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Briciole di pane

Cassazione: ubriaco e in bicicletta? Non si può sospendere la patente

A stabilirlo è la sentenza del 6 maggio 2013 n. 19413, della IV Sezione Penale della Corte di Cassazione

Roma, 5 giugno 2013 – Ubriaco e alla guida di una bicicletta. In questo caso non va applicata la pena accessoria della sospensione della patente. A stabilirlo è la sentenza del 6 maggio 2013 n. 19413, della IV Sezione Penale della Corte di Cassazione.
Il protagonista della vicenda, che se l’era vista sospendere, era ricorso in Cassazione sostenendo che il provvedimento poteva essere contestato se fosse stato alla guida di un veicolo che richiedesse la patente. La bicicletta, quindi, ne era esclusa.
Discorso diverso per l’illecito commesso dal conducente di un ciclomotore. Ma in questo caso la sospensione riguarda il certificato di idoneità alla guida. La Cassazione ha dato ragione al ricorrente. La sospensione della patente, ha precisato, può avvenire solo quando l'imputato sia titolare di un titolo abilitativo e si sia posto alla guida di uno dei mezzi che ne richieda il possesso.
Il fatto, comunque, ci consente di riprendere un allarme rilanciato, di recente, dai mass media e interessante soprattutto i teen-ager. Bevono troppo, stando alle statistiche, e poi si mettono alla guida. Un comportamento censurabile e pericoloso, per sé e gli altri.
L’incidente stradale, a seguito delle alzate di gomito, è la prima causa di mortalità tra i ragazzi. Le giornate funestate dai sinistri sono, in particolare, il venerdì e il sabato sera. Tra i tanti, un elemento oggetto di riflessione è quello relativo al fatto che sono cambiati gli orari “a rischio”. Il “picco”, se così si può dire, è dalle ore 18. La motivazione è legata, pure, alla moda dell’happy hour. Non è un caso, d’altronde, che nel corso della XII edizione di “Alcool Prevention Day” è stato evidenziato che i giovani “sono i più vulnerabili, i meno esperti e quelli che più di altri patiscono lo stress da marketing che vuole convincerli che bere è trendy e porta benefici, effetti positivi sul proprio successo”.
Una riflessione ulteriore: il consumo di alcol è fortemente influenzato dal contesto culturale, sociale ed economico. E il danno relativo all’abuso che ne fanno alcuni si estende alle loro famiglie e grava sull’intera società, per le inevitabili ricadute e i costi che comporta alla collettività. In Italia, è sempre bene rammentarlo, si contano circa 4.000 vittime e 300.000 feriti l’anno. Paghiamo un tributo giornaliero di undici morti e ottocento feriti. Di questi ultimi, almeno 100 riporteranno conseguenze permanenti.

Carlo Sgandurra