Lavoro femminile: meno infortuni ma aumentano quelli tra le dipendenti dello Stato
Dall'analisi dei dati Inail emerge una diminuzione percentuale degli infortuni femminili

Anche i casi mortali nel quinquennio 2006-2010 sono diminuiti meno per le donne rispetto al totale dei lavoratori anche se, in termini percentuali, si è trattato di una notevole flessione (-21,2%). Dai dati emerge che le morti delle donne sono avvenute prevalentemente in itinere, nel tragitto casa-lavoro-casa, dove si sono registrati ben 40 casi su 78 nel 2010 (51,3%), rispetto al 20,8% registrato tra gli uomini. La differenza può essere spiegata con il fatto che la presenza femminile è concentrata prevalentemente in settori di attività meno rischiosi. L'elenco dei settori di attività economica con maggiore incidenza infortunistica femminile, infatti, vede al primo posto il personale domestico (87,6%), a seguire la sanità e i servizi sociali (76,9%) e gli enti pubblici e locali (58,2%). Dalla stessa analisi si rileva che gli infortuni che nel 2010 hanno colpito le lavoratrici straniere sono state poco più di 31mila (pari al 12,7 % del totale delle donne infortunate) e hanno riguardato 17 dei 78 decessi.
Le donne rappresentano il 51,5% della popolazione residente in Italia, ma solo il 40,4% del totale dei lavoratori, facendo risultare in Italia un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d'Europa, inferiore di ben 11 punti rispetto a quello della media Ocse. Nel 2010, l'Istat ha rilevato che nel nostro Paese sono ancora quasi il 40% le donne inattive con figli di età inferiore ai 15 anni, nonostante l’approvazione da parte del Consiglio europeo nel 2006 del "Patto per la parità di genere", con l'obiettivo di attuare politiche finalizzate allo sviluppo dell'occupazione femminile, manifestando la volontà di garantire l'equilibrio tra la vita professionale e quella privata.