Nel piano Fs 300 milioni di tagli e 20 miliardi di investimenti
Roma, 16 giugno 2011 - Il piano industriale 2011-2015 che il gruppo Fs presenterà alla comunità finanziaria la prossima settimana prevede il taglio dei costi operativi per circa 300 milioni e investimenti pari a 27 miliardi. Lo ha anticipato ieri, nel corso di un'audizione alla Camera, l'ad Mauro Moretti, sottolineando che negli ultimi 4-5 anni «abbiamo tagliato costi operativi per 1,85 miliardi e finiremo il piano con 2,15 miliardi di tagli. Dentro ci sono sprechi e contro sprechi e qui abbiamo le risorse per fare gli investimenti». Nel piano industriale «investiremo 27 miliardi, di cui 11 in autofinanziamento e gli altri legati al contratto di programma». Ben 6,5 miliardi degli 11 autofinanziati riguarderanno il materiale rotabile per trasporto locale, merci e alta velocità (2 miliardi saranno destinati al trasporto locale). Moretti ha anche aperto all'Alta Velocità al Sud. «Abbiamo già investito 50 miliardi da Torino a Salerno. Ora avanti tutta con la Napoli-Bari» che «costerà 5 miliardi e sarà pronta entro il 2020». Per lo sviluppo del Mezzogiorno, «va garantito un tasso forte di competitività nei trasporti». Novità per il settore ferroviario vengono anche dalla politica. Un emendamento al decreto Sviluppo presentato dal deputato del Pdl Alessandro Pagano e anticipato ieri da MF-Milano Finanza, introduce una sovrattassa per i gestori di treni ad alta velocità. I soldi della tassa, spiega l'emendamento, dovrebbero essere utilizzati da Rfi per diminuire i costi di accesso all'infrastruttura per i trasporti oggetto di contratti di servizio pubblico. «Ho sentito di questo provvedimento», ha commentato Moretti, «è chiaro che peserà soprattutto su Trenitalia, ma almeno stabilisce una regola per cui chiunque viene sul mercato per fare servizi redditizi, deve contribuire al servizio universale. Se è così, ben venga. Deve essere chiaro che un'impresa non è tenuta a dover perdere per fare il servizio universale». Nel suo intervento, Moretti ha ricordato che sui circa 620 treni a lunga percorrenza di Trenitalia, «150 sono in perdita e senza nessuna copertura da parte dello Stato. A questi vanno aggiunti 250 treni ai quali lo Stato contribuisce, ma lo fa in maniera insoddisfacente, «Complessivamente», ha detto l'ad, «Trenitalia ci rimette 115 milioni di euro per sostenere il servizio universale e 40 milioni per quanto riguarda quei treni strutturalmente in perdita, che non rientrano nel servizio universale. Bisogna che lo Stato risolva il problema, non. può lasciarlo a Trenitalia».