Vale 700 milioni la rete elettrica della Fs
Dismissioni: Moretti vuole cedere la rete. E Cattaneo
Roma, 2 settembre 2011 – E adesso Mauro Moretti ci riprova. A tre anni di distanza dall'ultimo stop, quando la vendita della rete elettrica delle Fs era tornata nel cassetto, il gruppo ferroviario è pronto a rimettere in gioco il network di oltre 9 mila chilometri di linee aeree che fanno muovere i convogli. E anche Terna, la controparte obbligata, o quasi, ha ripreso in mano le carte. In Piazza della Croce Rossa, sede a Roma delle Ferrovie, è stata tracciata la rotta. Moretti ha incaricato l'advisor Bnp Paribas e il cosiddetto kickoff meeting (la riunione d'avvio del negoziato) è in calendario per fine settembre con la preparazione della vendor due diligence. Che secondo fonti del mondo m&a potrebbe portare a valorizzare i fili elettrici lungo le rotaie nel range 500-700 milioni. Di fatto, la più grande dismissione di asset delle Ferrovie dai tempi delle cessioni immobiliari. Anche Terna nominerà del resto un advisor per validare i numeri con una fairness opinion. L’infrastruttura è fatta di 9.200 chilometri di linee ad alta tensione (incluse quelle sulle tratte dell'Alta velocità) e 5 mila a media tensione, più 367 sottostazioni e mille cabine in media e bassa tensione. Buona parte degli elettrodotti sono confluiti nel 2007 da Rfi (il gestore della rete ferroviaria) alla società Self che è controllata direttamente dalla holding di Moretti. Quanto ai contratti di fornitura dell'elettricità con Enel ed Exergia, sono rimasti in pancia alla stessa Rfi. La decisione di cedere i cavi elettrici arriva all'indomani del nuovo business plan 2011-2015 delle Fs che prevede 27 miliardi di investimenti per portare a 2 ore e 20 minuti i tempi sulla tratta Roma-Milano, rinnovare il parco rotabile con l'acquisto di nuovi treni e il revamping delle macchine nel trasporto regionale. Questo, in parallelo al definitivo risanamento dei conti che nel 2010 hanno visto la netta crescita del mol (14,5% a 1,6 miliardi) e dell'utile netto (da 54 a 129 milioni) su un fatturato di 8,1 miliardi. Servono risorse imponenti a cui anche la dismissione di asset non strategici può contribuire. Candidato naturale all'acquisto è Flavio Cattaneo, capoazienda di Tema che ha già un contratto per la manutenzione della rete Self, con cui in passato non si trovò l'accordo sul prezzo. Oggi ci sarebbero le condizioni per chiudere anche se prima l'Autorità per l'energia elettrica e il gas dovrà riconoscere per delibera l'inserimento nella Rete elettrica nazionale dell’asset Fs. Nella forma si tratterà di una gara competitiva. Non per caso si sarebbero attivati altri pretendenti, fondi internazionali d'infrastrutture e il private equity F2i di Vito Gamberale. Ma la strada pare spianata per Terna che è di fatto proprietaria di tutte le infrastrutture di trasporto elettrico (oltre 95% della rete nazionale) con 65 mila chilometri di elettrodotti e nel tempo ha consolidato le posizioni: dall'acquisto di 18 mila chilometri di rete ad alta tensione da Enel nel 2009 ai 108 chilometri di A2A e ai cavi di Edison, Iride, Dolomiti energia e Set distribuzione. Tanto che oggi l'azienda presieduta da Luigi Roth è il secondo player in Europa (transmission system operator) dopo la francese Rte che ha 80 mila chilometri di cavi. Visti i soggetti coinvolti c'è da attendersi anche un via libera, in pratica già acquisito, dei dicasteri dell'Economia e dei Trasporti. Il venditore Fs è al 100% del Mef mentre Terna fa capo per il 29,9% alla Cdp.