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Briciole di pane

Il peer-to-peer rivoluzionerà la sicurezza stradale

Vehicle-to-Vehicle, il nuovo dispositivo della GM, sarà sulle auto entro il 2015

Roma, 11 ottobre 2011 - Il peer-to-peer ha rivoluzionato negli ultimi anni l’acquisizione e lo scambio di dati e oggetti tramite internet. In un futuro molto vicino, potrebbe anche ridisegnare la realtà di un’altra rete, quella stradale. È questa la promessa di un nuovo ed economico dispositivo denominato Vehicle-to-Vehicle (V2V), che si basa sulla comunicazione continua e in tempo reale tra le autovetture.

Il sistema è stato testato su prototipi della General Motors dal 2004, e potrebbe essere installato dalle case automobilistiche di Stati Uniti ed Europa già nel 2015, rappresentando un enorme passo in avanti nella sicurezza stradale. La notizia è stata confermata dall’ing. Mike Hammer (vehicle regulation and certification manager di GM Australia), nel corso del secondo summit sui Sistemi di Trasporto Intelligenti (ITS) che si sta svolgendo in Australia.

Il sistema della GM consente ai veicoli di inviare e ricevere informazioni sulle rispettiva posizione e velocità, segnalando al guidatore eventuali pericoli e riducendo notevolmente i rischi legati a errori umani o situazioni che l’automobilista non può controllare (ad esempio, presenza di veicoli che si trovano al di fuori del capo visivo). È proprio questo aspetto a determinare l’importanza del V2V, che secondo Hammer rappresenta “uno dei singoli progressi più grandi nella sicurezza automobilistica dall'invenzione della cintura di sicurezza e del controllo elettronico della stabilità”. Infatti, dal momento che le autovetture sono divenute negli anni sempre più sicure, il ruolo dell’errore umano negli incidenti sta diventando progressivamente dominante, soprattutto nelle collisioni laterali.

Uno studio del Centro di Ricerca sugli Incidenti della Melbourne's Monash University, basato sul monitoraggio di 25 guidatori su una strada urbana di 21 km con 29 incroci, ha rilevato una media di 12 errori per ognuno. "La metà degli errori - ha commentato Hammer - si è verificato in corrispondenza delle intersezioni”. Inoltre uno studio statistico del Centro per la Ricerca sulla Sicurezza Automobilistica della University of Adelaide ha concluso che l'87 per cento degli incidenti nelle aree urbane dell’Australia del Sud è causato da semplici errori umani, e il team della Monash University ha previsto che le tecnologie intelligenti per la sicurezza dei veicoli potrebbero ridurre del 35 per cento gli infortuni stradali gravi. "Questi miglioramenti - ha detto Hammer - sono ben al di là degli obiettivi più ambiziosi del governo, e di quello che potrebbe essere raggiunto con altre tecnologie".

Il Vehicle-to-Vehicle, in particolare, costituisce una delle poche tecnologie efficaci per la prevenzione di impatti laterali e collisioni che avvengono alle intersezioni tra le strade. In questi anni è stato provato in una serie di test sulla sicurezza, su veicoli forniti di altri dispositivi che potrebbero portare nel giro di dieci anni alla realizzazione di automobili che si guidano da sole: controllo di crociera basato sul sistema follow-the-leader, avviso di uscita di corsia e altre tecnologie già utilizzate nelle macchine più lussuose.

Proprio su questo aspetto si è soffermato infine Hammer: "Molte di queste tecnologie sono già disponibili, ma si vedono solo su veicoli molto costosi. La bellezza di V2V è che è molto economico”. Un dispositivo, dunque, che potrà essere utilizzato su tutte le automobili, sulle moto e anche dai ciclisti che si doteranno di transponder.

Matteo Martellacci