Pedoni e automobilisti, un rapporto di odio e amore
Diamo la precedenza ai pedoni quando attraversano la strada. La sicurezza viene prima di tutto

Roma - Sembra una sorta di sfida all'Ok Corral. Versione 2.0, ovviamente, e fatti i debiti distinguo. Terreno di confronto non il Far West ma la strada, una qualunque. Vicinale, comunale, provinciale, regionale o statale non ha rilevanza. L'importante è che ci sia la “zebra”, da non confondere con il mammifero. Molto più prosaicamente, ci riferiamo alle strisce (attraversamenti) pedonali. Sì, proprio loro.
Siamo talmente abituati a vederle, o non vederle (dipende dallo stato di usura della vernice), che già rammentarle visivamente comporta un qualche sforzo. Le “zebre” sono una parte di carreggiata che dovrebbe garantire l'attraversamento del pedone.
Chi è il pedone? Domanda dalla risposta non scontata. E' bene rammentarlo, per pronta memoria: siamo tutti noi. Con una specifica: siamo pedoni quando appiedati; conducenti quando siamo a bordo del nostro bolide a due o quattro ruote. Insomma, si tratta di una categoria intercambiabile. Il problema, per tornare a noi, è che quando questi due “soggetti” hanno la fortuna/sventura di incontrarsi, su una via qualsiasi, non è che scocca la freccia di Cupido.
Spesso, purtroppo, è esattamente il contrario. Ci si scruta, da lontano, indecisi sul da farsi. Il linguaggio non verbale è predominante (a volte anche il verbale, ma stendiamo un velo pietoso). Si osserva la reciproca postura, la mimica facciale, la gestualità. Il pedone riflette sul percorso ottimale per raggiungere il lato opposto in condizioni di sicurezza confidando, soprattutto, sulla supposizione che l'automobilista si sia accorto di lui e disponga di quel minimo di buonsenso che gli suggerisca di rallentare se non, come dovrebbe, fermare il veicolo non appena nelle sue immediate vicinanze. Il conducente del mezzo, però, è preso, e mentalmente affaccendato, dall'amletico dubbio di farlo o meno. In fondo, i più al volante, si augurano che il passante aspetti a muoversi o, se il temerario si azzarda a farlo, e mal gliene incolse non avendone valutate le conseguenze, si tolga dalla sua visuale (e traiettoria) al più presto. Lo vorrebbero veloce come Spider-Man o qualche altro Supereroe. Altro che sfida all'Ok Corral, dunque.
Siamo oltre il fantastico mondo dell'impossibile che, comunque, è sempre possibile on the road. I “nostri” si studiano in un arco temporale infinitesimale. I due cervelli elaborano, in contemporanea, una mole di dati impressionante (siamo ben oltre i big-data), valutano arzigogolate opzioni fisiche e motorie che consentano di bypassare e archiviare, senza danni, un incontro casuale tra sconosciuti. Nemmeno il più sofisticato software sarebbe in grado di mettere insieme e gestire così tante variabili. La mente umana va oltre app & affini. E' il momento di agire. Il pedone azzarda un passo in avanti, l'automobilista si sente spiazzato. E’ colto alla sprovvista, non lo aveva preventivato. The question is: rallento oppure accelero? Le opzioni determinano due finali diversi: con la prima il pedone attraversa tranquillo e l'automobilista prosegue altrettanto serenamente il suo tragitto. La seconda è piena di incognite, sia per il primo sia per il secondo. Rischiano di farsi male, entrambi. Con esiti, sempre per ambedue, difficilmente preventivabili.
Be’, possiamo finirla qui. L'abbiamo, volutamente, buttata sullo scherzo, sull'ironico. Ma solo per rammentare a tutti, pure a chi scrive, che il pedone è un utente della strada “debole”. E' più esposto, quindi, ai rischi connessi alla circolazione. Perché, allora, non si prova l'ebbrezza di fargli superare le corsie in condizioni ottimali? Evitando di frenare all'ultimo momento, di strombazzare con il clacson o lampeggiare perché dargli la precedenza, a dispetto di quanto previsto dall’articolo 3 comma 3 del Codice della Strada, sembra una diminutio dell’ambito e impegnativo status di conducente.
Fate i bravi, dai. Un pizzico di gentilezza in più non guasta mai. E godiamoci le meritate vacanze.
Tutti, nessuno escluso.