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Briciole di pane

Rapporto Aci-Istat 2010: diminuiscono gli incidenti stradali

Nonostante la riduzione l'Italia non riesce a rispettare i parametri

Roma, 9 novembre 2011 - Presentato stamane il ACI–ISTAT 2010 sugli incidenti stradali. In base ai dati, la buona notizia è quella che attesta la diminuzione degli incidenti, dei morti e dei feriti sulle strade italiane; tuttavia, l’andamento non consente all’Italia di rispettare gli obiettivi europei. Infatti, rispetto all'obiettivo fissato dall'UE nel Libro Bianco del 2001, che prevedeva la riduzione della mortalità del 50% entro il 2010, l'Italia ha raggiunto una diminuzione del 42,4% del numero dei morti. Seppure il valore appare in linea con la media europea UE27, pari al -42,8%, non è sufficiente a rientrare nei parametri.

Dunque, in base ai numeri, l’Italia ha concluso il decennio solo al quattordicesimo posto nella classifica dei Paesi con le strade più sicure, indice che l’opera di educazione stradale e di prevenzione devono essere ulteriormente affinate.

Il Rapporto ACI-ISTAT evidenzia che nel 2010 sono stati registrati in Italia 211.404 incidenti stradali con lesioni a persone: dunque, rispetto al 2009, si riscontra una leggera diminuzione del numero degli incidenti (-1,9%) e dei feriti (302.735; -1,5%) e un calo più consistente del numero dei morti (4.090; -3,5%) verbalizzati dalle Forze dell’Ordine.

Analizzando le indicazioni raccolte, si evidenzia che i maggiori incidenti avvengono ancora sulle strade urbane, prevalentemente nella fascia oraria attorno alle 18 e nel mese di luglio, anche se, in quanto a pericolosità va peggio di notte e ad agosto. Altri approfondimenti permettono di evidenziare che le microcar, usate prevalentemente dai più giovani, appaiono sempre più pericolose: non a caso, l’indice di mortalità è aumentato sensibilmente rispetto al 2009 (da 1,1 a 1,3) ed è superiore a quello dei ciclomotori (passato da 0,8 a 0,9).

Curiosamente dal rapporto si evidenzia che i sistemi di sicurezza attiva non riescano a contribuire in modo sostanziale a ridurre gli incidenti. In particolare, colpisce il dato sugli incidenti a veicoli isolati (cioè presumibilmente legati a perdita di controllo): nel 2007 (quando l'Esp era di serie solo dalle medie cilindrate in su) erano il 23,2% del totale; lo scorso anno (quando in tutte le nuove auto è di serie) sono saliti al 25,6%. Il dato è indice forse di una maggiore distrazione al volante (anche a causa del maggior uso dei cellulari alla guida), dovuta presumibilmente alla maggiore sicurezza data dai dispositivi a disposizione.

Tra le vittime, cresce il numero di ciclisti e motociclisti, categorie che appaiono sempre più a rischio, visto che gli indici di mortalità si confermano doppi rispetto alla media. Ciò fa presumere che non si riescano a fare progressi decisivi né in materia di sicurezza passiva (scarso uso di abbigliamento tecnico avanzato per i motociclisti e del casco per i ciclisti), né attiva (scooteristi e ciclisti stretti tra mille insidie e, sovente, improvvisati centauri a causa del traffico ma ben poco preparati alla guida su due ruote).

Nel 2010 sulle strade urbane si sono verificati 160.049 incidenti, con 218.383 feriti e 1.759 morti; sulle autostrade gli incidenti sono stati 12.079, con 20.667 feriti e 376 decessi. Sulle altre strade extraurbane, ad esclusione delle autostrade, si sono verificati 39.276 incidenti, con 63.685 feriti e 1.955 morti.

Riepilogando in breve le indicazioni salienti, il Rapporto segnala come luglio sia il mese “nero” per antonomasia, mentre è il sabato il giorno con il maggior numero di decessi e le 18 appaiono l’ora più critica. Di notte si verificano meno incidenti ma i più pericolosi e i fine settimana restano fortemente a rischio. I giovani “under 25” sono i più colpiti visto che, tra i conducenti deceduti (2.837 in totale) a seguito di incidente stradale, i più colpiti sono i ragazzi compresi nella fascia di età tra i 20 e i 24 anni (282 morti e 25.885 feriti). L'indice di mortalità mostra che gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse le autostrade), dove si registrano 5 decessi ogni 100 incidenti. I sinistri sulle strade urbane appaiono meno gravi, con 1,1 morti ogni 100 incidenti. Più sicure le autostrade, anche se è in crescita il numero dei morti.

Tra i grandi Comuni, Verona, Palermo, Catania e Venezia presentano l’indice di mortalità più elevato; Bari e Milano il più basso.

L’edizione 2010 del Rapporto presenta importanti novità dal punto di vista della diffusione dei dati. Infatti, I.stat (il data warehouse dell’Istituto), per la prima volta è stato integrato con dati di fonte esterna all’Istat, provenienti dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico e gestiti dall’ACI.

Per ulteriori informazioni: www.istat.it oppure www.aci.it

Marco Michelli

  Rapporto ACI - ISTAT 2010