Sicurezza stradale. #30 e lode, campagna per la sicurezza con protagonisti i bambini
Continua il confronto sull'opportunità di ridurre la velocità nelle aree urbane
Roma, 16 ottobre 2015 - #30elode. Ma niente a che vedere con gli esami universitari. Si tratta, invece, della campagna nazionale della Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) per la sicurezza sulle strade urbane. Protagonisti, i bambini. Giulietta Pagliaccio, presidente nazionale della Federazione, ha sottolineato che “…le loro esigenze e i loro desideri devono essere la scintilla per un cambiamento concreto verso una mobilità più sostenibile per le persone e per l’ambiente.” La campagna, denominata “#30elode”, è stata presentata, nei giorni scorsi, a Montecitorio.
Durerà dieci settimane, nel corso delle quali i ragazzi potranno scrivere al presidente del Consiglio una e-mail sviluppando l’incipit “Caro Renzi, vorrei andare in bici perché…”. In mille battute, troveranno spazio le loro motivazioni e i loro desideri. Le lettere saranno pubblicate sul sito www.30elode.org.
L’hastag #30elode non è, quindi, casuale.
La campagna è finalizzata a sostenere la proposta di introdurre nel nuovo Codice della Strada il limite dei 30 km/h come standard di velocità nelle arterie urbane. “Può avere dei grandi vantaggi per tutti: ragazzi, adulti, anziani”, rimarcano dalla Fiab. La proposta delle cosiddette “Zone 30” è oggetto, all’estero, di studi e sperimentazioni da quasi quarant’anni, ed è mirata a tutelare l’utenza più “vulnerabile” (pedoni, ciclisti, motociclisti, ecc.).
Ricerche condotte dall’Allgemeiner Deutscher Automobil-Club, l’Aci tedesco, hanno evidenziato che sotto i 30 km/h un’autovettura berlina che investe un bambino gli procura lesioni guaribili. Sopra quella velocità le lesioni diventano incurabili. Non è un caso che, quale punto di riferimento per la determinazione della velocità di rischio in ambito cittadino, si sia scelto il bambino anziché l’adulto. La scelta metodologica è avvenuta in funzione della massimizzazione delle cautele: in caso di investimento da parte di un’auto la collisione avviene sul tronco, perché il soggetto è basso rispetto al veicolo. Nell’investimento di un pedone adulto, invece, l’impatto avviene in primis sulle gambe, con esiti e prognosi completamente differenti.
La possibile riduzione dei limiti di velocità, in città, non può essere disgiunta da altre riflessioni che riguardano il legislatore. Fino a questo punto del discorso, infatti, si è rimasti in un campo esclusivamente tecnico.
Ai decisori politici si chiede di adottare strategie idonee a fare funzionare l’articolato, e complesso, sistema della mobilità in maniera quanto più sicura e sostenibile. Che possono declinarsi, riteniamo, soprattutto in due modi: controlli e sanzioni. E’ piuttosto illusorio, a nostro avviso, pensare che l’istituzione delle “Zone 30” possa essere un successo se il quadro dei controlli rimane inalterato. Servono più agenti della Polstrada sulle vie di comunicazione del Belpaese, se si vuole raggiungere almeno lo standard europeo.
Non dimentichiamo, inoltre, che il Codice della strada prevede che l’attività di prevenzione e l'accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale può essere effettuata, previo superamento di un esame di qualificazione, pure (tra gli altri) dal personale dell'Ispettorato generale per la circolazione e la sicurezza stradale, dell'Amministrazione centrale e periferica del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Dipartimento per i trasporti terrestri appartenente al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dal personale dell'Anas.
Bene le “Zone 30”, dunque. Purché chi le viola abbia elevate probabilità di imbattersi in una pattuglia pronta a fargli rilevare il comportamento di guida errato e a contestargli l’infrazione. Per riportarlo, insomma, sulla “buona strada”.