Trasporti, limiti Ue più severi per le emissioni dei piccoli veicoli commerciali
L'appello, rivolto al Parlamento europeo da una coalizione di piccole imprese di autotrasporto, troverà risposta il prossimo 7 maggio
Roma, 5 febbraio 2013 - L’Unione europea aveva individuato limiti precisi per le emissioni dei nuovi furgoni costruiti a partire dal 2020. Stiamo parlando di 147 gr per km ma – in una petizione presentata al Parlamento europeo – una coalizione di piccole imprese di autotrasporto sostiene che tale limite di emissioni di Co2 per i piccoli van sia insufficiente e ha rivolto all’Ue un appello per ottenere norme più severe e per limitare i livelli di inquinamento prodotti dal traffico dei piccoli veicoli commerciali. La firma in calce è quella di European Small Business Alliance, Athlon car lease e Euro Commerce che sottolineano come i parametri di riduzione fissati nel 2000, dove si ipotizzava che il costo di adeguamento a carico del parco circolante per la riduzione delle emissioni sarebbe stato tra i 2 ed i 3 mila euro a veicolo, sono da rivedere. L'ipotesi di costo andrebbe corretta al ribasso, a un livello non superiore ai 500 euro a furgone mentre il livello delle emissioni nel 2010, appare sovrastimato di circa 20 gr per chilometro.
Il trasporto su strada, che non è incluso nel sistema dei certificati di scambio di emissioni della Ue, costituisce il 12% delle emissioni di Co2 in Europa ed è l'unica fonte di emissioni che sta crescendo in modo sostanziale. Le emissioni di gas a effetto serra provenienti dai furgoni sono cresciute del 26% tra il 1995 e il 2010 e si prevede che continuino a crescere secondo un rapporto redatto dall'istituto di ricerche olandese Delft. Secondo le imprese di spedizione e le società di leasing automobilistico il sovrapprezzo annuo che si paga per veicoli inefficienti da un punto dei vista dei consumi e delle emissioni è di 2400 euro, quindi fissare limiti alle emissioni più bassi si rivelerebbe nel medio termine un risparmio di cui beneficerebbe tutto il comparto. Di parere ben diverso sono le imprese costruttrici di auto europee, secondo la European Automobile Manufacturers Association (ACEA), che si oppongono a ogni inasprimento delle regole e che sottolineano come l'aumento dei costi non sarebbe sostenibile in un momento di incertezza del mercato automobilistico.
Il Parlamento europeo voterà il prossimo 7 maggio ma, nel frattempo, dagli Stati Uniti arriva una (buona) notizia. Gli USA, il Paese dal consumo pro capite di 21 kg di petrolio equivalente al giorno (il triplo dell’Italia), hanno anche il primato delle emissioni individuali di Co2, 55 kg al giorno. Per fortuna, si registrano i primi cambiamenti positivi: secondo un’analisi di Bloomberg commissionata dal Business Council on Sustainable Energy, nel 2012 le emissioni sono calate a 5,67 Gt, il 5% in meno rispetto all’anno precedente e il 13% in meno rispetto al 2007, anno del picco. Unendo questa informazione ai dati storici della BP statistical review, si vede che le emissioni sono scese ai livelli del 1994. Di chi è il merito? Come fa notare il Guardian, ciò è dovuto in primo luogo alla maggiore diffusione delle energie rinnovabili: + 130% negli ultimi 4 anni e al fatto che i consumi energetici sono inoltre diminuiti del 6,4% rispetto al 2007, in parte a causa della crisi e in parte per il miglioramento dell’efficienza energetica. Nello stesso periodo il peso del carbone nel mix energetico elettrico è passato dal 22,5 al 18%, mentre solo lo scorso anno 488000 americani sono passati a veicoli ibridi o elettrici.
Il trasporto su strada, che non è incluso nel sistema dei certificati di scambio di emissioni della Ue, costituisce il 12% delle emissioni di Co2 in Europa ed è l'unica fonte di emissioni che sta crescendo in modo sostanziale. Le emissioni di gas a effetto serra provenienti dai furgoni sono cresciute del 26% tra il 1995 e il 2010 e si prevede che continuino a crescere secondo un rapporto redatto dall'istituto di ricerche olandese Delft. Secondo le imprese di spedizione e le società di leasing automobilistico il sovrapprezzo annuo che si paga per veicoli inefficienti da un punto dei vista dei consumi e delle emissioni è di 2400 euro, quindi fissare limiti alle emissioni più bassi si rivelerebbe nel medio termine un risparmio di cui beneficerebbe tutto il comparto. Di parere ben diverso sono le imprese costruttrici di auto europee, secondo la European Automobile Manufacturers Association (ACEA), che si oppongono a ogni inasprimento delle regole e che sottolineano come l'aumento dei costi non sarebbe sostenibile in un momento di incertezza del mercato automobilistico.
Il Parlamento europeo voterà il prossimo 7 maggio ma, nel frattempo, dagli Stati Uniti arriva una (buona) notizia. Gli USA, il Paese dal consumo pro capite di 21 kg di petrolio equivalente al giorno (il triplo dell’Italia), hanno anche il primato delle emissioni individuali di Co2, 55 kg al giorno. Per fortuna, si registrano i primi cambiamenti positivi: secondo un’analisi di Bloomberg commissionata dal Business Council on Sustainable Energy, nel 2012 le emissioni sono calate a 5,67 Gt, il 5% in meno rispetto all’anno precedente e il 13% in meno rispetto al 2007, anno del picco. Unendo questa informazione ai dati storici della BP statistical review, si vede che le emissioni sono scese ai livelli del 1994. Di chi è il merito? Come fa notare il Guardian, ciò è dovuto in primo luogo alla maggiore diffusione delle energie rinnovabili: + 130% negli ultimi 4 anni e al fatto che i consumi energetici sono inoltre diminuiti del 6,4% rispetto al 2007, in parte a causa della crisi e in parte per il miglioramento dell’efficienza energetica. Nello stesso periodo il peso del carbone nel mix energetico elettrico è passato dal 22,5 al 18%, mentre solo lo scorso anno 488000 americani sono passati a veicoli ibridi o elettrici.