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Briciole di pane

Per l'auto elettrica il futuro è vicino

Previsto entro il 2020 un terzo delle vendite complessive. L'analisi di Deloitte

Roma, 11 maggio 2011 - Per l’auto elettrica ormai è questione di poco tempo: entro il 2020, infatti, questo tipo di veicoli e le altre motorizzazioni verdi rappresenteranno fino a un terzo delle vendite complessive nei mercati sviluppati e fino al 20% nelle aree urbane dei mercati emergenti. E’ quanto prevede Deloitte in una analisi del comparto automotive - discussa in un convegno dal titolo "Da dove passa il futuro del settore automotive", che ha dedicato una sezione dedicata proprio ai veicoli elettrici (VE) -  e che sottolinea: “La corsa ai VE sta entrando nel vivo: va ricordato che si tratta di veicoli che soddisfano appieno, con un range massimo di 200 km, le esigenze di mobilità di chi effettua spostamenti quotidiani su brevi distanze (ben l’87% degli europei percorre infatti meno di 60km al giorno) e prevedono costi di manutenzione inferiori del 20% circa rispetto a quelli di un’auto tradizionale”.
Deloitte, tuttavia, compie una analisi dettagliata e impietosa del mercato e delle aspettative degli automobilisti europei nei confronti dei veicoli elettrici. Prima di tutto, per oltre l’80% degli utenti la facilità e il costo della ricarica, insieme all’autonomia, costituiscono elementi estremamente o molto importanti per considerare l’acquisto, oppure il noleggio, di un veicolo di questo tipo. Ma la grande maggioranza ha aspettative che attualmente il mercato non è in grado di offrire: no a prezzi più alti per l’acquisto, una autonomia di almeno 480 km, meno di 2 ore per ricarica e una larga disponibilità di stazioni “di rifornimento di energia” in luoghi pubblici.
Insomma,  non è possibile prevedere da subito un futuro completamente elettrico per l’auto, ma certamente gli spazi per questo tipo di propulsione cresceranno notevolmente. Si tratta di capire, in questo ambito, come si porranno l’Italia e la Fiat in particolare.  Che la partita sia comunque importante, è assodato. “Il sentimento ‘verde’ che si sta diffondendo in tutti gli ambiti dell’economia – dicono ancora gli analisti di Deloitte -, nel mercato dell’auto avrà le potenzialità per essere portatore di grossi cambiamenti in tutta la filiera, creando opportunità di business innovation per i diversi attori coinvolti”. L’impatto dell’auto elettrica può quindi offrire notevoli opportunità per almeno tre ambiti d’imprese: gli operatori del settore dell’energia elettrica, i costruttori di batterie  e i fornitori di servizi assistenziali e/o finanziari.
A vincere nella competizione, ovviamente, saranno le imprese più avanzate tecnologicamente, ma anche quelle che riusciranno ad “arrivare prima”. “Il time to market  - dice ancora Deloitte - sarà l’elemento decisivo. I follower sconteranno un ritardo tecnologico che potrà condizionare in maniera rilevante la capacità di rientrare da investimenti fatti se non nel lungo periodo”.
Se le prospettive sono buone, però, occorre tenere conto della quantità di lavoro ancora da compiere. Deloitte rileva, infatti, la presenza di diverse barriere alla diffusione dei veicoli elettrici. “E’ vero che l’auto elettrica sarà un’opportunità per i molteplici attori coinvolti – viene quindi aggiunto -, ma essendo un nuovo mercato sarà di fondamentale importanza, soprattutto per i primi, lo sviluppo di adeguate analisi di fattibilità e piani strategici di sviluppo”. Uno degli elementi di rischio sarà anche costituito dal fatto che non esistono ad oggi esempi passati a cui fare riferimento.
Ma guardando più da vicino il comparto, quali possono essere gli impatti dell’auto elettrica sui diversi attori del sistema dell’automotive?
In primo piano Deloitte pone i produttori di batterie che vedranno ampliare maggiormente le opportunità di business nei prossimi 10 anni. Ma ad essere coinvolte saranno anche le case automobilistiche che dovranno concentrarsi principalmente su tre fronti: garantire la costruzione di un solido know-how, offrire al consumatore un prodotti competitivi e gestire adeguatamente la ricerca necessaria. I costruttori, poi, dovranno, assicurare la presenza di materie prime, capacità produttiva e batterie tecnologicamente all’avanguardia. Proprio da questi aspetti, quindi, deriva l’importanza della creazione di nuove filiere produttive che coinvolgeranno l’intero comparto dell’automotive. Ad essere coinvolti, poi, vi saranno anche i distributori, che dovranno affrontare il rischio “di ritrovarsi – spiega Deloitte - con un eccesso di autovetture non più rientranti nei parametri del mercato italiano”.

In tutto ciò, proprio l’area di Torino – con un importante indotto auto motive e il gruppo Fiat – potrebbe avere un ruolo determinante.  A patto che si riesca a lavorare insieme: da un lato il comparto dell’automotive, dall’altri la Pubblica Amministrazione e dall’altro ancora i produttori di energia.

Andrea Zaghi