Alluvioni, Galletti: lotta al dissesto idrogeologico prioritaria per il governo, ma ognuno deve fare la sua parte
Tra le cause dei disastri anche errori di progettazione

Roma, 21 ottobre 2014 - Le alluvioni che hanno investito Liguria, Emilia, Toscana e Friuli sono state oggi al centro del dibattito in Senato. A palazzo Madama, infatti, il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti ha presentato un'informativa sullo stato dell’emergenza e sui fondi disponibili.
Il tema del contrasto al dissesto idrogeologico è prioritario nell’agenda politica di governo, ha assicurato il ministro, ricordando anche che è stata istituita presso la presidenza del Consiglio un'apposita struttura con il compito specifico di imprimere un'accelerazione all'attuazione di interventi di messa in sicurezza del territorio.
“Il dissesto idrogeologico apre ferite dolorose nel nostro Paese - ha detto Galletti -. Dal primo giorno di attività, questo governo guarda al problema della messa in sicurezza del territorio come una priorità assoluta, come un dovere morale verso i cittadini, ma allo stesso tempo come un percorso complesso, che richiede pazienza e serietà”.
“Gli eventi di queste ultime settimane - ha aggiunto - ci spingono ad andare avanti. A non fermarci al balletto delle responsabilità, che vanno accertate con rigore e severità fino in fondo, ma che non risolvono da sole un problema strutturale italiano come la fragilità del suo territorio, aggravato da decenni di incuria e scelte dissennate dell'uomo”.
Errori progettuali spesso tra le cause del dissesto idrogeologico
Le cause del dissesto idrogeologico, ha sottolineato Galletti, “vanno ricercate, oltre che negli effetti dipendenti dai cambiamenti climatici, negli errori progettuali che hanno condotto, molto spesso, alla regimentazione e all'intubamento dei corsi d'acqua e nell'eccessivo consumo di suolo dovuto alla speculazione edilizia e all'urbanizzazione senza regole che hanno trasformato radicalmente la morfologia dei suoli”.
In particolare, la causa principale dei danni causati dall'alluvione a Genova, ha affermato il ministro, sarebbe “da collegarsi all'intubamento del torrente Bisagno, avvenuto negli anni Venti del secolo scorso, che già nel 2011 aveva causato analoghe emergenze. L'intervento, programmato da lungo tempo, per aumentare la portata e quindi la sicurezza del tratto coperto del torrente Bisagno alla foce, non è stato portato avanti in relazione al tempo che si è reso necessario per la trattazione di taluni ricorsi proposti al Tar da imprese escluse dalla pertinente gara”.
Ognuno faccia la sua parte
“Investire sulla prevenzione significa salvare vite umane, tutelare il territorio, oltre che determinare consistenti risparmi per lo Stato”, ha spiegato il ministro aggiungendo: “serve un profondo cambio di mentalità: le amministrazioni locali, per esempio, devono avere il coraggio e la serietà, che spesso sono mancate, di vietare le costruzioni in zone ad alto rischio idrogeologico. Occorre il ripristino dei luoghi in cui si e' costruito in violazione delle basilari leggi di natura, deviando artificialmente corsi d'acqua o addirittura costruendo su quei corsi: queste pratiche non devono più ripetersi”.
“Occorrono investimenti di denaro - ha continuato - per la manutenzione ordinaria e periodica degli alvei e delle condotte fognarie, con i relativi imbocchi. Ognuno è chiamato a fare la sua parte - enti locali e Stato centrale - perché in tema di prevenzione le accortezze non bastano mai“.
Cambiare le regole e spendere subito i fondi
"Noi - ha assicurato Galletti - vogliamo andare avanti: cambiare le regole, spendere subito e interamente i fondi a nostra disposizione, programmarne di nuovi secondo le necessità delle comunità nazionali. Vogliamo semplificare drasticamente procedure che rendono difficili gli interventi necessari, eliminare le burocrazie che bloccano per un cavillo un'opera indispensabile per la sicurezza dei cittadini”.
Al giugno di quest'anno “le risorse programmate, ma non ancora completate - ha osservato il ministro - e avviate a cantiere ammontavano a 2 miliardi e 312 milioni di euro, di cui 308 milioni per gli interventi programmati prima del 2009, 785 milioni per i piani operativi regionali e un miliardo e 219 milioni provenienti dagli accordi di programma 2009-2010”.
In sede di programmazione dei Fondi per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, sulla base delle indicazioni degli interventi immediatamente cantierabili, per un importo complessivo stimato in circa 7 miliardi di euro, il ministero dell'Ambiente “ha fatto una richiesta di oltre 4,5 miliardi con previsione di cofinanziamento regionale del residuo importo di circa 2,5 miliardi di euro”.
Sul clima, patto Stato imprese per 'sfruttare' gli obiettivi Ue
Nella giornata il ministro dell'Ambiente, Gianluca Galletti, ha anche presentato il rapporto "Responsible care" di Federchimica (il bilancio ambientale dell'industria chimica) alla Camera dei deputati, dove ha ricordato che il prossimo 23 ottobre il vertice Ue fisserà le misure contro i cambiamenti climatici. Per Galletti serve “un patto tra lo Stato e le imprese per trasformare gli obiettivi Ue in una grande occasione”.
Alle imprese il ministro ha spiegato: “Io devo darvi gli obiettivi al 2030 e regole chiare e, sui nuovi parametri, voi potete costruire i vostri piani industriali, in modo da non ripetere gli errori del passato”.
“Sono convinto che il mio non possa essere un Ministero del 'no' e che il nostro compito sia di essere di supporto allo sviluppo economico. Penso, d'altronde, che le imprese abbiano ormai compreso che la responsabilità ambientale sia una condizione essenziale per essere competitivi sui mercati. Con questa convinzione - ha concluso Galletti - credo che il nostro sostegno alle imprese consista soprattutto nella semplificazione: poche regole semplici e trasparenti che di fatto aiutano a tutelare l'ambiente”.