Incidenti stradali e mortalità: l'Italia migliora ed è nella media europea
I dati dell'ultimo Rapporto ACI-ISTAT
Roma, 6 novembre 2014 - Seppure con alcuni anni di ritardo, nel 2013 l'Italia ha finalmente raggiunto l'obiettivo europeo del dimezzamento del numero di vittime sulla strada, registrando, secondo l'ultimo Rapporto ACI-ISTAT, presentato nei giorni scorsi a Roma, il 52, 3% di decessi in meno rispetto al 2001.
Questo dato incoraggiante consente al nostro Paese di essere in linea con il resto del continente anche nel tentativo di ottenere un ulteriore dimezzamento delle vittime entro il 2020, obiettivo fissato dalla Commissione europea e dalle Nazioni Unite. I dati sulla riduzione dell'incidentalità riferiscono infatti di una media europea che si assesta nel periodo 2010-2013 attorno al -17,7%, percentuale che equivale a quella italiana. Per quanto riguarda specificatamente gli incidenti mortali, il nostro Paese, nel medesimo periodo, si presenta lievemente al di sopra della media, con 56,2 di morti sulla strada per milione di abitanti, contro i 51,6 dell'Europa a 28. Secondo l'analisi di Aci ed Istat, comunque, la riduzione degli incidenti stradali registrata in Italia lo scorso anno ha consentito di risparmiare 368 vite umane, circa il 10% in meno rispetto al 2012.
Non è tutto. Tra i risultati più confortanti vi è anche la riduzione degli incidenti mortali a danno degli utenti deboli, come ciclisti e motociclisti. Queste due categorie hanno registrato rispettivamente un calo del tasso di mortalità del 14 % e del 14,5% rispetto al 2012, segno che alcune delle strategie messe in campo per la loro tutela stanno funzionando. D'altro canto, gli interventi mirati possono avere luogo ed essere tanto più efficaci quanto maggiore è la conoscenza di un dato fenomeno. Come ha ricordato anche il Presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, intervenuto alla presentazione del Rapporto, nel trattare la categoria degli utenti deboli della strada, gruppo a sua volta variegato, "E' importante condurre degli studi ad hoc, in particolare sull'utilizzo di vari servizi e strumenti per la sicurezza, tipicamente l'uso casco o delle cinture di sicurezza. Da questo punto di vista - ha sottolineato alleva- l'Istituto ed altri enti di ricerca possono dare un contributo specifico".
Il quadro generale, così positivamente presentato, nasconde tuttavia delle ombre, punti deboli su cui occorre lavorare ancora e meglio. Uno degli elementi preoccupanti riguarda per esempio l'incidentalità e la mortalità sulle strade urbane. Tra le principali cause vi sono il mancato rispetto delle regole di precedenza o del semaforo e la guida distratta. Errori, questi, che nel 2013 hanno determinato 136.438 incidenti, pari al 75,3% del totale, nonché causato il 42% dei decessi.
"Nonostante si sia ridotto il numero di incidenti stradali, registriamo ancora oltre il 40 percento delle vittime nelle aree urbane. E' un dato preoccupante", ha riferito il Presidente dell'Aci Angelo Sticchi Damiani. Per contrastare questo fenomeno, Sticchi Damiani invita le municipalità a fare di più, "I Comuni devono utilizzare il 50 percento delle multe in opere di sicurezza stradale". Tra i lavori più urgenti suggeriti dal Presidente dell'Aci c'è la messa in sicurezza degli attraversamenti pedonali, per renderli ben illuminati, evitando così di giocare alla roulette russa attraversando la strada, la sostituzione alcuni incroci semaforici con delle rotatorie, infine la realizzazione di piste ciclabili, sicure e vere.
Il trend positivo non deve dunque far abbassare la guardia, deve piuttosto incentivare a continuare sulla strada intrapresa.
Lo stimolo a perseguire obiettivi sempre più ambiziosi deve poi venire direttamente dall'osservazione dei dati più recenti, spietati e crudeli, forniti dall'asfalto: nel 2013 in Italia si sono verificati 181.227 incidenti stradali con lesioni a persone. 3.385 morti e 257.421 feriti. Ogni giorno dell'anno passato sono morte in media 9 persone a causa di un incidente, in 705 hanno subito lesioni.
La spinta a migliorare infine si rafforza guardando a questi non come a semplici numeri ma come ad esseri umani la cui vita è stata bruscamente spezzata o è cambiata per sempre.