L'indagine Anas sullo stress lavoro correlato
Non c'è un livello di stress critico in nessuna delle aree indagate
Roma, 3 marzo 2011 - Si parla molto dei danni generati dallo stress dei lavoratori, che causerebbe un netto calo della produttività nelle aziende: su scala nazionale, nelle ricerche condotte negli ultimi due anni e presentate dall’Ispesl nel corso della conferenza European Academy of Occupation Health Psycology, organizzata in collaborazione con l'Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, si evidenzia come il 27% dei lavoratori soffra di stress lavoro correlato, causando il 50-60% di ore lavorative perse. Si tratta di un dato allarmante, di cinque punti percentuali al di sopra della media europea generale, in un continente dove lo stress da lavoro rappresenta il secondo problema sanitario: non a caso in un recente studio del “European Heart Journal” è stato stimato che solo il trattamento sanitario del disturbo depressivo collegato allo stress, incida direttamente sull’economia europea con un dispendio pari a 44 miliardi di euro e, indirettamente, in termini di calo di produttività, con una perdita pari a 77 miliardi di euro (Cooper 2009).
LA DIFFICILE DETERMINAZIONE DELLE CAUSE DI STRESS NEL MONDO DEL LAVORO
Molteplici le cause di questo fenomeno complesso, correlato all'attività lavorativa: sicuramente l'introduzione di nuove tecnologie non ha favorito l'abbassamento della soglia di stress, soprattutto nel caso di mansioni ripetitive, da svolgere in tempi sempre più ristretti a causa delle esigenze legate alla produttività. Peraltro, parte della responsabilità dell'emergenza stress è da attribuire anche alle forme contrattuali flessibili, che hanno portato a una vera e propria rivoluzione nell'organizzazione del lavoro, introducendo nuovi fattori di rischio, per non parlare dei carichi e dei ritmi di lavoro, fino alla mancata definizione di percorsi di carriera. Molte sono anche le particolarità, rilevate sui grandi numeri: una ricerca tedesca dell’Università di Heidelberg ha stabilito che un’attività troppo impegnativa incrementi del 40% il rischio di asma, mentre un recente studio anglo-finlandese ha riscontrato, per chi fa straordinari superiori alle due ore al giorno, una crescita del 60% del rischio di problemi cardiaci. Tuttavia, in fase di studio, resta ancora estremamente difficile riuscire a scindere lo stress accumulato a livello di luogo di lavoro da quello che caratterizza il singolo individuo.
LA RICERCA CONDOTTA DA ANAS SUI PROPRI DIPENDENTI
In questo contesto, un ruolo importante deve essere giocato dalla gestione del personale all'interno delle aziende, che deve mirare alla riduzione qualitativa e quantitativa della soglia critica di stress presente in azienda: proprio a tal fine, ANAS - seguendo le indicazioni dell’art. 28 del D. Lgs. 81/08 e dell’Accordo europeo dell’8 ottobre 2004, recepito con Accordo interconfederale del 9 giugno 2008, che stabiliscono che tra gli obbligo della valutazione dei rischi a carico del datore di lavoro, rientri anche la valutazione dello stress lavoro correlato - ha completato (entro la scadenza del 31 dicembre 2010, prevista dalla normativa), un’analisi mirata proprio a conoscere la rilevanza dello stress lavoro correlato.
Per il tramite dell’Unità Centrale di Coordinamento della Sicurezza, si è provveduto ad elaborare l’analisi di tale fattore di rischio sull’intero territorio nazionale, avvalendosi della consulenza di esperti e dell’apporto specialistico della Master Management studi e ricerche S.r.l. che ha garantito, in primo luogo, una omogeneità di valutazione e di metodo di rilevamento. Dall’esame della relazione elaborata, si desume preliminarmente che in ANAS non è stato riscontrato un livello di stress critico in nessuna delle aree indagate. In base all’analisi in via di definizione, emerge che gli ambienti di lavoro sono stati ritenuti, a parte alcuni casi di lamentato eccessivo affollamento, in buona percentuale puliti e funzionali e la significativa maggioranza degli intervistati (75%) ritiene di disporre dei mezzi necessari per poter svolgere in modo soddisfacente le mansioni assegnate. E’ un primo risultato che fa ben sperare, pur non dimenticando l’importanza di adoperarsi per migliorare la tutela della salute nei luoghi di lavoro, al fine di aumentare la soddisfazione dei lavoratori stessi.
METODOLOGIA SEGUITA E PRIMI RISULTATI EMERSI
La metodologia seguita si è articolata in due fasi fondamentali: una prima nella quale sono stati proposti una serie di questionari riguardanti l’area dell’organizzazione, quella della comunicazione e quella delle condizioni di lavoro ed ambientali a gruppi omogenei di dipendenti scelti in modo da essere rappresentativi sia delle attività che delle sedi di lavoro; una seconda fase articolata in focus group anonimi nei quali, sulla base dell’analisi in forma aggregata delle risultanze dei questionari, si è provveduto a richiedere i suggerimenti per ottimizzare le condizioni di lavoro.
Nel suggerire possibili miglioramenti tutti i lavoratori si sono mostrati propositivi e costruttivi, mostrando di possedere il giusto spirito per attuare un perfezionamento della situazione lavorativa. Ogni gruppo rappresentativo ha, tuttavia, evidenziato alcune problematiche riguardanti il proprio ruolo all’interno del ciclo produttivo aziendale: ad esempio, tra i suggerimenti indicati, emerge quello di sviluppare un’attività di formazione volta a migliorare la comunicazione in azienda fra “vecchi” e “nuovi” dipendenti, per incentivare l’aggregazione fra colleghi e, soprattutto, fra i preposti (intendendosi come tali i responsabili di un gruppo di dipendenti) ed i loro collaboratori, migliorando anche la capacità di lavorare in team. Dall’indagine sono emersi anche suggerimenti rivolti all’effettuazione di una formazione ed aggiornamento di tipo tecnico sull’organizzazione del lavoro, al fine di rendere i ruoli ricoperti più definiti, rendendo più chiari i percorsi di carriera ed i metodi di valorizzazione del potenziale. In tale ottica, va sottolineato l’imminente avvio del progetto del Servizio Organizzazione e Sviluppo, che si pone l’obiettivo di razionalizzare la materia e rendere chiari soprattutto i percorsi di carriera.
Il dettaglio della ricerca effettuata da ANAS sullo stress lavoro correlato sarà reso noto nei prossimi mesi.