Privati in campo per il maxihub merci dello scalo di smistamento di Alessandria
Le difficoltà emerse nella Fondazione Slala si potranno superare con un progetto ampio per l'intero Nord-Ovest
Milano, 11 maggio 2011 - Il basso Piemonte cerca investitori privati per la realizzazione della "banchina secca" del porto di Genova nello scalo smistamento di Alessandria. La decisione spetterà al Cda della società per la promozione del Retroporto, che si riunirà in giugno. Se arriverà il via libera, entro l'anno sarà bandita una gara per la ricerca e la selezione di investitori privati, disposti ad attrezzare e rendere operativa (con proprie risorse e senza l'apporto di capitale pubblico) l'area di 265mila metri quadrati, già individuata da anni nel capoluogo.
«La valutazione finale spetterà alla politica», commenta Luigi Merlo, presidente dell'Autorità portuale di Genova e della società di Retroporto, costituita dalla Regione Piemonte, attraverso Finpiemonte Partecipazioni, dalle Autorità portuali di Genova e Savona, da Fs Logistica e dalla Fondazione Slala. «In assenza di risorse pubbliche, è l'unica via Anche se il bando è ancora da costruire». Secondo il progetto preliminare, finalmente approvato dopo mesi di stallo, l'investimento complessivo per la realizzazione della piastra alessandrina (in grado di movimentare, a regime, circa 500mila euro l'anno, cioè un quarto dell'attuale traffico di Voltri), era di un centinaio di milioni, di cui 58 pesavano sulla parte pubblica (in buona parte sulle Ferrovie, proprietarie dell'area). Al contrario, ora l'investimento sarà tutto a carico dei privati Unico contributo che resterà sul piatto, sono i fondi (reperiti su risorse Fas dalla Regione Piemonte e confermati dall'assessore ai Trasporti, Barbara Bonino) per lo svincolo di collegamento fra la piattaforma e la rete stradale (circa 10 milioni). Il progetto di Alessandria è la più cospicua fra le eredità messe sul piatto, fino ad oggi, da Slala (la fondazione che raggruppa oltre alle due Regioni Piemonte e Liguria, i Comuni e le Province coinvolte nella retroportualità dell'Alessandrino, le Camere di commercio e le Autorità portuali liguri). La deriva in cui si è "incagliato" il piano per lo sviluppo della banchina secca di Genova, è legata a doppio filo alle cattive acque in cui - ormai da mesi naviga l'ente, che era nato con l'obiettivo di promuovere il sistema logistico nel Nordovest.
Dopo la decisione, in autunno, della Regione Liguria di uscire da Slala (formalmente per una ragione di taglio sulle spese) e le successive dimissioni dalla presidenza del numero due di UniCredit, Fabrizio Palenzona, i soci sostenitori dell'ente hanno deciso di provare a concedersi una nuova opportunità e, a inizio aprile, hanno nominato nuovo presidente Alessandro Repetto, a capo anche della Provincia di Genova. Il mandato è ridurre i costi di gestione della struttura e riflettere sugli strumenti operativi per lo sviluppo della logistica non solo nell'alessandrino. ma nella macro-area. Nel frattempo si fa strada la proposta, lanciata e sostenuta. da Confindustria Piemonte, a cui la vora il sottosegretario ai Trasporti Mino Giachino. Supera l'idea della semplice società di corridoio misto pubblico-privata sostenuta dalla Regione Piemonte: si parla infatti della creazione di una grande piattaforma logistica del Nord-Ovest, da realizzare per fasi, da condividere con l'intero tessuto economico e capace di mettere in rete le attuali realtà già operative e le future opportunità di Piemonte, Liguria e Lombardia. «Il punto su cui riflettere - precisa Bruno Lulani, presidente di Confindustria Alessandria e vice-presidente in Piemonte - va ben oltre Slala. Bisogna lavorare per dare vita a un progetto di respiro, capace di richiamare attorno a sé gli interessi del mondo economico, bancario e imprenditoriale. È necessario uscire dal campanilismo logistico e guardare oltre i confini del singolo territorio. Altrimenti si sprecano risorse».