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Briciole di pane

Diminuiscono in Italia gli infortuni sul lavoro

Nel 2011 i dati Inail hanno registrato anche un calo del 4,4% dei casi mortali

Roma, 8 maggio 2012 - Secondo quanto rilevato dalla Consulenza statistico attuariale dell'INAIL, continuano a calare gli infortuni sul lavoro in Italia. La flessione registrata nel 2011 risulta pari al 6,4% e appare sensibilmente superiore al dato registrato l'anno precedente (-1,8%).

In base alle prime analisi dei dati 2011, le denunce complessive pervenute all'Istituto sono state 726mila, vale a dire circa 50mila in meno rispetto alle 775.669 del 2010.

In generale, seppure in un contesto che rimane grave e drammatico, è significativo che il fenomeno infortunistico sia caratterizzato da un contenimento molto positivo: infatti, i decessi sul lavoro passando da 973 a 930 vittime e, per la seconda volta consecutiva, rimangono al di sotto della soglia dei mille casi, con un decremento del 4,4% (nel 2010 il calo era stato pari al -7,6%).

La contrazione degli infortuni ha accomunato tutti i rami delle attività economiche: entrando nel dettaglio, nel comparto industriale gli infortuni appaiono in flessione del 10% con una diminuzione più pronunciata che viene registrata nell'industria (-9,9%), in presenza di un calo occupazionale dello 0,6%, seguita dall'agricoltura (-6,3%) - dove il decremento degli occupati secondo Istat è stato dell'1,9% - e dai servizi (-4,2%), caratterizzati invece da un aumento degli occupati dell'1%. Da segnalare anche l'andamento nelle costruzioni (-11,0%), influenzato anche dalla diminuzione significativa degli occupati (-5,3% rispetto al 2010). Nei casi mortali si distingue per la contrazione più alta l'ambito dei servizi (-8,8%), a fronte del settore ndustriale, che si attesta al -2,1% (da segnalare, tuttavia, come le costruzioni diminuiscano del 10,6%). Si rileva, infine, un leggero aumento nell'Agricoltura (+2,7%).

A livello territoriale, la riduzione degli infortuni è stata generalizzata, con un calo equivalente al Nord e al Centro (-6%) e uno maggiore nel Mezzogiorno (-8,1%). Il risultato del Nord e del Mezzogiorno è stato conseguito, peraltro, in concomitanza ad una flebile ripresa occupazionale nel territorio (rispettivamente +0,7% e +0,2%), mentre al Centro gli occupati hanno visto una lieve riduzione (0,1%) rispetto all'anno precedente. Nei casi mortali si distingue il dato relativo al Mezzogiorno, con una contrazione significativa del 10,2%, mentre il Centro e il Nord sono caratterizzati da un calo rispettivamente del 2,5% e dell'1,1%.

Dai dati acquisiti, si registra una diminuzione degli infortuni sul lavoro maggiore negli uomini più che nelle donne, con un decremento più sensibile per i primi (-6,8% contro -5,5%), peraltro giustificato anche dall'andamento occupazionale rilevato dall'Istat: il moderato aumento dello 0,4% degli occupati nel 2011 è dovuto, infatti, quasi esclusivamente al genere femminile (+1,2%, contro il -0,1% maschile). Forte, invece, la differenza tra i due sessi per i casi mortali: il calo del 4,4% è influenzato esclusivamente dalla componente maschile (da 895 decessi nel 2010 agli 840 stimati nel 2011, -6,1%). Purtroppo, per le lavoratrici, è stato riscontrato invece un sensibile aumento dei decessi (+15,4%), passati dai 78 casi del 2010 ai 90 stimati del 2011: tale aumento è dovuto agli episodi "in itinere" che, per le vittime di sesso femminile, rappresentano più della metà del totale.

Tra i numeri emersi spicca il forte incremento delle malattie professionali, risultando evidente l'incremento delle denunce. Ciò è dovuto a diverse cause: Da un lato l'emersione delle cosiddette malattie "perdute", grazie a una più matura consapevolezza di lavoratori e datori di lavoro, favorita dalle iniziative di istituzioni e organizzazioni; dall'altro l'inserimento delle patologie muscolo-scheletriche nelle nuove tabelle delle malattie professionali consente un percorso più agevole per il riconoscimento del nesso di causalità tra esposizione al rischio e insorgenza della malattia. In notevole aumento anche le denunce di più malattie per un unico lavoratore, connesse alla sua mansione e per lo stesso rischio.

Per ulteriori approfondimenti:

Marco Michelli

  sito dell'Inail: www.inail.it