Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Viabilità stradale, quando il Gps ci mette lo zampino

Le nuove tecnologie al servizio della mobilità

Roma, 7 maggio 2013 – Tratto dalle cronache locali: la popolazione di alcuni piccoli comuni, tra Cuneo e Torino, è esasperata per l’incredibile aumento di traffico registrato sulla strada provinciale che li attraversa. Con tutte le conseguenze negative che il maggiore traffico comporta, a cominciare dall’accresciuta incidentalità. La situazione avrebbe una causa ben precisa: le indicazioni date dai navigatori satellitari. “Fino a qualche anno fa - si legge su La Stampa del 22 aprile scorso - la strada provinciale 147 era solo una tortuosa lingua d’asfalto in mezzo a sterminate distese di mais. La frequentavano i contadini e qualche automobilista alla ricerca di scorciatoie. Con l’avvento degli smartphone, superaccessoriati, è cambiato tutto. Il Gps l’ha scovata sulle mappe elettroniche e, adesso, la consiglia come comoda alternativa alla sovraffollata (ex) statale 663, sulla tratta Torino-Cuneo. Perfino i Tir sono disposti a un po’ di slalom fra le pannocchie e, inevitabilmente, sono aumentati pure gli incidenti. Nell’incrocio più pericoloso (...) sull’asfalto a stento si intravede un vecchio ‘stop’, sbiadito da anni, che nessuno rispetta più. Siamo in aperta campagna, ma nelle ore di punta sembra di essere su un’autostrada.” E’ una vicenda che, per quanto minima, può interessare notevolmente gli studi sulla mobilità stradale.

Tradizionalmente, infatti, questi ultimi, partendo da una rete di capacità data, valutano i livelli di congestione, l’incremento prevedibile della domanda, i meccanismi di decisione politica dell’investimento infrastrutturale e il cosiddetto ‘traffico generato’ che sorgerà per effetto stesso della variazione del livello di offerta, secondo il ben noto principio (Reynolds) per cui “quando le comunicazioni stradali tra due punti sono migliorate, alcuni viaggi che prima non valevano la pena diventano convenienti e il traffico tra i due punti si accresce”. In questo caso, invece, il fenomeno appare diverso, in certa qual misura inedito. Cambiamenti generalizzati e improvvisi delle scelte di mobilità dipendenti non da dinamiche economiche ma dalla fiducia riposta in applicazioni tecnologiche divenute, con rapidità impressionante, di massa. E’ un fenomeno che, chiaramente, chiama in causa la gestione stradale più di ogni altra attività, più della stessa infrastrutturazione/progettazione. L’Ente proprietario della strada, insomma, deve essere pronto anche a variazioni repentine, quantitative e qualitative, nella composizione dell’utenza. Adottando, con elasticità, le misure necessarie a far sì che qualità e sicurezza della mobilità non scendano sotto una certa soglia. Perché, di quella mobilità, è il primo responsabile.

Carlo Sgandurra