Giovannini: “Le infrastrutture sono un'opportunità per rispondere alle grandi sfide logistiche, economiche e sociali del nostro tempo”
Il titolare del Mims parla su Harvard Business Review dell’impatto della nuova mobilità “green” sul futuro del Paese

Il Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, in un lungo articolo a sua firma, pubblicato dalla rivista Harvard Business Review ha disegnato l’impatto della nuova mobilità “green” sul futuro del Paese dal punto di vista economico, sociale e ambientale.
Secondo il ministro: “Una delle grandi sfide che abbiamo di fronte è rendere le infrastrutture e la mobilità veramente sostenibili da tutti i punti di vista: economico, sociale, ambientale. Ciò che oggi appare un ossimoro, specialmente con riferimento alle infrastrutture, deve diventare la regola dato che, come abbiamo già avuto modo di sperimentare con la crisi pandemica, il futuro non ci risparmierà altri shock, a partire da quelli derivanti dalla crisi climatica. E dobbiamo prepararci ad affrontarli superando le fragilità che ci hanno reso, e ci rendono, vulnerabili di fronte a rischi così rilevanti. E nel pieno della crisi sanitaria che ho accettato l'incarico di guidare il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del Governo Draghi, intravvedendo un'opportunità per dare una visione e trasformare in profondità un'amministrazione importante, ma spesso bersaglio di critiche per lungaggini, burocrazia, lentezza nella realizzazione delle opere pubbliche. Ho iniziato questa mia nuova esperienza di governo cambiando il nome del Ministero in modo che fosse chiara la direzione che intendevo imprimere a un dicastero destinatario di imponenti risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Sia chiaro che il cambio di denominazione in Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims) non è formale ma sostanziale. Per due motivi principali: le infrastrutture sono un'opportunità per rispondere alle grandi sfide logistiche, economiche e sociali del nostro tempo, nel rispetto delle comunità locali e dell'ambiente. In secondo luogo, le nuove infrastrutture e la nuova mobilità devono necessariamente essere sostenibili anche perché in questo decennio saranno necessari ingenti investimenti per sviluppare, manutenere e rinnovare le grandi infrastrutture del nostro Paese, costruite in prevalenza dopo la Seconda guerra mondiale. Dunque, non possiamo rischiare di realizzarne di nuove che non rispettino i nuovi criteri di sostenibilità definiti a livello europeo e internazionale”.
Secondo quanto precisa Giovannini: “ Questo nuovo corso del Ministero si fonda su alcune priorità definite insieme al Presidente del Consiglio. In primo luogo, velocizzare gli investimenti, a partire dall'enorme quantità di risorse che in passato sono state destinate a opere che per vari motivi non sono state mai realizzate. La seconda priorità è quella di contribuire in modo determinante e rapido alla transizione ecologica dato che, come sottolinea spesso il Presidente Draghi, il suo è un governo ambientalista che a questo scopo ha dedicato un dicastero. Terza priorità, ma non meno importante, è quella di cambiare radicalmente il modo in cui funzionano la legislazione e la burocrazia, perché la vera sfida per un Governo che ha dovuto definire in tempi molto stretti il Pnrr, e realizzarlo in tempi ancora più sfidanti, è quella di cambiare il sistema e i processi con cui si realizzano i lavori pubblici e le riforme. Come già accennato, il nuovo nome del Ministero affronta di petto una grande sfida: né il concetto di infrastrutture sostenibili, come definito dal Gzo a presidenza giapponese nel 2o19, né l'impostazione strategica, coerente e sistemica, di medio-lungo periodo che cerchiamo di introdurre nei processi decisionali del Ministero si sono ancora radicate nella cultura nazionale. Per evitare che questa impostazione restasse astratta, nei primi mesi dall'insediamento del Governo abbiamo declinato le tre priorità descritte in quattro assi strategici del Ministero”.
Giovannini nell’articolo li dettaglia: “II primo asse strategico è stato quello di accelerare gli investimenti attraverso la nomina di commissari straordinari dotati di poteri speciali per affrontare e risolvere eventuali problemi durante la fase di attuazione dei progetti: ne abbiamo nominati 57 per 102 opere: il monitoraggio trasparente messo in campo dal Ministero indica che il sistema sta funzionando e la stragrande maggioranza dei cantieri si sta aprendo nei tempi previsti. Parallelamente, abbiamo introdotto nuove norme per accelerare i lavori pubblici, soprattutto quelli che riguardano i progetti Pnrr e che quindi hanno una rigida scadenza temporale, indicata dall'Ue al 31 dicembre 2026. Abbiamo anche rivisto alcuni dei processi autorizzativi dei progetti, come la valutazione dell'impatto ambientale o dell'impatto sul patrimonio culturale: queste valutazioni venivano prima svolte in sequenza, mentre oggi vengono svolte in parallelo, senza pregiudicare la completezza, ma con un notevole risparmio di tempo. Il secondo asse strategico si concentra sulla realizzazione del Pnrr, che rappresenta il più grande progetto di rilancio del Paese dal dopoguerra. Per disegnare e realizzare il Piano abbiamo lavorato non solo selezionando le opere necessarie, ma anche come queste dovranno essere realizzate in un'ottica di sistema. Penso, ad esempio, all'impatto del piano di investimenti nelle ferrovie, il quale cambierà il quadro del trasporto merci e passeggeri dato che, tra l'altro, verranno col 1 legati 11 aeroporti, 11 porti e 9 centri merci a ferrovie e autostrade. Dunque, non si tratta solo di costruire nuove opere o riqualificare quelle esistenti, ma di attribuire nuove funzioni, abilitare e interconnettere le diverse modalità di trasporto. Su questo fronte abbiamo già concordato con Regioni e Comuni piani di distribuzione e di allocazione di gran parte dei 16 miliardi di euro che dovevano passare attraverso una decisione tra Stato e Regioni. Il terzo asse strategico riguarda l'evoluzione di un approccio sistemico allo sviluppo delle infrastrutture e dei sistemi di mobilità basato sull'evidenza, cioè sui dati, e su schemi di valutazione dell'impatto delle singole decisioni su tutte le dimensioni dello sviluppo. L'Allegato infrastrutture al Documento di Economia e Finanza (DEF) rappresenta la sintesi di questo nuovo approccio: in esso, tra l'altro, abbiamo voluto presentare anche l'analisi dell'impatto previsto dei progetti Pnrr rispetto al raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'Onu. Allo stesso tempo, abbiamo anche inglobato nel sistema di valutazione delle decisioni le dimensioni ambientali e sociali del Piano e la riduzione delle emissioni di CO2 grazie al cosiddetto modal shift, che sposterà drasticamente sulle ferrovie la quota di merci e passeggeri che attualmente circola sulle strade. In questa prospettiva si è deciso di investire al Sud il 56% dei fondi del Pnrr allocati al nostro Ministero, contro una media del 40% dell'intero Piano destinato alle regioni del Mezzogiorno. Portando i treni ad alta velocità verso Sud, collegando a tale rete le reti regionali, farà si che l'alta velocità sarà accessibile a nove milioni di persone che finora non possono usufruirne, di cui sei milioni al Sud. Sempre nell'ottica di ridurre le disuguaglianze, abbiamo scelto di investire anche sul rinnovamento e miglioramento dei treni regionali. Prevediamo inoltre investimenti senza precedenti (quasi 5 miliardi di euro) anche sui porti per renderli più sostenibili dal punto di vista ambientale e per proteggerli dagli effetti della crisi climatica. Sono noti i grandi impegni programmati per la diga foranea di Genova, per i porti di Trieste e Gioia Tauro, quest'ultimo fondamentale per il trans-shipment, e che collegheremo più efficacemente all'infrastruttura ferroviaria con l'allargamento delle gallerie per consentire il passaggio dei container. Il quarto asse strategico, ultimo ma non meno importante degli altri, riguarda le innovazioni dei processi interni al Ministero, come quelle legate alla revisione delle procedure interne, la selezione di nuovo personale, l'efficace interconnessione e dialogo tra i diversi dipartimenti. L'importanza di questo asse è data dal suo essere abilitante per gli altri tre, e su questo confermo che si è prodotto uno sforzo collettivo guidato dalla volontà di non perdere un'occasione irripetibile, testimoniato, ad esempio, dall'emanazione o dalla predisposizione di oltre 80 decreti attuativi legati a normative primarie adottate negli anni, ma non rese efficaci proprio a causa della mancanza di tali decreti. Ovviamente, per produrre il cambiamento desiderato i quattro assi strategici devono essere perseguiti simultaneamente, uscendo quindi dalla logica dell'emergenza permanente che spesso caratterizza il lavoro dei Ministeri. Questo, ovviamente, non vuol dire che tutto funzioni già perfettamente, ma il modo di lavorare è completamente rinnovato e la traiettoria tracciata e che stiamo seguendo ci sembra quella giusta per gestire l'enorme quantità di risorse a noi affidate. Infatti, accanto ai circa 62 miliardi di euro del Pnrr di competenza del Mims, il Ministero è chiamato a contribuire alla programmazione dei 15 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), degli 80 miliardi dei fondi europei ordinari della programmazione 2021-2027, oltre che delle risorse nazionali e dei fondi pluriennali”. Il ministro evidenzia come: “ Non tutti i fondi saranno, ovviamente, destinati alle infrastrutture ma, per massimizzare le sinergie tra le diverse fonti di finanziamento, proponiamo alle Regioni di programmare gli interventi di loro competenza in maniera complementare al Pnrr per evitare di disperdere fondi in piccoli progetti indirizzandoli invece su direttrici condivise e coerenti. Ciò che sta avvenendo, ad esempio, per il trasporto pubblico locale con la sostituzione del parco autobus con mezzi ecologici. Qui, il processo di conversione dei mezzi potrebbe essere significativamente accelerato se oltre ai quasi cinque miliardi del piano nazionale le Regioni aggiungessero investimenti propri. Il segnale importante che raccolgo in tal senso è che la collaborazione c'è e funziona. Di nuovo, la traiettoria è quella giusta. Servirà molta collaborazione per attivare, oltre a tutte le risorse pubbliche, anche gli investimenti privati. Anche se ingenti, le risorse di cui possiamo disporre sono infatti insufficienti per realizzare la "giusta transizione" verso la decarbonizzazione, per migliorare la qualità della vita delle persone e la competitività delle imprese nel rispetto dell'ambiente. Per questo ho voluto istituire al Ministero due commissioni di ricerca, una sull'impatto della crisi climatica su infrastrutture e trasporti e un'altra sulle opportunità di mobilitare investimenti privati a sostegno di infrastrutture e logistica. Quest'ultima commissione sta per pubblicare il suo rapporto con indicazioni su come il Paese nel suo insieme potrà costruire opportunità con fondi e investitori nazionali e internazionali”.
“Tornando al Pnrr, - precisa Giovannini - ritengo che la collaborazione sia l'unico strumento per superare due elementi potenzialmente rischiosi per l'attuazione del Piano: uno riguarda il coinvolgimento della società civile, l'altro le caratteristiche del settore delle costruzioni. Nel primo caso, il rischio è che lo scetticismo e la sfiducia nella politica si acuiscano proprio in un momento in cui occorre accelerare e realizzare la transizione. Ed è anche per questo che ho creato la "Consulta per le politiche delle infrastrutture e della mobilità sostenibili", un organo consultivo del Mims che riunisce oltre 5o soggetti, tra cui associazioni imprenditoriali, organizzazioni sindacali e della società civile, al cui interno discutere e definire una visione condivisa delle politiche di nostra competenza. Per quanto riguarda il settore delle costruzioni invece, la questione è legata al fatto che non vi sono abbastanza imprese di medio-grandi dimensioni per gestire i numerosi progetti di cui abbiamo parlato. Sarà quindi necessario favorire la collaborazione tra imprese e la nascita di più campioni nazionali che concorrano tra loro spostandosi sulla frontiera dell'efficienza. Infine, una parola sul ruolo delle aspettative. Non c'è dubbio che il Paese stia vivendo un momento molto positivo, dopo la crisi dovuta alla pandemia, ma si tratta di consolidare nel tempo questa tendenza, mobilitando tutte le risorse disponibili. D'altra parte, molti dubitano del fatto che il nostro Paese possa realizzare la svolta disegnata nel Pnrr. Quello che mi sento di affermare è che le pubbliche amministrazioni, spesso indicate come uno dei freni allo sviluppo, stanno cercando di cambiare per accompagnare la trasformazione resa possibile dal Next Generation EU. Ovviamente, non tutto potrà cambiare entro il 31 dicembre 2026, ma il Piano, e soprattutto le decisioni assunte dal Governo in questi mesi, stanno rendendo possibile un vero e proprio cambiamento di paradigma. Serve perseveranza, fermezza, competenza, controllo delle diverse fasi, e molto altro. Ma il frutto di questo sforzo in termini di benessere delle persone, di maggiore competitività delle imprese, di miglioramento dell'ambiente in cui viviamo merita tutto il nostro impegno”.