Flash news Infrastrutture:
 
 

Briciole di pane

Cresce il consumo di energia nelle case italiane: dal 1980 +50%

Nel suo insieme costituisce il 40% delle emissioni

Roma, 11 aprile 2014 – In Italia gli immobili producono nel loro insieme il 40% delle emissioni e al loro interno il consumo di energia è maggiore del 50% rispetto al 1980, in controtendenza con l'industria che invece registra un -11%. Colpa dell'arretratezza tecnologica e costruttiva che caratterizza il nostro patrimonio edilizio, il più vecchio d'Europa: il 5% degli immobili necessita infatti di interventi urgenti, mentre il 40% richiede interventi di manutenzione straordinaria, per un totale di oltre 2 milioni di abitazioni, pari a circa 2 miliardi di metri quadri da riqualificare.
Il 65% degli edifici ha più di 30 anni, mentre più del 70% è stato costruito prima dell'entrata in vigore delle prime normative sul risparmio energetico (1976). Si tratta di 17,6 milioni di appartamenti dei quali almeno un 25% non è mai stato riqualificato.
Questi i principali dati che emergono dal Rapporto 2014 "La riqualificazione green delle città italiane", realizzato da Pentapolis Onlus e Inbar, l'Istituto italiano bioarchitettura.
Gli interventi di contenimento del consumo energetico riguardano non solo gli aspetti estetici, ma anche facciate, coperture e rivestimenti ed elementi portanti della struttura.
Nel 2013, secondo il Cresme, il valore della produzione delle costruzioni e' stato pari a 173,5 miliardi di euro, comprensivi degli investimenti in impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili ed escluse le spese per i trasferimenti di proprietà, mentre la spesa per interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio esistente, che comprende anche l'efficientamento energetico, e' ammontata a 115,1 miliardi di euro, pari al 66,4% dell'intero mercato delle costruzioni. Se a questi vengono aggiunti i 7,5 miliardi di euro degli investimenti in fonti energetiche rinnovabili, si supera il 70% del valore delle costruzioni.
"La crisi che stiamo vivendo a livello economico – ha spiegato Andrea Ferrazzi, delegato nazionale Anci per l'Urbanistica e assessore a Urbanistica e Edilizia del Comune di Venezia - ha una ripercussione notevole anche sui progetti di sviluppo urbanistico, ma l'altra faccia della medaglia è l'opportunità, perché ad essere in crisi sono tutti i progetti datati e dai criteri superati che non si configurano come sviluppo urbanistico qualitativo". "La nostra città oggi – ha concluso Ferrazzi - non può più giocarsi sulla speculazione di antica memoria, ma sulla rigenerazione qualitativa. Anche dal punto di vista del ritorno di investimento dei privati e' evidente che questa consapevolezza si sta diffondendo e quindi, paradossalmente, la crisi può diventare un volano di crescita per un'architettura e un'urbanistica finalmente di qualità”. 
 

Giacomo Kahn