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Briciole di pane

Onu e Oms in campo per la sicurezza stradale

Politiche attive per contrastare il fenomeno dell'incidentalità

Il quadro generale non è esaltante. Se non si interverrà con decisione, Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) e Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) stimano che entro il prossimo decennio conteremo qualcosa come 500 milioni di decessi sulle strade. A oggi, d'altronde, gli incidenti sono la principale causa di morte per i bambini e i giovani di età compresa tra i 5 e i 29 anni. Ogni anno ci lasciano 1,35 milioni di persone. Oltre il 90% dei sinistri, è stato evidenziato, si verifica nei Paesi a basso e medio reddito.
 
"E' necessario accelerare l'adozione di misure per salvare vite umane - ha sottolineato il Direttore Generale dell'Oms Tedros, Adhanom Ghebreyesus, nel corso di una Conferenza mondiale sulla sicurezza stradale tenutasi a Stoccolma – (…) Dobbiamo lavorare insieme, governi, agenzie internazionali, società civile e settore privato per ridurre drasticamente questi numeri". 
 
L’invito ai decisori politici è il solito: impegnarsi sempre di più per elevare gli standard di sicurezza delle strade e delle autostrade, ponendosi l'ambizioso obiettivo di ridurre il numero di morti del 50% nel decennio 2020 e il 2030. Una maggiore attenzione e tutela, ovviamente, va rivolta ai cosiddetti “utenti deboli”: pedoni, ciclisti, motociclisti. 
 
Come sempre, il richiamo è a un maggiore buonsenso quando si è al volante. Sappiamo bene che la stragrande maggioranza degli incidenti è determinata dalla distrazione e dalla velocità.

Carlo Argeni