Internet per il 53% delle famiglie italiane, banda larga per il 39%
I dati presentati dall'Osservatorio "Il Futuro della Rete", promosso dalla Presidenza della IX Commissione permanente della Camera dei deputati
“In Italia solo il 53% delle famiglie ha un collegamento a internet (contro una media nella UE a 27 del 65%) mentre internet a casa in larga banda è una realtà per appena il 39% delle famiglie (contro una media UE del 56%)”. È questo lo scenario presentato dall’Osservatorio “Il futuro della Rete”, promosso dalla Presidenza della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati a seguito dell’indagine conoscitiva “Sull’assetto e sulle prospettive delle nuove reti del sistema delle comunicazioni elettroniche” del 2008.
Dallo studio dell’Osservatorio, centrato sulla diffusione delle reti telematiche e dei servizi on-line, emerge come siano ancora 2,3 milioni gli italiani del tutto privi di copertura o con problemi di accesso alla rete. Inoltre, circa 23 milioni di italiani, pari al il 38% della popolazione nazionale, sono attualmente esclusi dall’ultra broadband, tecnologia che porta la velocità di navigazione fino a 100 Megabit al secondo.
Il confronto con gli altri Paesi europei evidenzia un ritardo della nostra Nazione, che si colloca agli ultimi posti nella diffusione delle connessioni in banda larga tra le famiglie: dopo l’Italia, infatti, si trovano solamente Grecia, Bulgaria e Romania (bisogna però registrare che, se si considera anche l’accesso broadband in mobilità, il gap si riduce). Dalle rilevazioni OCSE emerge che anche la diffusione dei computer nelle famiglie italiane, pur presentando un andamento positivo negli ultimi due anni, non si attesta ancora su buoni livelli, fermandosi ad un valore del 56% contro una media europea del 68%.
L’Osservatorio “Il futuro della Rete” sottolinea come gli investimenti pubblici per la larga banda, che ammontano a 1,3 miliardi di Euro tra il 2004 e il 2009, nonché i vari piani regionali e territoriali anti-digital divide, si siano dimostrati insufficienti per ridurre il gap del nostro Paese. Le rilevazioni segnalano che nel periodo preso in esame gli interventi pubblici hanno contribuito alla riduzione del digital divide per circa il 5% della popolazione, cui si aggiunge un contributo dell’8% da parte di Telecom Italia.
È quindi necessario porre rimedio al ritardo registrato nella Penisola, come ha sottolineato l’Onorevole Mario Valducci, Presidente della Commissione Trasporti, Poste e Tlc della Camera dei Deputati:
“E’ urgente – ha affermato Valducci – fissare le tappe di una “roadmap” per la digitalizzazione dei contenuti e dei servizi come volàno per la banda larga. Il Sistema Paese non può più aspettare. Bisogna discutere e condividere rapidamente tra Istituzioni, operatori e società civile la tempistica dello switch-off dalla carta ai contenuti digitali. In questo senso la Pubblica Amministrazione può dare un contributo virtuoso determinante”.
Il digital divide nella popolazione italiana è dovuto essenzialmente a fattori anagrafici, socio-professionali e geografici.
Innanzitutto, l’utilizzo di internet è molto più diffuso nelle fasce più giovani della popolazione rispetto a quelle più anziane, e questo ci differenzia dai Paesi più avanzati, dove non esiste quello che l’Osservatorio definisce il “fattore età”.
L’utilizzo di Internet è anche correlato al livello di istruzione e alla condizione socio-professionale. Gioca un ruolo fondamentale in proposito l’inserimento in un contesto lavorativo, in quanto il luogo della prima alfabetizzazione alle nuove tecnologie risulta spesso essere l’ambiente di lavoro.
Bisogna infine considerare i fattori geografici, in quanto si riscontra un notevole svantaggio del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese: al Sud la percentuale di esclusi dalla “rivoluzione digitale” sfiora il 65%, mentre si ferma al 53% nel Nord ed al 55% nel Centro Italia. È inoltre presente un divario tra le aree metropolitane e quelle periferiche: ad esempio, nei comuni con una popolazione inferiore ai 2.000 abitanti la percentuale di chi non ha mai usato internet è di poco superiore al 66%.
L’Osservatorio ha potuto constatare che in tutti i Paesi dove è in corso una forte accelerazione dello sviluppo della rete in fibra siano state realizzate forme diversificate di intervento pubblico. Per questo è necessario individuare un programma di interventi, ed è stato lo stesso Presidente della IX Commissione Mario Valducci ad esporre le priorità:
“Sono individuabili da subito – ha affermato Valducci – 5 azioni strategiche :
• Mettere a sistema tutte le infrastrutture di rete in larga banda necessarie per la competitività del Sistema Paese. La rete in larga banda è essenziale per la competitività attuale e futura del nostro Paese. Anche l’Italia deve seguire la strada di recente tracciata da economie avanzate come gli USA, la Corea, il Giappone, la Gran Bretagna e puntare con determinazione sullo sviluppo dell’infrastruttura di rete con un programma realistico di iniziative che ne permettano la realizzazione su un orizzonte di medio-lungo periodo. Lavorare da subito su un progetto nazionale condiviso di sviluppo della banda ultra larga attraverso l’integrazione delle piattaforme e su basi di neutralità tecnologica.
• Realizzare il catasto delle infrastrutture di rete come strumento di governance. Per una efficace pianificazione e governance degli investimenti è necessario realizzare una mappatura - a disposizione dei soggetti pubblici e privati - di tutte le reti esistenti e delle principali infrastrutture civili che possono essere utilizzate per accelerare la diffusione delle reti di nuova generazione NGN.
• Attivare una cabina di regia Stato-Regioni per mettere a sistema le reti esistenti e coordinare gli interventi futuri. Oggi abbiamo già 24.000 km di tratta di fibra ottica pubblica posata e innumerevoli piani locali anti digital divide e per l’accesso alla rete con tante iniziative disperse e frammentarie. E’ necessaria una cabina di regia Stato-Regioni specifica sui temi della rete per coordinare gli interventi infrastrutturali, armonizzare il quadro regolamentare e amministrativo superando difformità territoriali che penalizzano gli investimenti e definire i percorsi - anche a velocità differenziata - di “switch-off” dei servizi pubblici immaginando delle premialità per quelle Regioni che si impegnino a realizzare i piani nel rispetto delle tempistiche previste.
Così come è essenziale Definire il piano di investimenti sulla larga banda. Occorre finalizzare un piano per il superamento del digital divide infrastrutturale. Serve un Piano di investimenti Stato/Regioni sulla rete che dica con chiarezza: quali risorse, quali meccanismi di governance, quali regole per salvaguardare la concorrenza, assicurando un quadro di finanziamenti stabile e continuativo nel tempo.
• Individuare regole di sviluppo certe a tutela della concorrenza e degli utenti. Devono essere definite regole che, da un lato, tutelino la concorrenza in modo da garantire agli operatori il ritorno sugli investimenti e, dall’altro, tutelino gli utilizzatori che devono poter contare sulla banda larga come “servizio universale”.
• Prevedere lo “switch-off” dei servizi pubblici da cartacei a digitali. La Pubblica Amministrazione può accelerare il processo di digitalizzazione complessiva del Paese spostando su internet la domanda e l’offerta di servizi pubblici. Serve uno “switch-off” simile a quello determinato nel passaggio dalla tv analogica a quella digitale entro una data certa, realistica, ma inderogabile, entro la quale la PA si deve impegnare a rendere disponibili tutti i principali servizi pubblici solo in modalità digitale e telematica, incentivando così la domanda di connessione in larga banda.
Al contempo si deve Rafforzare la domanda di servizi e contenuti digitali. Lo sviluppo di una domanda forte di servizi a banda larga e ultralarga è la condizione principale per favorire gli investimenti. Ecco, allora, che occorre mettere in campo iniziative innovative di incremento della domanda attraverso progetti di alfabetizzazione informatica e di sensibilizzazione dei cittadini e PMI all’uso dei servizi on-line, anche attraverso l’uso di mediatori telematici.”
Lo scenario attuale offre un’opportunità di sviluppo, dovuta alla presenza di importanti tratte di rete pubblica in fibra ottica che possono essere integrate all’interno di un “piano per la rete nazionale in larga banda”. La copertura dei servizi di connettività a banda larga su rete fissa (ADSL soprattutto) raggiunge il 96% della popolazione italiana, e sale al 97% se si considerano le tecnologie mobili wireless.
Lo Stato può quindi assumere un ruolo fondamentale in un ambito che si sta rilevando sempre più importante e strategico. È questo l’auspicio dell’Osservatorio “Il futuro della Rete”, che in proposito ha precisato come la rete NGN sia al giorno d’oggi “una infrastruttura irrinunciabile per la competitività futura del Paese”, sottolineando però la necessità di assumere una prospettiva di interazione tra le molteplici opzioni tecnologiche esistenti.