Per le minicar ora serve l'esame pratico
Un'ora di teoria in più sulle emergenze
Roma, 16 giugno 2011 - Nonostante la leadership (produttiva e di mercato) sia saldamente francese, l'Italia è senza dubbio Paese a misura di quadricicli. E Roma ne è una sorta di capitale continentale, visto che ha assorbito da sola il 17% dei 5.291 "personali leggeri" (le cosiddette minicar) immatricolati nel nostro Paese lo scorso anno (a titolo di curiosità, il secondo mercato è stata Catania seguita da Milano). Il calo delle vendite - meno 14,4% sull'anno precedente per effetto combinato della crisi generalizzata del settore e delle polemiche sulla loro vera o presunta (il dibattito è ancora in corso) pericolosità - il comparto continua a sciorinare novità con requisiti di sicurezza sempre più automobilistici, per soddisfare una domanda estremamente variegata. Sbaglierebbe infatti chi, guardando al mercato dalla terrazza del Pincio o dalle guglie del Duomo di Milano, pensasse a una clientela giovane, in prevalenza minorenne, e benestante. È un identikit che descrive perfettamente la realtà dei centri urbani, Roma su tutti, ma non è indicativo di un ventaglio di utilizzatori che a livello nazionale vede la prevalenza della popolazione rurale anziana, in genere con modesti livelli di reddito, che si affida al quadriciclo per supplire alle croniche carenze del trasporto pubblico e spesso anche alla mancanza della patente. Giovani o meno che siano, per i clienti delle minicar è cominciata un'autentica rivoluzione copernicana, che ha subito un'accelerazione proprio grazie alla vasta eco suscitata sui media da alcuni incidenti accaduti soprattutto a Roma. Dallo scorso aprile sono infatti in vigore le nuove regole per il conseguimento del patentino per i ciclomotori (nel linguaggio ufficiale Cigc, Certificato di idoneità alla guida dei ciclomotori), ai quali le minicar sono assimilate. Si tratta di una riformulazione dei criteri di preparazione teorico-pratica alla quale non tutti gli aspiranti driver devono sottostare. Chi è diventato maggiorenne entro il 31 marzo, per esempio, potrà ottenere il sospirato documento semplicemente esibendo un attestato di frequenza rilasciata da qualsiasi scuola guida. Niente prova pratica anche per chi ha frequentato il corso teorico entro il 31 marzo, purché alla stessa data abbia già presentato la domanda di Cigc: per ottenere il patentino, basterà sostenere il solo esame teorico entro un anno dalla fine del corso. Viste le eccezioni, passiamo ora alla regola, cioè alla nuova formulazione degli esami, che rappresentano la presa d'atto – finalmente - della necessità di preparare adeguatamente anche chi si mette alla guida di un veicolo che non presuppone il possesso della patenteconvenzionale. Dal punto di vista delle prove teoriche, è cambiato poco o nulla: il testo attuale prevede l'aumento di un'ora (da 12 a 13) nella durata del corso di formazione. Alla strutturazione precedente - 4 ore sulle norme di comportamento, 6 sulla segnaletica e norme della circolazione, 2 sull'educazione e il rispetto dell'ambiente - è stata aggiunta un'ora dedicata al funzionamento del mezzo in caso di emergenza. Se sui banchi dell'autoscuola si è tutti uguali - aspiranti centauri o guidatori di veicoli a tre e quattro ruote - le differenze tra le varie tipologie di mezzi emergono al momento della prova pratica, autentica pietra miliare della rivoluzione che non può essere affrontata prima di un mese dal conseguimento, superato il corso teorico, di quella sorta di foglio rosa del motorino che si chiama Autorizzazione ad esercitarsi alla guida di un ciclomotore. Nel caso delle minicar, la prova si svolge in due fasi. La prima dedicata alla preparazione del veicolo - regolazione del sedile, degli specchietti e delle cinture - e alle manovre di base, come l'accensione del motore. Successivamente si passa alla prova di guida, inizialmente in un'area delimitata nella quale il candidato è solo e successivamente su strade aperte al pubblico, questa volta con a fianco un istruttore in possesso di patente B da almeno 10 anni e di età non superiore ai 65 anni. Il test di guida nell'area riservata viene effettuato mediante l'ausilio dei classici coni utilizzati per delimitare lo spazio di manovra. La prima prova - impostazione e controllo della curva - prevede una svolta a destra da effettuare in un'area lunga 19 metri e larga 12: facendo riferimento a tre coni adeguatamente posizionati, il candidato deve effettuare un'inversione a U dimostrando di saper mantenere una corretta traiettoria della curva. Tocca poi alla prova di parcheggio a marcia indietro in un'area che ha le stesse dimensioni della precedente, ma allestita con sei coni: 2 che delimitano la zona d'inizio e fine della manovra, 4 per disegnare l'ipotetico spazio libero per parcheggiare, nel quale il guidatore deve correttamente posizionare la vetturetta, salvo poi completare l'esercizio raggiungendo, sempre a marcia indietro, il cono finale. Il terzo e ultimo test specifico per i quadricicli è quello riservato alla frenata di precisione, che si svolge su un rettilineo lungo 20 metri e largo 3: due coni individuano la linea di partenza. Il candidato deve percorrere il tracciato, frenando in modo che il veicolo non superi la linea d'arresto delimitata da altri due coni.