L'efficienza logistica di un Paese non passa per il numero di città con ZTL
Interessante studio internazionale sulla mobilità
Roma, 26 settembre 2013 - Uno studio internazionale sulla mobilità sostenibile, divulgato nei giorni scorsi, ha evidenziato, tra l’altro, che l’Italia avrebbe il primato europeo delle città munite di ZTL (zona a traffico limitato). Sono ben 103 nel Bel Paese, contro le 43 della Germania e le 14 dell’Olanda; soltanto 3, poi, in Belgio e Danimarca.
Il sito del Corriere della Sera ha dato la notizia il 16 settembre scorso e, in breve, la pagina web si è riempita di commenti dei lettori. Una parentesi: dati del genere, sostanzialmente, concordano con la specifica analisi effettuata, già nel 2011, dalla Consulta Generale per l’Autotrasporto e la Logistica, attraverso il Gruppo di lavoro “Distribuzione urbana merci”. Quest’ultimo aveva anche provato a calcolare, per l’Italia, il numero complessivo di porzioni di spazio urbano soggette a limitazioni di traffico, ossia il numero totale di ZTL: ben 194. Aveva pure impostato un database sulle relative ordinanze di accessibilità, estremamente eterogenee (per fasce orarie, categorie di veicoli interessate, eventuali tariffe, possibili esenzioni, costo di eventuali abbonamenti, ecc.).
Ma torniamo all’articolo del Corriere della Sera, e alle disparate reazioni suscitate tra i lettori on-line. Segno, comunque, di quanta sensibilità graviti intorno ai temi della mobilità. Alcuni, sottolineano la diversità strutturale fra le città italiane (quasi tutte con un centro d’impianto medievale o rinascimentale, e monumenti che devono essere protetti da vibrazioni o agenti inquinanti) e le città tedesche (quasi tutte ricostruite dopo la seconda guerra mondiale, secondo criteri di pianificazione che già tenevano ampiamente conto del fenomeno della motorizzazione di massa). Altri, sottolineano come l’istituzione di una ZTL sia soprattutto un provvedimento necessitato dalla congestione di autovetture private creatasi nei centri cittadini. Secondo questa opinione, non deve stupire che, rispetto all’Italia, presentino assai meno ZTL, sia in termini assoluti sia in termini relativi, quei Paesi che sanno fornire servizi di trasporto pubblico indubbiamente più efficienti ed affidabili.
Altri ancora, invitano a non fermarsi alle apparenze e a riflettere sui moduli di gestione del traffico urbano. E, precisamente, sulla circostanza che quasi tutte le città tedesche, anche se formalmente prive di ZTL, offrono alla cosiddetta utenza debole (pedoni, ciclisti) percorsi sicuri e inflessibilmente protetti, tali da garantire l’accessibilità di qualsivoglia punto del centro abitato; cosa che non può dirsi, evidentemente, per le realtà municipali italiane, costrette a scegliere il provvedimento più drastico (la chiusura, appunto, di una porzione del territorio ai veicoli a motore) e magari a “impazzire” con articolate elencazioni di eccezioni o deroghe, suscettibili, alla lunga, di svuotare il provvedimento stesso.
Tutte queste posizioni, bisogna ammetterlo, sono nel giusto. E raccontano, ciascuna, una parte della verità. E’ una conferma ulteriore, se mai ce ne fosse ancora bisogno, del fatto che la mobilità è davvero un “sistema” inidoneo a essere affrontato con visioni parziali o limitate. Fattori storici, economici, sociali e urbanistici interagiscono sulla stessa scena. Il risultato (del miglioramento della mobilità) è difficile da conseguire, data l’alta complessità di tali interazioni. Di certo, però, è impossibile da raggiungere senza una vera “logica di sistema”. Che dovrà essere implementata. Prima di tutto, a livello legislativo e istituzionale. E sempre che l’Ente proprietario della strada sia posto in condizione di offrire il proprio contributo di studio e analisi.