Casco computerizzato segnala le cadute
Al Monza Research Institute
Milano, 14 giugno 2011 - L'autodromo di Monza è una fucina di sperimentazione sui motori e sulla sicurezza in pista, grazie a Monza Research Institute, un organismo che, in collaborazione con le università di Milano-Bicocca e del Politecnico di Milano, realizza strumenti innovativi nel campo della mobilità. Dietro le corse da Gran Premio, infatti, vive una città sconosciuta ai più, ma che un gruppo di giornalisti della stampa scientifica (UGIS) ha potuto visitare. Una delle sperimentazioni più singolari è quella del cronometraggio, che un tempo era compiuto a vista, oggi, invece, in una frazione di secondo. Molte di queste sperimentazioni, fatte dalla SIAS Spa (Società incremento automobilistico e sport che gestisce l'autodromo), sono già trasferite agli altri autodromi e anche al ciclismo. L'ultimo nato in questa macchina delle innovazioni è il casco elettronico, un computer di bordo che comprende una «scatola nera» che registra i dati di viaggio, ma offre pure la garanzia di sicurezza per il motociclista che può essere rintracciato e soccorso ovunque egli sia, in caso di incidente o smarrimento. Lo spunto è arrivato dal nuovo codice della strada, che prevede la possibilità di sperimentarlo. «I parlamentari proponenti pensavano a una segnalazione sonora in caso di casco non allacciato, come avviene per le cinture di sicurezza delle auto — spiega Giorgio Beghella Bartoli, direttore tecnico dell'Autodromo e direttore del Gran Premio di Formula 1 —, ma noi ci siamo resi conto che con la nostra tecnologia e un pò di inventiva si poteva disporre di uno strumento innovativo, ma soprattutto valido per garantire sicurezza». Per far questo è stato utilizzato un accelerometro tridimensionale, più scheda GPRS (quella telefonica) e una scheda GPS, inseriti nel casco, consentendo l'individuazione e la comunicazione con il motociclista. Lo strumento viene tarato sull'asse verticale, con un range di inclinazione di pochi gradi. Se il casco si rovescia, i parametri di equilibrio fanno scattare l'allarme chiamando telefonicamente uno dei numeri telefonici preimpostati, compresa una centrale operativa. Se il motociclista non chiama o se la centrale operativa non riesce a comunicare con il motociclista, scatta l'operazione di ricerca per l'uomo a terra, attraverso i segnali emessi dal GPS. Finora la soluzione è stata installata e testata su due caschi messi a disposizione da Nolan, ma presto partirà un progetto sperimentale con le Poste italiane, che sono forti utilizzatori di caschi per la consegna della corrispondenza.
