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Auto elettriche: pro e contro della sfida del momento

Un articolo dell’Avvenire fa il punto della situazione sulla mobilità elettrica

Il passaggio dalla mobilità tradizionale a quella elettrica è n fenomeno da sempre visto come a due facce: da un lato il progresso tecnologico del momento che ci traghetterà verso il futuro e porterà a compimento la transizione ecologica, dall’altro una tecnologia costosa in un Paese (l’Italia) non dotato delle infrastrutture adatte. È questa la lunga e dettagliata analisi che il giornalista Alberto Caprotti sviluppa in un articolo dell’Avvenire, in cui  scompone anche le due velocità alle quali corrono i Paesi europei con un’Italia ancora molto frenata. 


A partire dal 2035, dice Caprotti, verranno escluse dalle vendite le auto a motore tradizionale e, di conseguenza, aumenterà notevolmente la richiesta di auto a batteria. Considerando che oggi le fast recharge (stazioni di ricarica veloce per auto elettriche) richiedono un investimento che va dai 30 mila ai 150 mila euro per unità, è stato calcolato un volume d’affari che dovrebbe generare profitti fino a 13,5 miliardi di euro entro il 2030. Rimane comunque un settore complesso, pieno di interrogativi irrisolti a partire ad esempio dalla ricerca delle materie prime necessarie per la produzione della batterie. 


Nell’articolo viene citato l’ultimo studio di ricerca della Benchmark Minerals: per soddisfare la domanda di batterie per veicoli alla spina già entro il 2035 serviranno più di 300 siti di estrazione mineraria (grafite, litio, nickel, cobalto i componenti richiesti). È sostenibile, si chiede il giornalista, stressare così il pianeta o è un ulteriore cortocircuito nella logica ecologista della svolta della mobilità elettrica? Proprio negli scorsi giorni anche il New York Times ha rilanciato la notizia che l’Oceano Pacifico potrebbe diventare presto il campo minerario più grande del mondo. Sono infatti in corso sondaggi a 1.500 miglia a Sud-Ovest di San Diego in California per cercare minerali necessari alla fabbricazione di batterie per auto elettriche. Un business che porterà una società estrattiva canadese a profitti stimati per 31 miliardi di dollari in 25 anni (la durata della concessione) scavando dai fondali a 4.000 metri di profondità rocce per estrarre rame, cobalto e nickel.


Nell’articolo si analizzano inoltre anche gli aumenti dei prezzi collegati a questa aumentata richiesta di materie prime. Il costo del litio, rispetto all’anno scorso, nel secondo trimestre del 2022 è cresciuto del 640% ma gli aumenti hanno toccato anche titanio e nichel, rispettivamente aumentai del 169% e del 68%.


Questa situazione così complessa si basa su un principio fondamentale (che rimane però solo un principio e e di cui al momento non vi è certezza): che le auto elettrice vengano realmente acquistate a partire dal 2035. Il mercato italiano pare non andare però di pari passo con il resto dell’Europa. Ad agosto 2022 la vendita di veicoli elettrici e ibridi ha il segno meno, con un calo rispetto allo stesso mese del 2021 rispettivamente del 29,7% e del 17,1%. Mentre per le ibride ci sono problemi con la consegna del prodotto, per le auto completamente elettriche pare non esserci proprio domanda di acquisto e l’Italia è l’unico paese europeo a vedere questo vistoso calo. 
Caprotti inserisce nella sua analisi il contributo di Motus-e, l’associazione che rappresenta gli interessi della mobilità elettrica, che da un lato giustifica questo ritardo tutto italiano come connesso ad un ritardo nella promozione degli incentivi all’acquisto dell’elettrico e dall’altro parla proprio di un ritardo culturale. «Mentre in Italia si discute ancora della bontà dell’elettrificazione, gli altri Paesi europei hanno ben chiara quale direzione seguire con adeguate politiche di sviluppo. L’Italia ha più punti di ricarica per veicolo circolante elettrico del Regno Unito, della Francia, della Germania e della Norvegia».


La conclusione a cui giunge il giornalista è che in realtà l’infrastruttura italiana è agli albori con una distribuzione non omogenea sul territorio e spesso con problemi tecnici che rendono impossibile l’utilizzo delle stesse stazioni di ricarica. Elemento imprescindibile per un’analisi completa è infine la disponibilità economica degli acquirenti italiani: comprare un’auto elettrica costa ed il mercato per molti è inavvicinabile. 


 

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