Ritardi aerei, Corte Ue: il volo si considera arrivato quando si aprono le porte
Il tribunale comunitario chiarisce il punto ai fini di eventuali richieste di risarcimento

Bruxelles, 4 settembre 2014 - Un aereo si può considerare giunto a destinazione solo quando apre le porte per permettere ai passeggeri di scendere e quindi l'orario effettivo di arrivo, al fine di calcolare un possibile ritardo e un eventuale risarcimento, deve essere calcolato in base a quel momento e non all'atterraggio. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell'Ue che con una sentenza ha affermato che la nozione di “orario di arrivo effettivo non può essere definita contrattualmente, ma dev’essere interpretata in modo autonomo e uniforme in tutta l'Unione europea”.
Secondo il Tribunale comunitario durante il volo i passeggeri sono confinati in uno spazio chiuso in cui, per motivi tecnici e di sicurezza, le loro possibilità di comunicazione con il mondo esterno sono considerevolmente limitate. In simili condizioni, si legge nella sentenza “i passeggeri non possono occuparsi in modo continuato dei loro affari personali, familiari, sociali o professionali”, e allora se tali disagi devono essere ritenuti inevitabili durante la normale durata del volo “ciò non vale in caso di ritardo”. Per la Corte “la situazione dei passeggeri di un volo non cambia sostanzialmente né quando le ruote dell’aereo toccano la pista di atterraggio, né quando l’aereo raggiunge la posizione di parcheggio, dato che essi continuano ad essere soggetti, nello spazio chiuso in cui si trovano, a diverse limitazioni”, ma solo “nel momento in cui i passeggeri sono autorizzati a lasciare il velivolo e in cui è dato a tale scopo l’ordine di aprire i portelloni dell’aereo che i passeggeri cessano di subire tali costrizioni e possono in linea di massima riprendere le loro attività abituali”.
Il caso era stato sollevato da un passeggero di un volo della compagnia Germanwings che partito da Salisburgo già in ritardo era atterrato a Colonia 2 ore e 58 minuti dopo l'orario previsto. Al momento in cui l’aereo ha raggiunto la posizione di parcheggio il ritardo era di 3 ore e 3 minuti e i portelloni si sono aperti poco dopo. Quando il passeggero ha richiesto la compensazione di 250 la Germanwings glielo voleva negare affermando che l’orario di arrivo effettivo era quello in cui le ruote del velivolo hanno toccato la pista dell’aeroporto, e che quindi il ritardo era inferiore alle 3 ore e non era dovuta alcuna compensazione pecuniaria. Il giudice austriaco a cui il cittadini si era rivolto ha dunque chiesto alla Corte di giustizia che ha stabilito allora con esattezza qual è il momento in cui un aereo può considerarsi giunto a destinazione, ovvero il momento dell'apertura delle porte.