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Briciole di pane

Mobilità ciclopedonale in Francia, il punto della situazione

Un documento "a tutto campo" del governo di Parigi

Roma, 16 aprile 2014 - Anche la Francia si interroga su come incentivare gli spostamenti a piedi o in bicicletta (“les mobilités actives”, nella lingua di Molière). Con un dossier pubblicato un mese fa (“Plan d’actions pour les mobilités actives - PAMA. La marche et le vélo. Mercredi 5 mars 2014”), il Ministero dell’Ambiente e quello dei Trasporti fanno il punto della situazione.

Il documento, scaricabile dal sito www.ricerchetrasporti.it > Documenti > Mobilità sostenibile, si apre con un’efficace sintesi di quali siano le poste in gioco e gli esatti ruoli istituzionali. Ne traduciamo il passaggio saliente: “La mobilità si colloca nel cuore della vita di tutti i giorni e costituisce una sfida prioritaria per le politiche pubbliche. (...) L’aumento della popolazione urbana sempre più motorizzata, le crisi petrolifere, il congestionamento dei centri cittadini, l’inquinamento, il dispendio energetico hanno indotto i poteri pubblici a cercare soluzioni alternative al ‘tutto-auto’. (...) Parallelamente, sono sempre più numerosi i nostri concittadini che si dicono impegnati nel mettere in atto eco-gesti quotidiani e pronti a effettuare in maniera regolare spostamenti a piedi o in bicicletta, sol che se ne faciliti la pratica. Se le dinamiche si collocano oggi a livello territoriale e si fondano principalmente su iniziative delle comunità locali e delle associazioni di utenti, lo Stato ha, dal canto suo, il dovere di sostenere le iniziative prese creando un quadro che accompagni e amplifichi tali dinamiche. Lo Stato deve affermare il proprio ruolo di ‘facilitatore’ e ‘animatore’ elaborando soluzioni concrete e durature in campi talmente variegati da coinvolgere i trasporti e la relativa sicurezza, la sanità, il turismo, lo sviluppo sostenibile, l’urbanistica, la formazione, l’educazione, lo sport (...)”.

 

Si passa, poi, a organizzare i possibili interventi, o ipotesi di intervento, lungo sei linee direttrici.
La linea 1 è tutta dedicata all’intermodalità tra la bicicletta (o il camminare) e i trasporti pubblici tradizionali. Contiene misure volte a favorire il trasporto di biciclette su tutti i treni francesi, nonché la prenotazione del posto-bici a bordo per i treni a prenotazione obbligatoria. Fissa, inoltre, l’obiettivo della creazione, presso ogni stazione, di luoghi sicuri e accessibili per il deposito della bicicletta (“Une des principales difficultés tient à la coordination entre les collectivités locales et les responsables ferroviaires”, ammette il documento; e noi italiani non abbiamo difficoltà a capire).


La linea 2 attiene alla condivisione degli spazi dell’infrastruttura viaria e alla messa in sicurezza degli utenti deboli. Vi si trovano, tra l’altro, proposte di modifica alle norme sulla circolazione stradale non dissimili da quelle su cui anche in Italia si dibatte: introduzione di “zone 30 km/h” nei centri abitati; possibilità, per gli autoveicoli, di valicare la striscia longitudinale continua allorché sorpassano una bicicletta; possibilità, per le biciclette, a determinate condizioni, di svoltare a destra con semaforo rosso; ecc..


La linea 3 punta sui benefici economici di una diffusione della bicicletta; si parla anche di micro-filiere economiche (officine di riparazione, centri di noleggio e vendita delle bici usate) da sostenere a livello fiscale.


La linea 4 è di connotazione urbanistico-abitativa: si focalizza sull’attuazione dell’obbligo, già previsto dalla legislazione francese, di dedicare, in ogni costruzione a uso abitativo o a uso ufficio, appositi spazi per il ricovero delle biciclette.


La linea 5 è incentrata sugli aspetti turistici. La Francia è oggi, in Europa, la seconda meta europea di turismo ciclistico dopo la Germania. Un giro d’affari stimato in 2 miliardi di Euro, il 50% dei quali per la ristorazione e i pernottamenti. Il governo transalpino si propone così di ampliare la rete, già notevole, di percorsi ciclabili.

La linea 6, infine, è quella promozionale-mediatica: un impegno a far scoprire, fin dalla scuola, i benefici del camminare e del pedalare.


Al di là del merito delle singole misure, sulle quali, come detto, si discute molto anche in Italia, quel che appare pregevole è il carattere interdisciplinare e “trasversale” del Plan d’actions pour les mobilités actives ovvero PAMA. Il quale coinvolge, contestualmente, le infrastrutture, le regole/sanzioni relative al loro utilizzo, l’intermodalità, le attività produttive, l’urbanistica, la formazione, la pubblica istruzione. Una conferma in più del fatto che la mobilità, e anche quella ciclopedonale è mobilità a tutti gli effetti, può essere affrontata solo in un’ottica “di sistema”. Che sappia considerare, quindi, in maniera coordinata, gli aspetti tecnici, normativi, economici e sociali.
 

Carlo Sgandurra