La sicurezza stradale passa anche attraverso lo smartphone
Una app consentirà di rilevare il livello del tasso alcolemico
Roma, 16 ottobre 2013 - Telefonini sempre più protagonisti della nostra quotidianità. Anche in tema di sicurezza stradale. E’ di questi ultimi giorni la notizia che una app scaricata sugli smartphone, denominata Breathometer, consentirà di misurare il tasso alcolemico direttamente dal cellulare.
Un piccolo dispositivo connesso al cellulare, in pratica, indicherà il dato relativo. In più, quantificherà il tempo occorrente per tornare alla situazione di normalità indispensabile per rimettersi alla guida in condizioni di sicurezza (propria e altrui). Il costo dell’applicazione sembra alquanto accessibile, circostanza che dovrebbe favorirne la diffusione. La sua utilità, dal punto di vista della riduzione degli incidenti stradali, ci pare indubbia. Oltretutto, è coerente a una “filosofia” di fondo che, sia pure con modalità e percorsi diversi, sta prendendo piede nel complesso settore della gestione di circolazione e traffico: la responsabilizzazione dell’utente.
Una filosofia che ANAS Spa, nel proprio campo di attività, ben conosce: dai trasporti eccezionali alle licenze e concessioni inerenti il sedime stradale, tanto per dirne una, la tendenza a favorire forme di autocertificazione e autoverifica sembra consolidarsi. Analogamente, la diffusione di Breathometer e di altri dispositivi simili potrebbe, in un’ipotesi evolutiva di lungo termine, portare, finalmente, a un quadro sociale in cui si dà per scontato che, se un veicolo si è messo in moto, è perché il conducente ha verificato di avere un tasso alcolemico a norma.
Ma con una doverosa precisazione: il principio di responsabilizzazione dell’utente è efficace, in ogni caso, solo se accompagnato da controlli su strada, che portino a sanzioni severe, certe, comprensibili e immediatamente esecutive. Così non è, purtroppo. E per motivi che attengono assai più al decisore politico che all’impegno delle Forze dell’Ordine. Le innumerevoli modifiche subite, in meno di vent’anni, dall’art. 186 del Codice della Strada (guida in stato di ebbrezza) stanno a dimostrarlo.
E, in effetti, sulle strade si continua a morire. Anche se, come si evince dal rapporto ACI-ISTAT su sinistri, morti e feriti verbalizzati dalle Forze dell'Ordine nel corso del 2011, si rileva un significativo calo in termini di percentuali: 205.638 sinistri nel 2011, con una riduzione del 2,7% rispetto all'anno precedente, che hanno causato 3.860 morti (-5,6%) e 292.019 feriti (-3,5%). Il 76,4% degli incidenti si verifica sulle strade urbane, con una percentuale di morti del 45,2% e di feriti del 72,5%.
Le prime cause, è stato rilevato, sono la guida distratta o l'andamento indeciso, responsabile del 16,9% dei sinistri; il mancato rispetto delle regole di precedenza e del semaforo, responsabile del 17,5% degli incidenti; e la velocità elevata: 11,5%. Insomma: motivi attinenti al comportamento umano.
Il calo della mortalità, rispetto a quello della incidentalità, è notevole e, probabilmente, va in buona parte imputato alle ultime soluzioni tecnico-costruttive, adottate tanto dalle case automobilistiche quanto dagli enti proprietari di strade, che agiscono sugli effetti del sinistro.