Sicurezza stradale, le molte interpretazioni sulla diminuzione degli incidenti
Una riflessione sulle potenzialità degli strumenti statistici
Roma, 23 luglio 2013 - Un’interessante pubblicazione curata dal CENSIS (dal titolo: “Un mare di numeri senza interpretazione”, facilmente reperibile sul web), il mese scorso, ha messo in guardia contro una tendenza che oggi caratterizza, in genere, l’approccio ai più disparati temi economici e sociali, nonché lo svolgersi dei relativi dibattiti.
E’ la tendenza a comunicare, sempre e comunque, i dati che suffragano una tesi precostituita, e che le tecnologie Internet rendono fruibili in quantità sterminata, anziché interpretarli e collocarli in una visione sistemica. Nell’illusione che sondare tutto, e gettare nuove statistiche nel calderone, contribuisca, di per sé, a capire meglio cosa accade intorno a noi. Insomma, una vera “bulimia di dati prevalente rispetto ad una ricerca finalizzata”, dai quali si ricavano, e si possono mettere in rete, migliaia di informazioni, “mentre, nella pratica, che tali informazioni siano utili e che consentano un effettivo discernimento della realtà è tutto da verificare”.
Ebbene, per venire allo specifico campo della sicurezza stradale, si può senz’altro affermare che le relazioni dell’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) siano immuni dal rischio sopra tratteggiato. Sono documenti che sanno “leggere” i numeri, non solo annunciarli.
Particolarmente pregevole il rapporto “L’assicurazione italiana 2012 2013”, elaborato per l’assemblea dell’Associazione e presentato in un Convegno a Milano il 16 luglio scorso. Si consideri, per esempio, il calo dei sinistri, inteso sia come numero assoluto che come frequenza (indicatore tecnico di sinistrosità definito come rapporto tra tutti i sinistri accaduti e denunciati e i veicoli esposti al rischio, passato dal 6,53% del 2011 al 5,64% del 2012). Tale calo è stato sottoposto a diversi modelli matematici di analisi, per comprendere in che misura sia un dato congiunturale (dovuto, cioè, alla crisi e all’andamento del prezzo del carburante, che inducono a viaggiare di meno) e in che misura, invece, si tratti di un fenomeno strutturale. Con il seguente esito: per oltre l’80%, il calo della sinistrosità risulta dovuto a fattori congiunturali, “che incidono solo temporaneamente sull’incidentalità assicurativa e che sono verosimilmente destinati a esaurire (o ridurre) i loro effetti qualora la situazione economica dovesse migliorare o il prezzo del carburante ridiscendere”.
In altri termini: non bisogna illudersi che alle numerose azioni finalizzate alla sicurezza stradale (inasprimento delle sanzioni, aumento dei controlli, campagne di sensibilizzazione, ecc.) spetti tutto il merito dei risultati, incoraggianti, già registrati. Esso spetta, in realtà, nella misura del 20%. Il che, ovviamente, va visto come uno stimolo a potenziare e sistematizzare tali azioni.
Comunque, a parte tale conclusione di merito, ci si può chiedere, volendo rimanere ai profili di metodo, che cosa permetta ad ANIA un simile livello nella capacità di studio ed elaborazione dei dati. Risposta semplice: è la completezza dei dati stessi. Frutto del lavoro di un organismo appositamente costituito: la Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, che quando nacque, nel 2004, seppe avvalersi dei suggerimenti di un Advisory Board interdisciplinare, rappresentativo di tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti dal tema della sicurezza stradale (per ANAS partecipava lo scrivente).
L’informazione statistica sull’incidentalità stradale prodotta annualmente dall’ISTAT, giusto per richiamare l’aspetto più eclatante, non può (ancora) essere considerata come rappresentativa del complesso della sinistrosità delle strade italiane, perché ottenuta mediante una rilevazione limitata ai soli sinistri in cui intervengono le forze dell’ordine e che hanno cagionato lesioni alle persone. Laddove invece, grazie all’ANIA e alla menzionata Fondazione, il settore assicurativo nel suo complesso è in grado di considerare anche gli incidenti (e sono la maggioranza) di lieve entità, che si verificano soprattutto nei centri urbani e senza intervento dell’autorità pubblica.
Più volte è stato espresso l’auspicio ad attivare meccanismi istituzionali, normativi e gestionali finalizzati a radicare la medesima completezza informativa in capo all’Ente proprietario della strada, in quanto soggetto responsabile, al contempo, della mobilità e della sicurezza; della fluidità della circolazione così come dell’incolumità degli utenti. Ma questa è un’altra storia.