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Briciole di pane

Incidenti stradali, oltre un milione di vittime sulle strade del mondo

Drammatici i dati evidenziati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità

Roma, 23 ottobre 2015 - 1,25 milioni di morti, nel mondo, a causa degli incidenti stradali. Lo evidenzia, in un rapporto, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Se non cambia il trend, raggiungeranno i due milioni nel 2020. Ogni ventiquattro ore, in pratica, si contano oltre 3.000 morti. “E’ come se ogni giorno cadessero dieci Boing 777 con tutti i passeggeri a bordo”, rileva la Fia (Federazione Internazionale dell’Automobile). Sono cinquanta milioni le persone che rimangono ferite a seguito dei sinistri. In assenza di una decisa inversione di rotta, si attesteranno sugli ottanta milioni nel 2020. Altro aspetto doloroso: ogni giorno, sulle arterie del mondo, perdono la vita 500 bambini. Il 50% dei decessi, inoltre, interessa i cosiddetti “utenti vulnerabili” (pedoni, ciclisti, motociclisti). I motociclisti sono una categoria particolarmente “a rischio” e costituiscono il 23% di tutti i decessi su strada, seguono i pedoni (22%) e i ciclisti (4%).

"Le vittime del traffico stradale rappresentano un tributo inaccettabile, in particolare nei Paesi poveri - ha sottolineato Margaret Chan, direttore generale dell'Oms -. Gli Stati che hanno avuto più successo nel ridurre il numero di morti per incidenti stradali hanno raggiunto questo obiettivo migliorando la legislazione, la sua applicazione e rendendo le strade e i veicoli più sicuri. Ci stiamo muovendo nella giusta direzione: il rapporto mostra che le strategie per la sicurezza stradale stanno salvando vite umane. Ma ci dice anche che il ritmo del cambiamento è troppo lento".

Sotto accusa ci sono, come noto, tra l’altro, l’eccesso di velocità, la guida in stato di ebbrezza, il non indossare il casco e le cinture di sicurezza, il mancato o erroneo utilizzo del seggiolino per i bambini. Incoscienza, superficialità, sciatteria e altro ancora sono alla base di sinistri, nella maggior parte dei casi, che il buonsenso avrebbe consentito di evitare. Non è, infatti, solo un problema (quando lo è) d’infrastrutture e controlli deputati alla prevenzione e all’accertamento delle regole che sovrintendono la circolazione. E’, molto più spesso, un fenomeno riconducibile a condotte di guida erronee. Non ci si può, infatti, mettere al volante quando si è in condizioni psico-fisiche alterate. Non si viaggia senza avere le cinture di sicurezza allacciate. Non si può andare in moto senza indossare il casco. I bambini, è appena il caso di rammentarlo, devono essere, una volta in macchina, correttamente assicurati al seggiolino.

Ci sono un’infinità di variabili che incidono sulla mobilità. Investigarle e individuarne il nesso causale con gli incidenti può servire a contrastarli in maniera più incisiva.

Carlo Argeni