Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Ue: il certificato di sicurezza ferroviaria si fa in due

L'Agenzia guidata da Chiovelli sta verificando tutte le imprese

Milano, 23 maggio 2011 - Nuove regole per il rilascio del certificato di sicurezza, dopo quelle che hanno riformato l'assegnazione delle licenze. Il documento, rilasciato dall'Ansf, l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria, è indispensabile per poter esercitare concretamente l'attività di impresa ferroviaria. Nello scorso dicembre è stato pubblicato il regolamento che recepisce le indicazioni dell'Unione europea, (espresse già con le norme del cosiddetto «secondo pacchetto ferroviario») e fissa una metodologia per il rilascio e il mantenimento del certificato stesso. Obiettivo, arrivare gradualmente a una normativa uniforme in tutta la Comunità. «Abbiamo iniziato a fare una verifica di conformità alle nuove norme di tutte le imprese ferroviarie che già lo hanno — spiega il direttore dell'Ansf, Alberto Chiovelli — mentre quelle che lo stanno per richiedere o hanno già fatto domanda o devono soddisfare i nuovi requisiti. In sostanza il nuovo certificato si compone di due parti: la prima ha validità in tutta Europa, la seconda, invece, è nazionale. È evidente che per operare bisogna averle entrambe e che l'intendimento del legislatore è andare verso requisiti uniformi in tutta l'Unione (la parte prima), riconoscendo le specifiche che ancora caratterizzano le singole reti nazionali (la parte seconda)». Come cambiano i requisiti? «Diciamo, per capire, che il nuovo certificato alza l'asticella — racconta Chiovelli — e richiede alle imprese di dimostrare di possedere una struttura, un sistema di gestione e personale con un'adeguata competenza tecnica. A differenza di quanto avviene per le certificazioni Iso, la struttura e le procedure le scrivono le singole imprese, noi valutiamo se sono adeguate a coprire tutti i rischi connessi al trasporto ferroviario». Chiovelli chiarisce un aspetto del quale si parla poco: «Le nostre regole sono uguali a quelle degli altri Paesi, anche in Italia è possibile richiedere il certificato di sicurezza per tutta la rete. Non lo ha fatto nessuno semplicemente perché gli impegni per ottenerlo e mantenerlo con le verifiche periodiche previste è talmente oneroso che nessuna impresa ha la convenienza a farlo». La verifica di conformità va avanti a pieno regime, anche se l'Agenzia opera ancora con un organico che è solo 1/3 di quello previsto, perché, a tre anni dalla creazione, non è stato ancora pubblicato il regolamento attuativo che permetterebbe di bandire i concorsi per assumere il nuovo personale. Come spesso accade, a una buona idea quale è la creazione dell'Ansf, segue una realizzazione pasticciata e distratta, della quale le prime vittime sono gli stessi uomini dell'agenzia a partire dallo stesso direttore Chiovelli. Intanto alcuni certificati sono stati già ritirati: «Sì, in generale il livello organizzativo è buono - racconta Chiovelli — anche se tutte le imprese dovranno rafforzare le strutture tecniche. Poi in alcuni casi abbiamo ritirato la licenza, ma senza particolari problemi: è il caso di Ifi, ex Del Fungo Gera, che nel frattempo aveva cessato l'attività, o di Veolia cargo, o in altri casi di imprese che si sono fuse in realtà più grandi come Act confluita in Fer o Db Schenker in Nord Cargo. In un caso poi, quello di RailOne, abbiamo revocato solo la parte che autorizza il trasporto di merci pericolose. È una fase straordinaria, siamo al punto zero, ma c'è un'ottima collaborazione con le imprese». 

Franco Tanel (Il Sole 24 Ore Trasporti)