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Briciole di pane

Guida autonoma: chi paga in caso di incidente? Il diritto alla prova dell'Intelligenza Artificiale

Tra nuovi modelli di mobilità e sfide legali, il settore automotive si interroga sul futuro della responsabilità civile

Le auto del futuro sono già qui: connesse, elettriche e sempre più autonome. Ma se la tecnologia corre, il diritto fatica a tenere il passo. In caso di incidente causato da un'auto a guida autonoma, chi ne risponde? E se la vettura fosse tecnicamente perfetta, ma l'algoritmo commettesse un errore?
Questi interrogativi sono stati al centro della lezione "Diritto e automotive", tenuta da Enrico Al Mureden, docente di Diritto civile all'Università di Bologna, durante il ciclo "Lezioni Mulino sul diritto che cambia". Un'occasione per fare il punto sulle nuove sfide legali che emergono con la mobilità del futuro.
Il diritto dell'automotive, pur essendo una disciplina relativamente giovane, si occupa di ogni fase della vita di un'automobile: dalla sua progettazione, alla produzione, alla commercializzazione, fino alla gestione della responsabilità in caso di incidenti. Ma con l'avvento dei sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS) e dell'intelligenza artificiale, le tradizionali leggi sembrano inadeguate.

Il nocciolo della questione è la responsabilità. In passato, vigeva il principio di "nessuna responsabilità senza colpa". Successivamente, è stata introdotta la responsabilità oggettiva per difetti di fabbricazione. Ma cosa succede quando l'auto è impeccabile dal punto di vista tecnico, ma causa comunque un danno?
In questo scenario, si entra in quella che Al Mureden definisce "l'era dell'interfaccia", dove il danno può derivare da decisioni algoritmiche complesse. Si pensi al dilemma etico del "trolley problem", in cui un'auto a guida autonoma deve scegliere chi sacrificare in un incidente inevitabile. Di fronte a queste sfide, il diritto deve valutare l'introduzione di forme di responsabilità senza colpa e senza difetto, basate su meccanismi di compensazione automatica.

Attualmente, il Codice della strada e l'articolo 2054 del Codice civile non sono adatti ai robotaxi. L'assicurazione obbligatoria rimane, ma la sua struttura non è pensata per coprire scenari in cui il "conducente" è un algoritmo. Tra le possibili soluzioni, si studiano sistemi assicurativi collettivi, fondi di compensazione pubblici o un nuovo modello di "market enterprise responsibility", in cui il produttore risponde dei danni anche in assenza di errore. Restano poi le complesse implicazioni etiche: un software può decidere chi debba essere sacrificato? E con quali criteri?

La mobilità del futuro non è solo una questione di motori, ma anche di privacy, dati e controllo delle decisioni. I veicoli connessi raccolgono e trasmettono informazioni sensibili, e il diritto deve garantire trasparenza e protezione della persona.

In attesa di una nuova regolamentazione, un consiglio per i consumatori: non abbassare la guardia. Anche se a guidare è l'auto, la responsabilità - legale e morale - è una strada ancora in costruzione.
 

Giovanna Genovese