Rapporto Aci-Istat 2010: diminuiscono gli incidenti stradali
Nonostante la riduzione l'Italia non riesce a rispettare i parametri
Dunque, in base ai numeri, l’Italia ha concluso il decennio solo al quattordicesimo posto nella classifica dei Paesi con le strade più sicure, indice che l’opera di educazione stradale e di prevenzione devono essere ulteriormente affinate.
Il Rapporto ACI-ISTAT evidenzia che nel 2010 sono stati registrati in Italia 211.404 incidenti stradali con lesioni a persone: dunque, rispetto al 2009, si riscontra una leggera diminuzione del numero degli incidenti (-1,9%) e dei feriti (302.735; -1,5%) e un calo più consistente del numero dei morti (4.090; -3,5%) verbalizzati dalle Forze dell’Ordine.
Analizzando le indicazioni raccolte, si evidenzia che i maggiori incidenti avvengono ancora sulle strade urbane, prevalentemente nella fascia oraria attorno alle 18 e nel mese di luglio, anche se, in quanto a pericolosità va peggio di notte e ad agosto. Altri approfondimenti permettono di evidenziare che le microcar, usate prevalentemente dai più giovani, appaiono sempre più pericolose: non a caso, l’indice di mortalità è aumentato sensibilmente rispetto al 2009 (da 1,1 a 1,3) ed è superiore a quello dei ciclomotori (passato da 0,8 a 0,9).
Curiosamente dal rapporto si evidenzia che i sistemi di sicurezza attiva non riescano a contribuire in modo sostanziale a ridurre gli incidenti. In particolare, colpisce il dato sugli incidenti a veicoli isolati (cioè presumibilmente legati a perdita di controllo): nel 2007 (quando l'Esp era di serie solo dalle medie cilindrate in su) erano il 23,2% del totale; lo scorso anno (quando in tutte le nuove auto è di serie) sono saliti al 25,6%. Il dato è indice forse di una maggiore distrazione al volante (anche a causa del maggior uso dei cellulari alla guida), dovuta presumibilmente alla maggiore sicurezza data dai dispositivi a disposizione.
Tra le vittime, cresce il numero di ciclisti e motociclisti, categorie che appaiono sempre più a rischio, visto che gli indici di mortalità si confermano doppi rispetto alla media. Ciò fa presumere che non si riescano a fare progressi decisivi né in materia di sicurezza passiva (scarso uso di abbigliamento tecnico avanzato per i motociclisti e del casco per i ciclisti), né attiva (scooteristi e ciclisti stretti tra mille insidie e, sovente, improvvisati centauri a causa del traffico ma ben poco preparati alla guida su due ruote).
Nel 2010 sulle strade urbane si sono verificati 160.049 incidenti, con 218.383 feriti e 1.759 morti; sulle autostrade gli incidenti sono stati 12.079, con 20.667 feriti e 376 decessi. Sulle altre strade extraurbane, ad esclusione delle autostrade, si sono verificati 39.276 incidenti, con 63.685 feriti e 1.955 morti.
Riepilogando in breve le indicazioni salienti, il Rapporto segnala come luglio sia il mese “nero” per antonomasia, mentre è il sabato il giorno con il maggior numero di decessi e le 18 appaiono l’ora più critica. Di notte si verificano meno incidenti ma i più pericolosi e i fine settimana restano fortemente a rischio. I giovani “under 25” sono i più colpiti visto che, tra i conducenti deceduti (2.837 in totale) a seguito di incidente stradale, i più colpiti sono i ragazzi compresi nella fascia di età tra i 20 e i 24 anni (282 morti e 25.885 feriti). L'indice di mortalità mostra che gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane (escluse le autostrade), dove si registrano 5 decessi ogni 100 incidenti. I sinistri sulle strade urbane appaiono meno gravi, con 1,1 morti ogni 100 incidenti. Più sicure le autostrade, anche se è in crescita il numero dei morti.
Tra i grandi Comuni, Verona, Palermo, Catania e Venezia presentano l’indice di mortalità più elevato; Bari e Milano il più basso.
L’edizione 2010 del Rapporto presenta importanti novità dal punto di vista della diffusione dei dati. Infatti, I.stat (il data warehouse dell’Istituto), per la prima volta è stato integrato con dati di fonte esterna all’Istat, provenienti dal PRA (Pubblico Registro Automobilistico e gestiti dall’ACI.
Per ulteriori informazioni: www.istat.it oppure www.aci.it