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Briciole di pane

Rischio sismico, geologi: 50 miliardi di euro per adeguare il patrimonio edilizio scolastico

In Umbria la presentazione della seconda edizione del Premio di Laurea dedicato agli studenti che persero la vita a L'Aquila

Roma, 24 novembre 2014 – “Per adeguare o migliorare sismicamente il patrimonio edilizio scolastico italiano occorrerebbero circa 50 miliardi di euro e 25 anni di lavori. Un tempo troppo lungo che questo Paese non può attendere”. Lo ha dichiarato Pierfederico De Pari, Consigliere Nazionale dei Geologi, alla vigilia della presentazione della seconda edizione del Premio di Laurea dedicato agli studenti che persero la vita a L’Aquila il 6 Aprile del 2009, che si terrà domani presso il Palazzo delle Scienze di Perugia.


“In Italia – ha proseguito De Pari – 27.920 edifici scolastici sono in aree ad elevato rischio sismico: 4856 in Sicilia, 4608 in Campania, 3130 in Calabria, 2864 in Toscana, 2521 nel Lazio. Il 50% delle scuole non ha il certificato di agibilità ed il 60% è stato realizzato prima del 1974 anno delle prime norme antisismiche . Una buona parte degli edifici scolastici è stata costruita prima del 1900 ed alcuni furono costruiti per essere inizialmente destinati ad un uso diverso”. Per quanto riguarda l’Umbria, ha concluso de Pari, “ben 826 edifici scolastici, circa l’80%, sono in aree potenzialmente ad elevato rischio sismico stando al Rapporto del Centro Studi del CNG”.


Alla vigilia dell’incontro di Perugia ha parlato anche Sergio Bianchi, Presidente dell’Avus (Associazione Vittime Universitarie del Sisma) e papà di un degli studenti che persero la vita il 6 aprile 2009. “Sotto il profilo assistenziale – ha sottolineato Bianchi – siamo stati lasciati completamente soli dallo Stato ed allora vorremmo che tutto questo non accada più. Adesso con il Consiglio Nazionale dei Geologi andiamo nelle Università e nelle scuole per parlare ai ragazzi di oggi che saranno gli amministratori del domani e per dare loro l’opportunità di conoscere, sapere e di capire l’importanza della prevenzione, altrimenti la ricerca non avrebbe senso. Questo è l’unico obiettivo che abbiamo”, ha concluso.

 

MM