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Briciole di pane

La strada non è un "costo" ma un investimento

Le vie di comunicazione veicolano il progresso e generano valore

Roma, 21 settembre 2015 - "Conoscere per deliberare" diceva Luigi Einaudi. Noi, molto più modestamente, siamo anche per il "conoscere per intervenire". Il campo d'azione, quindi, non è la politica e l’attività del legislatore ma, a livello più operativo, la sicurezza stradale.

Conoscere vuol dire, in questo specifico settore, disporre innanzitutto di banche-dati aggiornate nelle quali reperire tutto quello che riguarda le caratteristiche di un’arteria. Ad esempio: lo stato della pavimentazione; la segnaletica orizzontale e verticale presente; il posizionamento dei tombini e delle caditoie; gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria effettuati nel corso degli anni; i “punti neri”; il tasso d’incidentalità.


In pratica: una sorta di Dna dell’infrastruttura, che consenta una sua esaustiva rappresentazione a chi ha la necessità di conoscerla in maniera approfondita. A gestirla, a nostro avviso, dovrebbe essere l’Ente proprietario della strada.


Le varie informazioni provenienti dai diversi soggetti che operano sul tratto di riferimento (Forze dell’Ordine e non solo) sarebbero prontamente inserite nel database, per essere poi messe a fattore comune.


La mappatura dell’infrastruttura, secondo questo approccio, consentirebbe provvedimenti mirati sul fronte della manutenzione e, più in generale, della sicurezza stradale. Con un evidente risparmio economico (proprio perché le azioni messe in campo sono finalizzate) e di uomini (la Polstrada interverrebbe soltanto dove effettivamente è necessaria la presenza di una pattuglia).


Attualmente, da quanto ci risulta, con alcune eccezioni ogni singolo soggetto che, a qualunque titolo, opera sulla strada gestisce una mole di dati specifici relativi all’attività svolta. Un patrimonio di elementi la cui lettura, ove sommati e incrociati ad altri, potrebbe dare una rappresentazione quanto più esaustiva dell’arteria oggetto di analisi.


Potremmo contare, in pratica, su informazioni di dettaglio del patrimonio stradale. Certificate, e non è poco, proprio dagli Enti che le hanno acquisite e successivamente condivise.


Un tale metodo di lavoro denoterebbe, inoltre, un approccio differente rispetto al complesso sistema-strade. Non più intese, quest’ultime, sostanzialmente, come ‘costi’ ma, piuttosto, come ‘investimenti’ funzionali all’economia del Paese.


Ogni attività posta in essere su qualunque arteria potrebbe/dovrebbe prevedere, “a monte”, la realizzazione di almeno un business-plan che ne individui il rapporto costi/benefici. Questo, attraverso gli strumenti tipici quali: le analisi del mercato potenziale e della concorrenza; la Swot analysis; il business case; la user experience. Non sarebbe male, poi, una valutazione ex post per accertare la corrispondenza di quanto realizzato a quello che si era preventivamente ipotizzato (miglioramento flussi di traffico, eliminazione tratti pericolosi ecc..). D’altronde, gli Enti gestori delle strade hanno, al loro interno, professionalità e know-how per essere, sempre di più, al servizio della collettività.

Carlo Argeni