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Briciole di pane

Trasporti, Legambiente: pendolari sempre più a disagio. D'Angelis: presto decreto per il trasporto pubblico locale

Dal rapporto di Legambiente emerge che dal 2009 ad oggi i pendolari sono cresciuti del 17%, mentre le risorse statali per il trasporto regionale si sono ridotte del 25. Per affrontare la drammatica situazione, il sottosegretario D'Angelis ha promesso misure urgenti

Roma, 19 dicembre 2013 - È stato presentato alla Camera martedì scorso il rapporto 'Pendolaria' 2013 di Legambiente che fotografa la situazione del trasporto ferroviario regionale. I numeri posti sul tavolo riguardano quei quasi tre milioni di italiani che ogni mattina si alzano per andare a lavoro o per andare a scuola con un mezzo pubblico. Il primo dato che balza agli occhi è la crescita della domanda a fronte di una riduzione delle risorse destinate per il trasporto pubblico. Dal 2009 i pendolari sono cresciuti del 17%, mentre le risorse statali destinate al trasporto regionale sono state tagliate del 25%, sottolinea Legambiente. Se però si guardano gli ultimi 10 anni, si registra, nel 2013, un calo del numero totale dei passeggeri dell'1,4%. La riduzione più consistente si è registrata in Campania e Piemonte a causa dei tagli al servizio, con oltre 110mila i viaggiatori in meno in Campania, dove si ridotto il servizio del 19% dal 2010 a oggi con punte di meno 50% su alcune linee, i passeggeri si sono ridotti a 310mila contro i 395 mila dello scorso anno e i 467 mila del 2011. Non migliora la situazione in Piemonte, dove la contrazione è stata del 10%, con la soppressione di 13 linee ferroviarie che hanno contribuito alla riduzione dei viaggiatori giornalieri dai 236 mila dello scorso anno ai 209 mila del 2013. Ma gli ultimi tre anni sono stati i più disastrosi della storia dei trasporti ferroviari locali e per i pendolari. Quest’anno molte regioni hanno preso la decisione di tagliare i servizi e di aumentare il costo dei biglietti. ''Sono 670 mila i pendolari lombardi e 560 mila quelli del Lazio: su alcune linee è come se ogni mattina si spostassero tutti gli abitanti di una città come Arezzo o Ancona- dichiara il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini - Per tutta risposta, negli anni sono state ridotte le corse e chiuse anche molte biglietterie nelle stazioni a fronte di aumenti delle tariffe non giustificati da alcun miglioramento. È evidente che ci troviamo di fronte a una questione nazionale e a una battaglia di civiltà nell’interesse dei cittadini”.

I numeri delle singole regioni

Un po’ tutte le Regioni da nord a sud sono state bersagliate dai tagli. In Sicilia, Regione già dotata di una rete molto ridotta, i treni sono diminuiti del 10%, e in Calabria del 7%. Lo scorso anno la situazione non è stata molto diversa. Non vanno dimenticati i tagli dello scorso anno: 15% in Puglia e 10% in Abruzzo, Calabria, Campania e Liguria. Sempre nel 2012 soppresse 12 linee in Piemonte, ma anche in Abruzzo e in Molise i tagli si sono fatti sentire molto, con riduzioni di treni sulla strategica linea Pescara-Napoli. Non è stata risparmiata neanche la linea Avezzano-Roccasecca, chiusa nel corso del 2013 (anche se non si è capito bene se definitivamente o meno). Per sempre, invece, è stata soppressa nel 2013 la linea Vercelli-Casale Monferrato, mentre quella che collega Novara a Varallo ha subito una brusca riduzione di corse, con inevitabili ricadute sull’utilità della corsa e con un’incognita sulla permanenza futura.

Il fondi annuali per il trasporto pubblico

I fondi nel 2009 per i trasporti su gomma e su ferro ammontavano a circa 6,1 miliardi di euro, nel 2013 si è scesi a poco più di 4,9 miliardi. E dal momento che la stima annuale per garantire il funzionamento dei trasporti pubblici locali sarebbe di 6,5 miliardi di euro, significa che mancano all’appello più di un miliardo e mezzo. Le Regioni che dovrebbero garantire la qualità del servizio, non riescono a coprire in media neanche allo 0,4% del bilancio. Risultati dignitosi li riesce a raggiungere solamente la Provincia di Bolzano, che nel 2013 concede quasi il 2% di spesa per i pendolari rispetto al proprio bilancio. Buoni risultati, rispetto alla media, per la Valle d'Aosta, la Provincia di Trento e la Lombardia, con oltre 1 %. Spese ridotte al lumicino invece per le restanti Regioni. Le situazioni più gravi sono in Piemonte, Lazio e Campania dove non si totalizza neppure lo 0,3% della spesa rispetto al bilancio.

I fondi dell’autotrasporto

Molto meglio è andata all’autotrasporto negli ultimi anni, osserva Legambiente. Dal 2000 al 2013, al trasporto su gomma sono stati elargiti oltre 5,3 miliardi di euro. Una media di circa 500 milioni annui tra fondi diretti e sconti sui pedaggi autostradali, a cui vanno a sommarsi i 330 milioni di euro già stanziati per il 2014. I governi che si sono succeduti in questi ultimi 10 anni, attraverso la legge Obiettivo, hanno fatto finanziamenti pari al 71,9% per realizzare strade e autostrade. Ben 81 miliardi di euro investiti per infrastrutture stradali, contro i 17,8 delle ferrovie e i 13,5 delle metropolitane. La tendenza non si inverte nelle Regioni, che continuano a stanziare risorse principalmente per realizzare e ammodernare strade e autostrade: per le strade questi enti locali spendono il 60% degli stanziamenti contro il 40% per ferrovie e metropolitane. La regione Emilia-Romagna, ad esempio, ha impegnato 180 milioni di euro del proprio bilancio per la realizzazione dell'autostrada regionale Cispadana.

Un trasporto su rotaia a doppia velocità

''Se nel 2007 i collegamenti Eurostar tra Roma e Milano erano 17 al giorno, nel 2013 sono 52 le corse Frecciarossa, a cui si sommano 14 Italo, con un aumento dell'offerta del 395% - sottolinea Zanchini -. Nello stesso periodo a Genova i treni che attraversano la città da Voltri a Nervi da 51 sono diventati 35 su una linea percorsa ogni giorno da 25mila pendolari con ulteriori tagli effettuati anche quest'anno: un drammatico -31%. Per i treni a lunga percorrenza finanziati con il contributo pubblico (gli Intercity principalmente) tra il 2010 e il 2012 i treni/km percorsi si sono ridotti di oltre il 24%". Dal 2010 si contano in Italia, da un lato, i 740 chilometri in più di linee dove sfrecciano convogli a 300 chilometri l'ora e, dall’altro, gli oltre 1.100 km di rete ferroviaria ''storica'' tagliati negli ultimi 10 anni. E l’abbandono delle reti ferroviarie secondarie non conosce differenze tra il nord e il sud del Paese, sottolinea Legambiente. Il degrado denunciato da Legambiente lo si può toccare con mano entrando in qualsiasi stazione Fs di periferia o dei piccoli centri, dove non si vede altro che sporcizia, vetri rotti, porte divelte, biglietterie sempre con la serranda abbassata.

Legambiente prevede oltre 5 milioni di pendolari nel 2020

L'auspicio di Legambiente è quello di raggiungere quota 5 milioni di pendolari giornalieri nel 2020, liberando le città da auto e inquinamento e semplificando la vita e la mobilità dei cittadini. Anche da un punto di vista economico il riassetto del settore del trasporto pubblico locale e regionale permetterebbe, secondo uno studio della Cassa depositi e prestiti, di creare un valore aggiunto pari a 17,5 miliardi e 465 mila nuovi posti di lavoro.

Il confronto con gli altri paesi europei

Più fortunati dei pendolari italiani, quelli di Germania, Spagna, Francia e Regno Unito. Se si conteggiano le autostrade, la rete ferroviaria ad alta velocità, linee metropolitane e linee ferroviarie pendolari, il nostro paese si colloca alle spalle di questi grandi Paesi. E il fondo viene toccato per la rete di metropolitane, dove l'Italia si classifica all'ultimo posto in valore assoluto. Se si prende la media 100, l'Italia si ferma a 43,9, con un totale di 202,8 km contro i 624,6 della Germania. Siderale la distanza tra tutte le nostre città e Madrid che da sola ci supera di 90 chilometri di rete metropolitana. Il discorso non cambia per ciò che riguarda le ferrovie suburbane che contano in totale appena 626,8 km contro i 2.033,7 km della Germania e i 1807,4 del Regno Unito, Paese che per estensione e popolazione è direttamente confrontabile con il nostro. Anche se si affronta il tema della velocità, la musica non cambia: i treni pendolari italiani sono i più lenti d'Europa. La media dei nostri treni ad alta frequentazione che gravitano attorno alle città è di 35,9 km/h, mentre è di 51 in Spagna, 48,1 in Germania, 46,6 in Francia. Per Legambiente, il 2014 sarà un anno cruciale per rendere più efficiente il servizio ferroviario in Italia. Nell’anno che verrà scade infatti il contratto nazionale di servizio che il ministero delle Infrastrutture ha stipulato con Trenitalia per gli intercity e i contratti di servizio in 12 regioni e nelle 2 province autonome. Si aprirà quindi un fase di gare per l'affidamento dei servizi.

Le misure per migliorare la vita ai pendolari

Le richieste di Legambiente partano da un principio molto semplice: poiché è nelle aree urbane che si concentra la maggior parte della domanda di mobilità efficiente delle persone, è proprio lì che bisogna dirottare il grosso della spesa destinata alle infrastrutture. Diminuirebbe così intasamento e inquinamento delle città, perché il trasporto su gomma produce oltre il 28% delle emissioni di Co2 nel nostro Paese, osserva Legambiente. Per l’associazione occorre invertire la rotta con una scelta molto chiara: bisogna riequilibrare la distribuzione della spesa nazionale e regionale per le opere pubbliche, il 50% deve essere impiegato per realizzare nuove linee di metropolitane, potenziare il servizio ferroviario pendolare e dei tram. Le Regioni dovrebbero puntare, secondo Legambiente, a stanziare almeno il 5% del proprio bilancio per i trasporti. Altro punto caro a Legambiente è l’approvazione della carta dei servizi e dei diritti degli utenti. E poi introdurre una detrazione del 20% per gli abbonamenti al trasporto pubblico locale e ferroviario, sconto, cancellato dalla finanziaria del 2010. L'associazione chiede inoltre un'agenzia per la mobilità che operi in ogni regione, al pari degli altri Paesi europei. Chiede infine un ministero più attento ai trasporti ferroviari e migliori collegamenti tra Nord e Sud e più integrazione con il sistema di porti e aeroporti. L'associazione chiede soprattutto più ascolto e più coinvolgimento degli utenti. E soprattutto treni più nuovi, frequenti e veloci.

La strategia del Governo per migliorare il servizio

Per arginare la drammatica situazione in cui versa il trasporto pubblico locale, il sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti Erasmo D'Angelis, assicura che presto il governo varerà un decreto che sarà oggetto della riforma del settore su cui si sta lavorando, e che conterrà anche incentivi per gli abbonamenti grazie alla possibilità di detrazione del 20%. "Sicuramente arriverà un decreto", ha affermato il sottosegretario D'Angelis, intervenendo alla conferenza di presentazione del rapporto di Legambiente "C’è già un emendamento in Legge di Stabilità per far questo - osserva D'Angelis a proposito degli abbonamenti - Se non dovesse entrare nel testo finale sarà contenuta nel provvedimento di riforma". Per D’Angelis è necessaria una "rimodulazione delle tariffe per i biglietti", considerando che "siamo l'unico Paese europeo che dà il 75% di copertura: in Ue siamo in media al 50%, a volte anche il 20%-30%. Un piccolo aumento sarebbe un segnale. Ma per prima cosa si devono tutelare determinate fasce più delicate; si devono mettere in sicurezza tutta una serie di categorie sociali come studenti, lavoratori, pensionati. E avviare una campagna spinta di abbonamenti". Bisogna adottare un sistema di controlli più serrati, "recuperando 500 milioni all'anno di elusione tariffaria". D'Angelis osserva inoltre che bisogna preliminarmente "capire la situazione e portare a standard europei il servizio". Anche il presidente della commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci punta sulle detrazioni: ''Più risorse per treni pendolari e reintroduzione delle detrazioni per gli abbonamenti per il trasporto pubblico locale''.

Christian D'Acunti

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