I licheni per il monitoraggio dell'inquinamento atmosferico
Parte da Milano la sperimentazione dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) sulla capacità dei licheni di accumulare metalli pesanti e polveri sottili fornendo l'indicazione anche pluriennale di inquinamento in una determinata zona

I licheni rappresentano un valido indicatore del bioaccumulo dei metalli pesanti - quali ferro, cromo, rame e antimonio - emessi principalmente dalle azioni di frenatura di automobili e mezzi di trasporto. Lo dimostra una ricerca condotta dai ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) in collaborazione con i colleghi dell'università di Siena e dell'università Federico II di Napoli che è stata recentemente pubblicata sulla rivista Applied sciences.
Normalmente i licheni sono ovunque, anche negli ambienti più inospitali, ma non nelle grandi città industrializzate dove, a causa dell’inquinamento, non si formano. Invece, è stato dimostrato che i licheni, trapiantati ed esposti in città, hanno proprietà magnetiche che attraggono le polveri sottili, oggetto di un crescente interesse epidemiologico. In particolare, la crescente attenzione per le polveri sottili si è focalizzata sul dibattuto ruolo del particolato atmosferico (PM) nel trasporto e nella diffusione di contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus."Nello studio da noi pubblicato" – spiega Aldo Winkler, primo tecnologo INGV e responsabile del Laboratorio di Paleomagnetismo dell'ente – sono state esaminate e comparate le proprietà magnetiche, chimiche e morfologiche delle polveri sottili accumulate dai licheni trapiantati ed esposti per tre mesi in 25 siti nella città di Milano che, con i suoi 1,4 milioni di abitanti, è una delle più densamente popolate d'Italia”.
Milano si trova in Pianura Padana, una regione notoriamente caratterizzata da inversione termica, stagnazione di masse d'aria e clima continentale, con inverni lunghi e rigidi e temperature elevate in estate: tali caratteristiche la rendono una delle zone maggiormente colpite da inquinamento da particolato fine atmosferico (il PM2.5 e PM10, a seconda del suo diametro aerodinamico) in Europa. "In questo contesto", prosegue il ricercatore, "la suscettività magnetica dei licheni costituisce un parametro semplice e veloce da misurare, utile alla caratterizzazione dell'inquinamento atmosferico di origine antropica in tempi rapidi e con costi contenuti. La nostra ricerca ha dunque evidenziato, e statisticamente validato, come le proprietà magnetiche dei trapianti lichenici costituiscano un valido indicatore del bioaccumulo dei metalli pesanti presenti nel particolato atmosferico. Inoltre, la combinazione di analisi chimiche, magnetiche e morfoscopiche ci ha permesso di individuare nell'abrasione dei freni la principale sorgente delle polveri sottili magnetiche (ad alto contenuto in metalli pesanti) intercettate dai licheni esposti nella città di Milano", conclude Winkler.
Lo studio ha preso in considerazione anche le foglie le quali, con i licheni, sono due tipologie di campione molto diverse, per caratteristiche biologiche ed espositive. “I licheni – spiega Winkler – possono vivere anche molti anni, mentre le foglie, soprattutto in ambito urbano, possono essere stagionali o annuali. Il lichene può quindi fornire una indicazione anche pluriennale delle condizioni di accumulo e di inquinamento in una determinata zona. Direi che la preferenza dipende sostanzialmente dal tipo di contesto. In città, è più facile e rappresentativo utilizzare le foglie; quelle di leccio e platano, per esempio sono ben diffuse su tutto il territorio cittadino di Roma. È necessario ricorrere a licheni quando si devono studiare aree non vegetative, o in cui è necessario svolgere un monitoraggio con particolari caratteristiche di regolarità dei punti di esposizione, utilizzando la tecnica dei trapianti”.