Infrastrutture idriche, l'allarme dei geologi: il 15% degli italiani è senza rete fognaria
Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, denuncia l'arretratezza e l'inadeguatezza delle infrastrutture idriche nazionali
Roma, 30 agosto 2013 – Le infrastrutture idriche in Italia sono arretrate e inadeguate. A lanciare l’allarme è il Consiglio Nazionale dei Geologi, rivelando che il 15% degli italiani non è ancora servito da una rete fognaria, mentre il 35% dei corpi idrici di superficie non raggiunge standard di qualità ambientale.
Il Presidente Gian Vito Graziano ha tracciato un quadro della situazione, affermando che “l’arretratezza e l’inadeguatezza delle infrastrutture idriche nazionali sono confermate dai dati: le perdite di rete sono in media superiori al 35%, la rete fognaria ancora non serve il 15% degli italiani, i depuratori risultano mal gestiti, inadeguati o addirittura inesistenti per un italiano su tre, l’acqua esce a singhiozzo dai rubinetti, soprattutto a sud, e circa il 35% dei corpi idrici di superficie non raggiunge gli standard di qualità ambientale”.
Graziano ha quindi sottolineato che è necessario avviare i lavori per adeguare queste infrastrutture: si tratta di interventi urgenti, che tra l’altro potrebbero garantire fino a 200.000 posti di lavoro, ma il problema è trovare i fondi per dare il via alle opere. “C’è la necessità di reperire le risorse finanziarie stimate per le infrastrutture acquedottistiche, fognarie e depurative in 66 miliardi di euro in 30 anni, con un effetto occupazionale stimabile tra 150 mila e 200 mila addetti” ha commentato Graziano. “Intanto – ha proseguito – si dovrebbero utilizzare velocemente i finanziamenti resi già disponibili, cercando di colmare progressivamente il generale deficit infrastrutturale in cui versa il Paese e quello altrettanto grave che vede il Sud molto indietro per acquedotti e depurazione”.
Secondo il Presidente del Consiglio dei Geologi, le risorse potrebbero essere trovate nei Fondi strutturali 2014-2020, introducendo laddove possibile anche dei meccanismi di premialità, ad esempio: “il miglioramento dell’uso dell’acqua nelle pratiche agricole, con forme di riutilizzo delle acque, la costruzione di piccoli invasi, la prevenzione degli sprechi, il recupero dell’energia termica dall’acqua depurata, ecc”.
Il Consiglio Nazionale dei Geologi ha ricordato che la disponibilità idrica nazionale è pari a 52 miliardi di metri cubi d’acqua, di cui circa l’80% è effettivamente utilizzata. Di questa quota, il 50% è impiegato in agricoltura, il 15-20% per uso domestico e il 30-35% per uso energetico/industriale.