Veicoli industriali sovraccarichi, un problema europeo
Strategie tecnologiche e giuridiche per una efficace azione contrasto
Roma, 22 aprile 2013 - Lo scorso 15 aprile la Commissione Europea, tramite il Commissario ai Trasporti Siim Kallas, ha presentato le proposte di aggiornamento della Direttiva 96/53 relativa alle caratteristiche dei veicoli industriali. Proposte ricche di novità sul piano tecnico, segnatamente per l’aerodinamicità del mezzo (forme arrotondate, alettoni nel semirimorchio) e il miglioramento del campo di visibilità del conducente.
Questa Testata ne ha già parlato, evidenziandone gli attesi benefici ambientali ed economici. Un aspetto della proposta forse meno appariscente, ma di enorme importanza per la qualità generale della mobilità, riguarda le azioni di contrasto al fenomeno dei sovraccarichi. Se la Direttiva sarà approvata, gli Stati membri dovranno procedere a un congruo numero di pesature annuali, tramite sistemi automatici non incidenti sulla fluidità del traffico: soluzioni tecnologiche collocate sulle infrastrutture o a bordo dei veicoli, in grado di dialogare con le autorità di controllo preselezionando, a queste ultime, i veicoli che diano adito a forti sospetti di infrazione.
E’ la stessa relazione di Kallas a lanciare un allarme sul fenomeno dei sovraccarichi. In essa si legge che “fino a un terzo dei veicoli controllati sono sovraccarichi, causando danni alle strade e compromettendo la sicurezza (...). Si stima che attualmente il sovrappeso degli automezzi abbia un costo di 950 milioni di euro l’anno per il contribuente”. D’altronde, è un fenomeno che gli Enti proprietari di strade conoscono bene, dovendo fare fronte all’ammaloramento delle sovrastrutture ingenerato dai transiti di veicoli di massa abnorme. Oltretutto, con un preoccupante circolo vizioso innescato dalla crisi economica: mentre le risorse finanziarie per la manutenzione stradale inevitabilmente si riducono, la crisi stessa, di fatto, induce più di un’azienda di trasporto a cercare di risparmiare anche a scapito della sicurezza, aumentando i carichi oltre il consentito.
Consapevole della gravità del problema, ANAS Spa (che, per la rete stradale d’interesse nazionale, ha tutte le responsabilità dell’Ente proprietario) ha proposto, da tempo, soluzioni “a impatto zero” per il contribuente. Ci sono, per esempio, fondi che il vigente Codice della Strada assegna “agli enti proprietari delle strade a esclusiva copertura delle spese per le opere connesse al rinforzo, all’adeguamento e all’usura delle infrastrutture”: e che, invece, si perdono nei meandri del bilancio dello Stato. Per non parlare, poi, del grande dibattito sui proventi sanzionatori: almeno quando la violazione consiste in una ‘aggressione’ diretta al patrimonio stradale, come nel caso del sovraccarico, sarebbe conforme a logica ed equità destinarli integralmente, ed inderogabilmente, alla manutenzione dell’infrastruttura viaria su cui la violazione si è verificata. Poiché l’attuale sistema normativo, di fatto, esclude una simile soluzione, improntata a logica ed equità, si attende, da parte del legislatore, un coerente adeguamento della disciplina applicabile.