Nudi sulla moto, per richiamare l'attenzione degli automobilisti
Il provocatorio spot, sulla sicurezza stradale, della Kawasaki

Roma, 8 novembre 2016 - Diciamocelo francamente: tra automobilisti e motociclisti non è che ci sia un’eccessiva simpatia. Questo anche perché i primi, soprattutto, tendono a sottovalutare i pericoli cui va incontro chi è sulle “due ruote”. I secondi, invece, confidano troppo, a volte in maniera esagerata, sulle proprie abilità di guida. Uno sportello aperto all’improvviso o una svolta repentina, ad esempio, possono fare volare in aria il malcapitato centauro. Come richiamare una maggiore attenzione nei reciproci confronti? Partendo da questa e altre riflessioni, la Kawasaki Spagna ha pensato bene di strutturare una campagna sulla sicurezza stradale che ruota attorno al concetto di “cavaliere nudo”. Il messaggio pubblicitario, infatti, ipotizza motociclisti svestiti a cavalcioni dei loro bolidi. In questa maniera sarebbe impossibile non notarli. Una provocazione dei creativi, di forte impatto.
Lo spot porta a riflettere sul fatto che sulla moto, o sul ciclomotore, si è più esposti ai rischi della circolazione. Le statistiche attestano che, al verificarsi d’incidenti, nel 50% dei casi la colpa è da attribuire agli altri veicoli. Stando a uno studio del MAIDS (Motorcycle Accidents In Depth Study), per il 38% è imputabile a un errore del centauro. Nella città si verifica oltre il 70% dei sinistri e dei feriti, e più del 40% dei decessi. Aumentano, purtroppo, le infrazioni al Codice della strada. Molte innescate dalla distrazione. Tra le cause principali, confermano i dati pubblicizzati da Polizia e Carabinieri, c’è l’uso poco smart, si perdoni il gioco di parole, dello smartphone: 48.524 sono quelle commesse nel 2015 per il mancato utilizzo di apparecchi a vivavoce o dotati di auricolare. In pratica, 20,9% in più rispetto al 2014.
Un’indagine della Doxa-Direct Line ha rilevato che un italiano su due non rinuncia al cellulare quando è al volante: un 28% circoscrive l’imprudenza a qualche volta; un 10% la riconduce a una distrazione frequente; un 6% ammette di usarlo pure per mandare messaggi. Se non cambiamo i comportamenti, evidentemente, proseguiremo ad annotare disgrazie, feriti e lutti.