Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Rapporto Inail 2010: meno incidenti sul lavoro, ma piu' donne vittime

Complice la crisi, sono in calo gli infortuni sul lavoro

Roma, 11 luglio 2011 – Numeri confortanti emergono dal Rapporto Annuale dell’Inail sull’andamento infortunistico nell’anno 2010. Dopo il calo record del 10% registrato nel 2009, il rapporto evidenzia un ulteriore diminuzione degli infortuni sul lavoro in Italia. In particolare, gli infortuni avvenuti e denunciati all’Inail nel 2010 risultano essere 775mila: dunque, il dato appare in discesa, con una diminuzione di circa 15mila casi in meno rispetto all'anno precedente, pari all’1,9% rispetto alla quota di 790mila sinistri registrati nel 2009. Stesso percorso discendente per il numero degli infortuni mortali che, per la prima volta, scende sotto la fatidica soglia dei mille: infatti, si passa dai 1053 del 2009 ai 980 del 2010, per una flessione del 6,9%, che rappresenta un nuovo minimo storico dal dopoguerra. Nel dettaglio dei numeri presentati, si evidenzia il notevole calo degli incidenti in occasione di lavoro, che sono diminuiti di circa 10mila unità con una riduzione, in termini percentuali, dell'1,5%; mentre per quelli in itinere la flessione riscontrata è del 4,7% con una riduzione di quasi 5mila. Analoga la situazione per i casi mortali: scendono del 5,5% le morti in occasione di lavoro e del 10,9% quelle in itinere. Da rilevare che certamente l’andamento economico negativo ha influito non poco sul miglioramento dei dati ottenuti: tuttavia, nel 2010, rispetto al 2009, gli effetti della crisi hanno avuto risvolti meno consistenti sul piano dell' occupazione, soprattutto per quanto riguarda il monte ore lavorate. Dai dati si evidenzia che nell’anno c’è stato un ricorso minore alla cassa integrazione e al taglio degli orari: questa situazione è stata valutata attraverso le Ula, le unità di lavoro per anno equivalente, che sono elaborate dall'Istat e che per il 2010 fanno registrare un calo dello 0,7% (nel 2009 era stato del 2,9%). A fronte di questa situazione si è potuto stimare che, a livello medio generale, nel 2010 la riduzione degli infortuni in termini reali - al netto, quindi, della componente del calo del lavoro - è stata di circa 1,2% per gli infortuni e di 6,2% per i casi mortali. I settori che hanno maggiormente beneficiato della diminuzione infortunistica sono l’agricoltura, che ha registrato un calo del 4,8% degli incidenti e del 10% dei casi mortali e l’industria (rispettivamente -4,7% e -10%). Il ramo dei servizi, invece, ha fatto registrare una sostanziale stabilità degli infortuni (+0,4%) e un calo modesto del 3% degli incidenti mortali. Valutando i singoli settori, particolarmente rilevante è quello delle costruzioni, che fa registrare una diminuzione di circa 10mila infortuni (-12,4%), laddove gli eventi mortali sono scesi da 229 a 215 (-6,1%). Una sensibile diminuzione si registra anche nei settori portanti dell’industria pesante, come la metalmeccanica, che fa registrare un calo medio del 3,5%, mentre per i casi mortali ci si attesta addirittura intorno al 30%. In leggera crescita appaiono gli infortuni occorsi alle donne che registrano un aumento dello 0,4% tra i 245mila incidenti avvenuti, a fronte dei 244 mila del complessivo dell’anno precedente. Sette le vittime lavoratrici in più: da 72 si è passati a 79 decessi, con un incremento percentuale del 9,7% e la precisazione per cui metà degli incidenti mortali sia avvenuta in itinere. L'andamento infortunistico per i lavoratori immigrati nel 2010 fa registrare un leggero incremento (+900 casi, pari al +0,8%); purtroppo, all’incremento ha contribuito in maniera significativa la componente femminile (+6,8% gli incidenti contro il -1,2% dei maschi), circostanza legata alla continua crescita di lavoratrici domestiche straniere nel nostro Paese. Per i casi mortali, invece, la diminuzione in termini percentuali si attesta al -4,2%. Anche in questo caso vi è una differenza tra i decessi degli uomini (da 134 ridotti a 121 con una diminuzione del 9,7%) e quelli delle donne (aumentati da 10 a 17 con un incremento del 70%). Le comunità più interessate continuano a essere la Romania, il Marocco e l'Albania che, da sole, rappresentano il 40% di tutti gli infortuni agli stranieri e il 50% dei casi mortali. All’interno del Rapporto Annuale 2010 è stata realizzata anche una stima degli infortuni in nero, basata sui lavoratori irregolari rilevati dall'Istat: considerando che, secondo l'Istituto di statistica, sono circa tre milioni i lavoratori non coperti da assicurazione, è stato stimato che siano stati circa 165mila gli infortuni sfuggiti alla rilevazione, pari a circa il 20% degli incidenti totali. Il calo degli infortuni interessa quasi tutte le aree del Paese, ma in maniera più intensa Regioni come la Basilicata, la Campania, la Calabria e la Sardegna. In generale, la Regione con la migliore performance è il Molise, che registra una riduzione dell'8,9% per gli infortuni. Per quanto riguarda i casi mortali, tra le Regioni dove il calo è più sensibile spicca la Lombardia, con una riduzione del 30%: il dato è particolarmente interessante se si tiene conto che in questa zona ci sono le maggiori industrie metalmeccaniche nazionali. Interessante è anche il calo nel Lazio, dove le morti sul lavoro scendono dell'8,7%: si tratta di un risultato importante per una Regione che, nel 2009, aveva registrato una recrudescenza dei casi mortali. Tra i tanti numeri del Rapporto va sottolineato l’ennesimo incremento delle denunce per malattie con un vertiginoso aumento del 22%: infatti, si è passati dalle 34.750 del 2009 alle 42.350 del 2010, con una maggiorazione di ben 7.600 nuove denunce. Le patologie più diffuse sono le malattie osteo-articolari e muscolo-tendinee, dovute prevalentemente a sovraccarico biomeccanico, le cui 26mila denunce nel 2010 rappresentano circa il 60% del complesso. Paradossalmente per l'Inail questo rappresenta un fenomeno positivo, come si evince dalle affermazioni di Franco D'Amico, coordinatore generale della Consulenza statistico attuariale dell’Inail, che ha esposto i dati: "Da sempre l'Inail, le parti sociali e i medici del lavoro consideravano quello delle malattie professionali un fenomeno sottostimato: esisteva, infatti, un iceberg sotto il livello del mare di patologie che non riuscivano a emergere, le cosiddette malattie 'nascoste' o addirittura 'perdute'. Si trattava, di tutte quelle patologie che il lavoratore non denunciava per scarsa conoscenza", valuta D'Amico. "Negli ultimi anni, invece, l'Istituto ha portato avanti una serie di iniziative insieme ai rappresentanti delle parti sociali e coinvolgendo i medici di famiglia, per sensibilizzare i lavoratori e i datori di lavoro al ricorso alla tutela assicurativa. Questo ha fatto sì che siano emerse in particolare le malattie dell'apparato muscolo-scheletrico, che sono passate da diecimila casi del 2006 ai 26mila del 2010". A detta di D’Amico, oltre alla maggiore consapevolezza, un secondo elemento che ha influito sull'andamento delle denunce è stata l'entrata in vigore delle nuove tabelle: "Alcune malattie prima non erano tabellate e richiedevano l'onere della prova per il lavoratore, chiamato a dimostrare l'origine professionale della patologia", osserva D'Amico. "Oggi, invece, molte malattie - in particolare quelle dell'apparato muscolo scheletrico - sono tabellate e, pertanto, c'è la presunzione legale d'origine. Questo ha portato molti lavoratori a far ricorso allo strumento assicurativo offerto dall'Inail". Il Rapporto Annuale 2010 è scaricabile sul sito web dell’Inail.

Marco Michelli

  Rapporto Annuale 2010