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Briciole di pane

La sentenza Thyssen e la prima inchiesta sullo stress lavoro correlato

Cambia la dottrina sulla sicurezza sul lavoro

Roma, 21 aprile 2011 - A tre anni dall’introduzione del decreto Legislativo 81, inerente la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, appare chiaro che la dottrina stia modificando i propri dettami. In particolare, sono due recenti episodi a porre le basi per nuove, rigorose ed estensive, interpretazioni: la sentenza della II Corte d’Assise di Torino sulla tragedia della Thyssen e la prima inchiesta condotta in Italia sulla mancata valutazione dello stress da lavoro correlato.
Entrando nel dettaglio, la sentenza relativa al rogo nello stabilimento della Thyssen di Torino (nel quale persero la vita sette operai il 6 dicembre 2007), ha evidenziato tra l’altro, la conferma dell’accusa del reato di omicidio volontario con dolo eventuale per l’AD dell’azienda. Di fatto la sentenza, che già è divenuta un precedente di assoluto rilievo nel panorama normativo, ribadisce l’indicazione per la quale l’obbligo di valutare il rischio risulti carico del datore di lavoro e non sia delegabile: ciò significa richiamare le imprese ad una maggiore attenzione per la tutela della sicurezza, nonchè una ulteriore garanzia per i lavoratori nello svolgimento delle proprie mansioni. 
Invero, pur avendo ricevuto minore eco, rappresenta una nuova indicazione per le inchieste a venire anche l’iscrizione nel registro degli indagati di sette aziende piemontesi per non avere valutato in modo corretto il rischio da stress del proprio personale. Si tratta della prima inchiesta del genere avviata in Italia in materia di violazione dell'articolo 29 del D.lgs 81/08 sulla sicurezza del lavoro.
La normativa prevede che il mancato rispetto del documento di valutazione del rischio possa arrivare a comportare l'arresto fino a otto mesi e ammende fino a 15 mila euro. Da un primo esame, appare che le indagini della Procura abbiano evidenziato che il metodo di accertamento seguito dalle imprese non fornirebbe un quadro reale della situazione di stress lavoro correlato perché basato solo su alcuni parametri: tale parzialità avrebbe portato a sottovalutare in modo evidente problemi e disagi denunciati, al contrario, dai lavoratori intervistati dai medici aziendali o dal personale incaricato.
A evidenziare questo punto è stata proprio una squadra di psicologi che, su incarico del pubblico ministero Raffaele Guariniello, ha esaminato e studiato i documenti di valutazione ritenendoli tutti non idonei.
In attesa della sentenza, ricordiamo che ANAS, prima tra le Società per azioni a capitale pubblico, ha completato (entro la scadenza del 31 dicembre 2010, prevista dalla normativa), un’analisi mirata proprio a conoscere la rilevanza dello stress lavoro correlato nelle sedi aziendali. I risultati dell’indagine, rivolta ai dipendenti delle diverse unità lavorative nazionali ANAS, hanno evidenziato che nella società non c’è un livello di stress critico in nessuna delle aree indagate, in controtendenza con quanto emerge dai dati nazionali che evidenziano come sia il 27% dei lavoratori a soffrire di stress, facendo emergere anche spunti per ottimizzare il rendimento dei lavoratori stessi e per dare vita ad un ambiente di lavoro sempre più efficiente.  

Marco Michelli