Liberalizzazioni ferrovie, Moretti: "L'Italia è il paese più liberalizzato"
Audizione alla Commissione Affari Europei del Senato

“In Francia ad esempio - ha evidenziato Moretti - non c’è nessuno tipo di liberalizzazione nazionale o regionale sul trasporto passeggeri. Come Trenitalia abbiamo cercato di entrare non solo con i treni notte, ma anche con l’Alta Velocità. Sui primi siamo entrati solo parzialmente, sui secondi non ci hanno fatto entrare: abbiamo protestato presso l’Ue - ha proseguito - e abbiamo avuto una risposta dal vice presidente Kallas, il quale ha riconosciuto che in Francia non c’è ancora un regolamento attuativo che dica ad esempio dove possiamo fermarci in un percorso fra Milano e Parigi, che è impossibile da fare senza fermate intermedie se non si vuole viaggiare con i treni vuoti”.
L’ad del Gruppo FS ha dunque rappresentato al Parlamento italiano l’esigenza di omogeneizzare le esperienze dei singoli Stati europei, perché nei Paesi che hanno aperto il settore “Non si può tornare indietro, ma tutti devono andare avanti. Si deve liberalizzare anche nei paesi che non hanno liberalizzato, se non anche a livello regionale, almeno a livello nazionale”. Moretti, che il 9 febbraio a Bruxelles, per la terza volta, è stato confermato Presidente della Comunità delle Ferrovie Europee (CER) ha poi voluto evidenziare che nei Paesi che hanno adottato una liberalizzazione senza regole anche con lo scorporo della rete, le conseguenze sono state un aumento dei costi per i cittadini e per lo Stato, e la scomparsa dell'industria ferroviaria nazionale. Parlando delle vicende che riguardano Ansaldo Sts e Ansaldo Breda (Gruppo Finmeccanica) e del rischio che il sistema Italia perda queste esperienze industriali, il top manager ha parlato della necessità di “Capire se si vuole rinunciare a una parte di industria oppure no. Personalmente - ha poi proseguito - penso sia una cosa sbagliata, perché bisogna continuare a investire nei sistemi tecnologici legati allo sviluppo delle reti”.
Parlando del problema delle conseguenze per la mobilità derivanti dalla riduzione dei treni notte, l’ad di FS Italiane ha voluto precisare che “In qualità di amministratore delle Ferrovie dello Stato Italiane ho come mandato di tenere in ordine i conti dell’Azienda. Non mi devo occupare dei problemi sociali. Noi – ha spiegato - siamo disponibili a fare anche il triplo dei treni notte. Se lo Stato ci dà i soldi noi li facciamo. E non dobbiamo neanche essere noi a dire se i treni notte servono oppure no, perché è un problema delle istituzioni dire quanti ne servono. Il problema è quante risorse ha lo Stato da destinare. Gestisco una SpA che non può essere ricapitalizzata dallo Stato”. Moretti ha sottolineato che per ripristinare il servizio dei treni notte come era in precedenza mancano all’appello 130 milioni di euro. “Lo Stato non ce li ha dati e ci ha chiesto di trovare un modo per razionalizzare il servizio.
Abbiamo fatto una proposta e l’abbiamo attuata. Per questo, se lo Stato ci dà 500 milioni, facciamo 5 volte il servizio attuale. Ma perché dobbiamo continuare a fare servizi in perdita? Bisogna smetterla col dire che l'azienda si deve indebitare, salvo che quando poi c’è da ripagare i debiti, nessuno ha i soldi”. L’ad di FS Italiane ha ricordato di aver ereditato un Gruppo con 2,115 miliardi di perdite. “Il Gruppo era fallito, nel senso che il certificatore di bilancio aveva detto che non firmava più per la continuità aziendale. Oggi capisco che forse abbiamo fatto troppo per rimettere in sesto l’azienda, ma da qui al fatto che con le poche risorse pensiamo a fare voli pindarici ne corre”. Moretti ha anche respinto le critiche di chi dice che le Ferrovie Italiane destinano risorse solo all’Alta Velocità, e non ai treni dei pendolari, dicendo che “se non avessimo le Frecce, che ricavano soldi dal mercato e mettono a disposizione qualche centinaio di milioni, noi quei servizi li avremmo chiusi e non ci sarebbe nessun altro che li terrebbe aperti”.