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Briciole di pane

Rotte turistiche, con Vtp la Serenissima torna leader nei mari

Dall'Adriatico al Mar Nero la Venezia terminal passeggeri è arrivata a gestire 12 scali tra controllati e partecipati

Milano, 18 luglio 2013 - Se su una cartina dell'Adriatico si segnano i porti dove è presente la Venezia terminal passeggeri, non si può fare a meno di pensare ai secoli in cui la Serenissima era il crocevia delle rotte tra Oriente e Occidente. Alcuni sono gli stessi che ne hanno fatto la grandezza commerciale. Dubrovnik, Zara, Brindisi, Istanbul. Sono 12 in tutto, tra scali controllati e partecipati. Dalle coste dalmate a quelle calabre, dalla Puglia al Mar Nero. Oggi quel ruolo Venezia lo sta man mano riconquistando sul traffico dei passeggeri. Stessa la logica, ma motivi e ambiti diversi. Dove prima era il commercio, oggi è il turismo. Dalla bocca di porto del Lido ogni anno passano quasi due milioni di crocieristi. Un numero in costante crescita dal 2000, quando se ne contavano circa 300 mila. Con una ricaduta sull'economia locale che supera il miliardo di euro.

Le ragioni di questa crescita risiedono nella strategia adottata dalla Vtp, società privata partecipata tra gli altri dal porto e dall'areoporto di Venezia. «Negli ultimi 13 anni la società ha sviluppato un know how tecnico per facilitare le fasi di attracco, rifornimento delle navi e imbarco dei passeggeri» spiega il presidente Sandro Trevisanato. «I nostri numeri hanno cominciato ad interessare altri porti. Di qui le prime richieste di partnership» e quindi i progetti che hanno portato Venezia a ritagliarsi un ruolo di primo piano nelle rotte turistiche. Oggi è il primo home port Europeo, e quinto nel ranking mondiale.

A questo si aggiungono i porti presi in gestione. Nel 2010 il primo a Ravenna. E poi l'anno successivo Catania, Cagliari e Brindisi. Più recenti gli accordi con quattro porti calabresi: Reggio, Crotone, Vibo Valentia e Corigliano Calabro, interessati ad inserirsi nelle rotte turistiche. Il meccanismo è sempre Io stesso: competenze in cambio di partecipazioni. Lo stesso che ha portato la società a sbarcare in Croazia e Turchia. Un «motivo di vanto anche per l'Italia» commenta non senza tradire un po' di soddisfazione Trevisanato. Mentre i porti commerciali italiani entrano nelle mire di società straniere, cinesi in particolare, interessate a farne snodi commerciali per facilitare l'ingresso delle merci in Europa, qualcosa su un altro fronte si muove in maniera diversa: una società portuale italiana esporta competenze e cresce all'estero.

Se i porti creano strutture in grado di far attraccare le navi e permettere la discesa dei turisti, diventano possibili scali per le crociere. Con ricadute sull'intero tessuto economico in termini di strutture ricettive, di intrattenimento e di trasporto. «Vogliamo realizzare un network di porti. Venezia è senza dubbio la sorgente del traffico. Una crescita del numero di passeggeri diretti in Laguna si traduce in un beneficio per tutti gli altri porti dell'Adriatico». Ma rimane il danno estetico, oltre che ai rischi legati al passaggio delle navi dalla Giudecca e San Marco. L'autorità portuale sta pensando a soluzioni possibili, tra cui l'allargamento del canale di Contorta, che eviterebbe alle navi di passare dal centro storico. «Sarebbe la soluzione ideale» conclude Trevisanato «permetterebbe di aumentare la sicurezza, conservando l'interesse commerciale».