Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Ue chiede all'Italia di recepire le norme sull'idoneità alla guida

Roma, 14 aprile 2011 - Questa settimana la Commissione Europea ha invitato formalmente sette nazioni (l’Austria, la Danimarca, la Finlandia, la Polonia, il Portogallo, la Slovenia e anche l’Italia) ad adottare disposizioni legislative nazionali concernenti la patente di guida. Tale richiesta è mirata a far adeguare i requisiti di idoneità fisica e mentale alla guida, rispetto a quanto previsto nell’ordinamento dell’Unione europea.

Le norme dell’Unione in evidenza sono due direttive adottate nel 2009: la direttiva 2009/112/CE e direttiva 2009/113/CE, che hanno aggiornato i requisiti minimi di idoneità fisica e mentale per la guida dei veicoli a motore, contemplati dalle direttive sulla patente di guida (direttiva 91/439/CEE, attualmente in vigore, e direttiva 2006/126/CE, che entrerà in vigore nel 2013).

Quali gli effetti concreti della mancata attuazione? Le modifiche introdotte dalle direttive del 2009 favoriscono le persone con problemi di vista o che soffrono di diabete o epilessia, perché adeguano i precedenti requisiti di idoneità ai progressi scientifici realizzati nel trattamento di queste patologie: di fatto, in base agli articoli delle norme, vengono offerte alle persone che ne sono colpite maggiori possibilità di guidare un veicolo, tutelando al tempo stesso la sicurezza stradale.

Nell'ambito dei procedimenti di infrazione dell'UE, la richiesta della Commissione è formulata attraverso un “parere motivato”, provocato dal fatto che, a tutt’oggi, l’Italia e le altre sei nazioni richiamate, non hanno comunicato alla Commissione il recepimento delle due direttive citate nei rispettivi ordinamenti nazionali, pur avendo l'obbligo di farlo entro il 15 settembre 2010.

Pertanto, in base al provvedimento preso, gli Stati membri citati dovranno comunicare alla Commissione - entro un periodo di due mesi - le misure adottate per recepire pienamente le disposizioni pertinenti di diritto dell’Unione. In caso di ulteriore ritardo, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell’Unione europea.

Marco Michelli