Incidentalità e monitoraggio dei livelli di sicurezza stradale
E' opportuno che l'Ente gestore disponga di dati aggiornati relativi ai sinistri
Roma, 17 dicembre 2012 - Poche cose sono significative come i dati sull’incidentalità, per comprendere stato e qualità della mobilità stradale. Tali dati, se correttamente raccolti e interpretati, possono anche essere utili a ridimensionare erronee convinzioni, piuttosto diffuse. Un esempio, quasi paradigmatico: non è vero, contrariamente a quanto di solito si pensa, che il trasporto merci su strada sia particolarmente generatore di incidenti e, quindi, pericoloso. Nell’autotrasporto, gli incidenti sono diminuiti del 17,9% in dieci anni (2000-2010).
Analizzando i soli dati relativi ai conducenti ritenuti responsabili del sinistro già sulla base del modello compilato dall’autorità di polizia, si scopre che soltanto nell’8% dei casi si tratta di un guidatore di mezzo pesante; mentre il traffico “pesante” – prendendo l’unico dato appropriato al riguardo, quello veicoli/km, peraltro disponibile solo per il comparto delle autostrade a pedaggio – è ben il 22% del traffico veicolare complessivo. Insomma: guidatori professionali aumentano il livello di sicurezza stradale.
Purché, è ovvio, siano anche guidatori “professionisti”, lavoranti nella legalità e soggetti a controlli su strada. Se ne è parlato il 30 novembre scorso a Verona, nell’ambito di un convegno organizzato dal Comitato Centrale dell’Albo degli Autotrasportatori. Peraltro, a livello generale, dati e statistiche sugli incidenti sono ancora poco utilizzabili (e utilizzati) nella politica infrastrutturale-trasportistica, a causa di alcuni vizi di fondo che ne pregiudicano la piena attendibilità. E’ come se, sui dati in questione, non potesse esplicarsi appieno un potenziale cognitivo solo latente. I motivi, sono sempre i soliti: eterogeneità delle fonti, mancanza di uniformità temporale nelle rilevazioni, incompletezza delle banche dati esistenti. Anche in questo ambito specifico, insomma, non si può prescindere da una visione olistica, dalla collaborazione tra Enti diversi, dalla tante volte invocata capacità di “fare sistema”.
Qualcosa, comunque, si muove: lo scenario offre spunti positivi, primi passi verso un superamento delle criticità. Ne è un esempio la recente costituzione, ad opera dell’ISTAT, di un Gruppo di Lavoro interistituzionale con l’obiettivo di procedere alla “Ristrutturazione del modello di rilevazione ISTAT su incidenti stradali con lesioni a persone”. Il nuovo modello saprà sintetizzare i contributi e le esperienze di molte Amministrazioni, per una rinnovata attenzione all’eziologia del sinistro. Come pure destano interesse alcune novità legislative (segnaliamo l’articolo 47 della Legge 120 del 2010) che sembrano sottintendere una valorizzazione del ruolo dell’Ente proprietario della strada nella tenuta di dati e statistiche sull’incidentalità. Una linea di tendenza, quest’ultima, a nostro avviso, che va nella giusta direzione, privilegiando una responsabilizzazione informativo-conoscitiva del soggetto “fisso” (il proprietario dell’infrastruttura, appunto) rispetto a soggetti, per forza di cose, “variabili” (assicuratori, soccorritori, forze di polizia effettuanti la rilevazione, strutture del servizio sanitario e quant’altri).