Alcol lock: chi beve resta a piedi. Il progetto pilota di Fondazione Ania e Consiglio Europeo per la sicurezza stradale
Dai risultati ottenuti dalla sperimentazione è nata una proposta di legge per modificare il Codice della Strada

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore dI Sanità l’alcol è il fattore più rilevante nel caso di incidenti stradali gravi o mortali. Un fenomeno certamente non solo italiano ma purtroppo diffuso. Già molti Paesi europei, infatti, hanno messo al centro delle loro agende istituzionali il problema, combattendolo in modo risoluto, diminuendo cioè il tasso di alcolemia ammesso al volante e rendendo più serrati e severi i controlli da parte delle Forze di Polizia.
In Italia la normativa attuale stabilisce come valore limite legale il tasso di alcolemia di 0,5 g/litro: guidare un veicolo oltre questo limite - e quindi in stato di ebrezza - costituisce un reato, punito con sanzioni che prevedono nei casi più gravi anche l’arresto e la sospensione della patente.
Questo problema ha attivato la Fondazione Ania, associazione nata nel 2004 con lo scopo di promuovere la sicurezza stradale, che in collaborazione con ETSC, European Transport Safety Council ha avviato un progetto pilota denominato “Alcol lock”: installare sulle vetture un etilometro collegato alla centralina di accensione del motore. Se il livello di alcol nell’aria soffiata dal conducente va oltre i limiti consentiti dalla legge, il veicolo non si mette in moto.
Antonio Avenoso, direttore del Consiglio europeo per la sicurezza Stradale (ETSC), l’organizzazione indipendente con sede a Bruxelles che lavora per la riduzione degli incidenti stradali in Europa, ha spiegato in una intervista rilasciata al quotidiano La stampa in cosa consiste il progetto.
“Ad oggi, l’installazione è circoscritta a due casi: come pena alternativa per guidatori recidivi nella guida in stato di ebrezza e come misura volontaria per guidatori di mezzi pubblici e pesanti. Nei Paesi in cui l’alcol interlock è stato introdotto – continua Avenoso – è stato visto come una misura alternativa e preferibile al ritiro della patente. Meglio l’alcol interlock che non poter guidare”.
I Paesi europei che ne fanno uso al momento sono la Danimarca, il Belgio, la Francia e la Polonia. Ad Avenoso viene chiesto se gli italiani sono i peggiori in Europa: “Siamo in mezzo alla classifica” risponde “ ma il dato preoccupante è che non miglioriamo le nostre abitudini. In molti stati d'Europa i1 98% degli automobilisti e dei passeggeri a fianco del guidatore allacciano le cinture di sicurezza. In Italia solo il 63%. Se poi verifichiamo quanti aderiscono all'obbligo di allacciare le cinture di sicurezza posteriori, la distanza tra noi e l'Europa è abissale. In Germania il 99% allaccia anche le cinture posteriori. In Italia solo l'11%”.
Tra i membri italiani della Etsc, figura anche Fondazione Ania, che come detto prima è stata propulsore nella sperimentazione del sistema.
Ma questo non è l’unico progetto che l’ha vista tra i protagonisti. In quasi vent’anni di attività, Ania ha collaborato con le maggiori istituzioni nazionali e locali per migliorare le infrastrutture presenti e sensibilizzare tutti sul tema della sicurezza stradale. In sinergia con le forze dell’ordine, sono state sviluppate attività di comunicazione ed educazione all’interno delle scuole (dalle medie alle superiori).
Contemporaneamente è stata svolta anche un’attività di sensibilizzazione degli automobilisti sui rischi stradali. All’interno del progetto “Adotta una strada”: durante l’intensificazione dei controlli lungo le strade che a statisticamente facevano registrare maggior numero di incidenti, gli agenti hanno regalato un etilometro monouso ed un opuscolo informativo sul trasporto dei minori in automobile.
Oggi, con il progetto Alcol Lock, Fondazione Ania punta non solo sull’educazione e sui comportamenti corretti alla guida, ma anche sulla tecnologia e sull’elettronica, fattori che da tempo hanno preso il sopravvento sulla meccanica all’interno delle automobili.