Sicurezza stradale: "La scienza non basta, rispettate le regole"
Roma, 16 giugno 2011 - Attenzione alla tecnologia: il rischio, soprattutto in una fase sperimentale e transitoria come quella che stiamo vivendo oggi, è che passi la convinzione che l'elettronica risparmi gli errori del conducente». L'allarme arriva da Roberto Sgalla, direttore del Servizio di Polizia Stradale: «La tecnologia – continua - è e sarà sempre uno strumento eccezionale per aumentare la sicurezza stradale, ma non deve far passare il messaggio che può sostituirsi ai comportamenti corretti».
Fino a che punto?
«Fino all'estremo caso che chi è al volante vada forte o comunque oltre i propri limiti con la convinzione che poi la macchina lo tiri fuori dai guai».
E senza arrivare a questi estremi?
«Non va mai dimenticato che nell'ottanta per cento dei casi gli incidenti sono dovuti al comportamento dell'uomo. E che tutto va commisurato al veicolo e alle infrastrutture. Insomma esiste un rapporto stretto fra chi guida, la sua formazione, la responsabilità e le norme: elementi fondamentali per la sicurezza stradale. Illudersi che l'elettronica risolva tutti i problemi può essere dannoso».
Perché parla di illusione?
«Esiste un problema di tempi e di realizzazione: questi sistemi salvavita saranno in funzione davvero fra dieci, venti anni. E poi non illudiamoci che queste tecnologie possano essere alla portata di utilitarie: potranno interessare le auto al top di gamma, un numero esiguo rispetto al parco circolante».
Ma si potrebbe davvero arrivare, nel 2050, ad avere zero morti per incidenti stradali? Le sembra possibile?
«Mi hanno insegnato che il futuro si può prevedere se rientra nei tempi del nostro agire. E nel 2050 siamo decisamente oltre questa sfera ».