Consumo di suolo: Lombardia e Veneto sono le più cementificate
Lo rivela una elaborazione della CGIA sulla base degli ultimi dati disponibili dell'Ispra

Roma, 26 novembre 2014 - Quando si discute di consumo del suolo e cementificazione irresponsabile, non si può non pensare all'indiscriminato abuso edilizio che ha caratterizzato l'Italia specialmente negli anni '80. Non solo le abitazioni emerse dal nulla, al di fuori di ogni piano regolatore, ma anche i cosiddetti ecomostri, che tuttora deturpano alcune meravigliose aree del Belpaese.
Dalla fine degli anni '80 al 2012 il consumo di suolo e la consistente opera di cementificazione non si sono tuttavia arrestati e hanno continuato a riguardare l'intero territorio italiano. Secondo gli ultimi dati disponibili dell'Ispra, nel 2012 l'estensione del suolo coperto da asfalto o cemento è arrivata ad oltre il 7% della superficie nazionale, con le regioni Veneto e Lombardia in pole position. Qui, infatti, le aree occupate da edifici, strade, infrastrutture, capannoni, hanno raggiunto e superato il 10 % del territorio.
In particolare, secondo una elaborazione curata dalla Confartigianato sulla base dei risultati dell'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale, in Veneto il boom di cemento registrato negli ultimi 3 decenni è stato del 3,8 %, considerevole soprattutto se paragonato ad una media nazionale dell'1,9 %. Anche in altre regioni del Centro e del Sud Italia si rileva comunque un incremento importante: nel Lazio, in Sicilia e nelle Marche, per esempio, questo ha oltrepassato quota 2,5%.
È superfluo forse sottolineare come le aree maggiormente sottoposte ad una cementificazione indiscriminata siano state spesso quelle più esposte ai rischi del dissesto idrogeologico e le ultime vicende ne sono una testimonianza. Anche il segretario della CGIA di Mestre si è espresso su tale questione, evidenziando la preoccupante correlazione: “Le realtà maggiormente interessate dalla cementificazione sono anche quelle che in questi ultimi anni hanno subito i danni ambientali più pesanti a seguito di allagamenti, esondazioni, frane e smottamenti, che hanno martoriato i residenti di questi territori. In altre parole – ha dichiarato Bortolussi- dove si è costruito di più, i dissesti idrogeologici sono stati maggiori”.
In riferimento agli accadimenti recenti, il Governo, dalla viva voce del Sottosegretario Delrio, nei giorni scorsi ha annunciato la possibilità per i comuni in stato di emergenza di svincolarsi dal Patto di Stabilità. Probabilmente però, nell'ottica di una uscita dalla condizione perennemente emergenziale che ci imbriglia, quel che servirebbe al Paese è una legge nazionale sul consumo del suolo chiara, definitiva e al passo con i tempi, considerato che la legge urbanistica su cui fa riferimento lo Stato per dettare le linee guida in materia risale al 1942.