituiscono al territorio un valore che oscilla tra i 4 e i 5 euro.